In occasione della cerimonia al Quirinale della Festa del Lavoro, il Presidente Giuliano Amato ha ricordato come nella storia d'Italia "ci fu un momento nel quale il mondo del lavoro, tutto il mondo del lavoro italiano , si impegnò all'unisono per salvaguardare il futuro industriale del Paese. Eravamo alle ultime battute della Seconda Guerra mondiale, i tedeschi si stavano ritirando e stavano dimostrando di volersi lasciare terra bruciata alle spalle.
Fu in questo clima che, seguendo le direttive dei CLN locali a loro indirizzate, tanto gli industriali e i loro dirigenti, quanto apposite squadre interne di fabbrica (così il CLN piemontese nel febbraio del 45 ) si fecero carico della protezione di macchine, apparecchiature, materiali. In concreto gli operai occuparono le fabbriche e in più casi resistettero ai tedeschi ... "
Con queste parole si dà atto come alla Liberazione non solo parteciparono varie componenti politiche, ma anche varie componenti sociali ed economiche, quali imprenditori ed operai, non solo nell' affermazione dei valori della Resistenza ma anche, in una unità di intenti, nella difesa del lavoro. Questo aspetto, l'unione tra imprenditori e operai in quanto tutti lavoratori, purtroppo, in una certa retorica di parte post-bellica, si è perso. Credo invece che vada, come ha fatto Amato, rivalutata e valorizzata.
Il 25 Aprile quindi non deve essere più interpretato e vissuto come Festa contro ( il nazifascismo, la guerra, ecc. ecc. ) ma come Festa per la Libertà, la pace, i valori della Costituzione, per il lavoro. In questo senso, in un cambiamento di prospettiva, può divenire Festa di popolo, di tutto il popolo, dei giovani come degli anziani, e non solo dei resistenti, di italiani e degli immigrati, che altrimenti verrebbero esclusi. Affinchè il 25 Aprile non diventi, tra qualche anno un 4 Novembre, e passi con il tempo nell'oblio della memoria.
Valter Morizio