mercoledì, settembre 28, 2016

AMIANTO IN COMUNE.

Bonifica di gran fretta nel fine settimana.
L'ultima spiacevole novità che arriva dal palazzo comunale è che le centinaia di dipendenti comunali sono stati per anni esposti a loro insaputa  all'amianto presente nell'edificio di piazza del Municipio. E hanno continuato ad esserlo per mesi, sempre a loro insaputa,  anche dopo che le analisi chimiche hanno accertato che nelle lastre di tamponamento del parapetto del terrazzo del 3° piano erano presenti la crisolite, la crocidolite e l'amosite, tre componenti dell'amianto assassino, tre killer per la salute umana. La "scoperta" è stata che il parapetto era - chissà da quanto tempo - in stato di grave degrado e proprio peer questo ancora più pericoloso.
A portare all'attenzione dei dipendenti comunali il rischio che stanno correndo sono state le loro Rsu e i RLS (rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza) dopo che l'ufficio Tecnico dei Lavori pubblici ha avviato l'iter per la bonifica dell'amianto in assoluta riservatezza. Infatti, nonostante la mozione di CIVICA approvata dal consiglio comunale sull'obbligo di pubblicizzazione, la bonifica dell'amianto nell'edificio comunale è stata tenuta all'oscuro della pubblica opinione.
Così per questo fine settimana hanno organizzato in fretta e furia la rimozione dell'amianto  (leggi).
Ora le domande che si pongono non solo le Rsu, ma anche CIVICA con un'interrogazione, sono: nell'edificio comunale l'amianto si trova solo nel parapetto del terrazzo del 3° piano? Da quanto tempo si sapeva, visto che risale ad aprile scorso la richiesta di analisi? 
È lo vorrebbero sapere probabilmente non solo i dipendenti comunali ma anche tutti i cittadini che hanno avuto accesso agli uffici comunali in tutti questi anni o forse semplicemente ne frequentano il parcheggio e i giardini che si trovano nelle adiacenze.
Giovanni Lava

lunedì, settembre 19, 2016

MI SI E' RISTRETTO IL MARCIAPIEDE!

Troppo pochi 150 centimetri di larghezza.
Via Torino. Nuova pista ciclo-pedonale. Dopo i lavori del giugno scorso, l'immobilità del cantiere nella sua evidente incompiutezza comincia a incuriosire, più che a preoccupare, i collegnesi. Vuoi vedere che resterà così per sempre? Un'opera d'arte, più che un pezzo di viabilità che ha sacrificato l'ultimo pezzo di bealera scoperta a Collegno e un bell'angolo di verde, tanto marginale quanto utile come ecosistema?

Ma la domanda vera che nessuno si fa: servirà allo scopo dichiarato?
Dal Comune rassicurano: si farà e con un po' di fortuna sarà anche completata. Pare si stia aspettando l'autorizzazione della Regione ad utilizzare il ribasso d'asta per farne un altro pezzo fino dove via Torino curva un po'.
E poi? Con ancora un altro po' di fortuna e di soldi del Comune si dovrebbe arrivare fino alla rotonda di corso Pastrengo. Gli uffici rassicurano che c'è già un accordo con la proprietà del terreno dove dovrebbe passare l'ultimo pezzo pista per poterla completare.
Ma il punto vero, oltre i tempi di realizzazione, e alla curiosità di vedere come la pista si innesta nella rotonda di via Martiri 30 Aprile, è: è adeguata allo scopo dichiarato?
Ma qual è lo scopo sbandierato dall'amministrazione comunale?
Vi ricordate la questione dell'interscambio tra la stazione ferroviaria e la metropolitana? Ebbene a più riprese è stato detto che si sarebbe costruito sulla bealera un bel marciapiede di collegamento che con una piccola sgambata avrebbe consentito all'eventuale viaggiatore, magari con trolley a seguito, di raggiungere la stazione del metrò da quella ferroviaria e viceversa.
A chi faceva notare la distanza non proprio breve, si rispondeva che tra l'attestamento dei treni a Porta Nuova e corso Vittorio a Torino la distanza è maggiore e mai nessuno si è spaventato di percorrerlo a piedi. Tutto bene dunque? Mah.
Passando in auto per via Torino l'impressione però era che la larghezza del marciapiede fosse inadeguata allo scopo. Siamo andati a verificare. Ebbene il marciapiede è largo il minimo di legge, cioè 150 cm. Viene considerato il minimo affinché sia consentito a due carrozzine per disabili che si incrociano di poter passare. Infatti, passano sì, ma al pelo, visto che sono mediamente larghe 70 cm ognuna.

Ci siamo tolti lo sfizio di fare una breve passeggiata sul marciapiede. La sensazione è di uno spazio davvero angusto se si dovesse incontrare qualcuno, per di più in bilico tra due vuoti almeno per il primo tratto.
La domanda che poniamo ai nostri eroi dei Lavori Pubblici è: il marciapiede è adeguato ad un prevedibile passaggio di molti pedoni quando davvero all'incrocio con corso Pastrengo si dovesse realizzare la fermata del metrò?
Come finirà con un marciapiede così angusto? Come sempre. I pedoni invaderanno la comoda pista ciclabile a lato del marciapiede, larga più di 250 cm, con buona pace dei ciclisti (sempre che la pista abbia una sorte migliore delle altre costruite in città che finiscono nel nulla).
La conclusione non può che essere amara (l'indignazione si è esaurita da tempo): possibile che non si riesca a fare un'opera pubblica che risponda a criteri tali da rispondere in modo adeguato alle esigenze condrete dei cittadini?
Giovanni Lava