La riforma costituzionale avanzata oggi dal duo Berlusconi-Alfano come volevasi dimostrare non ha come obiettivo quello di far funzionare meglio la disastrata giustizia italiana, ma di "punire" i pubblici ministeri e di rendere costituzionale l'impunità dei potenti.
La separazione delle carriere, la fine dell'obbligatorietà dell'azione penale, l'inappellabilità da parte della pubblica accusa delle sentenze di assoluzione in primo grado, la responsabilità civile dei magistrati (cosa che peraltro già esiste), la polizia giudiziaria non più alle dipendenze dei magistrati, e così via. Berlusconi ha dichiarato che si tratta della riforma che avrebbe voluto già nel '94 me che gli hanno impedito di varare. Con una giustizia così riformata, non ci sarebbe stata tangentopoli, ha dichiarato candidamente Berlusconi. Onore alla chiarezza dei propositi. Come tutti sanno per rendere più veloce la giustizia in Italia basterebbero interventi legislativi normali, non costituzionali. Intanto facendo funzionare i tribunali per tutto il giorno tutti i giorni assumendo più cancellieri, accorpando i tribunali, depenalizzando reati per i quali in ogni caso nessuno andrà mai in galera, introducendo sanzioni pecuniarie adeguate, eliminando la norma per cui chi ricorre in appello e poi in Cassazione non può essere condannato ad una pena superiore, per cui tutti ricorrono, intasando i tribunali di ricorsi inutili, e così via. Bisogna essere assolutamente garantisti con gli imputati, ma altrettanto con le vittime dei reati che in questo paese già faticano moltissimo ad avere giustizia. Trattandosi di una riforma costituzionale i tempi della sua approvazione sono lunghi e se non fosse approvata con i due terzi andrebbe sottoposta a referendum obbligatorio. E' già accaduto a Berlusconi di varare riforme costituzionali, poi bocciate dai cittadini. Il valore di questa proposta di riforma è tutto e solo politico. La sua pericolosità come momento delegittimante della magistratura è grande. Come grande è il rischio che in questo che si spera essere il tramonto di Berlusconi il regime diventi ancora più regime, eliminando anche quel poco di democrazia che ci resta. Che fare? Perduta ogni residua speranza che l'opposizione politica a Berlusconi possa essere in grado di disarcionarlo per impedirgli di continuare a fare danni a questo povero e disgraziato paese, i cittadini hanno solo da credere nelle proprie forze, come si è fatto il 13 febbraio con la manifestazione delle donne. Allora ecco che sabato prossimo, il 12 marzo 2011, si presenta una nuova occasione per chiedere a Berlusconi di togliere il disturbo per salvare la scuola pubblica e il nostro paese. Infatti anche a Torino si terrà alle ORE 14 in PIAZZA CASTELLO a TORINO la manifestazione indetta da alcune associazioni a livello nazionale (Articolo 21, Giustizia e libertà, e le associazioni partigiane ANPI e FIAP), e con le stesse modalità con cui si è svolta la manifestazione del 13 febbraio per la difesa della dignità delle donne, quindi senza bandiere di partito e di organizzazione. Dal comunicato della FLC CGIL di Torino: "Con le associazioni che danno vita a questo appuntamento abbiamo svolto numerose battaglie comuni, in particolare sulla giustizia, sulla libera informazione, per la cultura, sui temi del lavoro e del suo valore sociale, a difesa del ruolo del Parlamento e delle autonomie istituzionali contro proposte sbagliate che ora si vorrebbero riproporre.
Al centro della mobilitazione, dunque, la difesa della Costituzione il valore e l’importanza della conoscenza e la difesa del ruolo della scuola pubblica, assieme al rinnovato riconoscimento del ruolo fondamentale svolto dagli insegnanti, ancora di più in un momento contrassegnato da politiche gravemente restrittive (tagli all’organico e riduzione delle risorse negli istituti scolastici), rappresentano temi centrali, contro lo strappo operato dalle recenti dichiarazioni del Presidente del Consiglio tese a ridurre gli spazi di coesione, uguaglianza, democrazia e partecipazione. La Costituzione, di cui il ruolo pubblico e laico dell’istruzione è parte fondamentale, è il patto unitario su cui si regge tutta la nostra convivenza civile e non può essere a disposizione di una coalizione di governo, quale che essa sia".
Giovanni Lava