Attraversamento pedonale con semaforo "intelligente"
Attraversamento sicuro, meglio tardi che mai
A chi si trova ad attraversare a piedi, in bici o in auto la rotonda tra via Martiri XXX Aprile e via Torino non saranno sfuggite le modifiche all'attraversamento pedonale lato sottopasso ferroviario e l'installazione di semafori...
Qualcuno ha anche esclamato: "Ma le rotonde non servivano ad eliminare i semafori?".
In realtà le modifiche e il semaforo, quando entrerà in funzione, serviranno a rendere più sicuro l'attraversamento e il flusso di pedoni che dal sottopasso va verso l'ingresso del parco Dalla Chiesa e viceversa ad oggi molto pericoloso. A terra sono state posizionate delle "piste tattili" per gli ipovedenti e il semaforo su cui spicca una bella telecamera è un semaforo a chiamata che grazie alla telecamera posta alla sua sommità garantisce ai pedoni che il verde duri per tutto il tempo dell'attaversamento.
Semaforo intelligente con telecamera
Ma quella descritta non è la sola opera realizzata nel corso dell'estate. Dall'altro lato del sottopasso, l'attraversamento di corso Papa Giovanni è stato reso più sicuro, ma non ancora a regola d'arte, attraverso il restringimento della carreggiata per le auto in arrivo e la sopraelevazione del passaggio pedonale e ciclistico. Dettaglio non secondario: non ci sono scalini tra il passaggio pedonale e il marciapiede, il famigerato scalino che rende la vita difficile a chi è costretto su di una carrozzella.
Il passaggio ciclopedonale realizzato in corso Papa Giovanni tra il sottopasso e il Viale
A quanto è dato sapere a questi due interventi ne dovrebbero seguire altri per rendere l'accesso al parco Dalla Chiesa, così tanto frequentato dai collegnesi e non solo dai collegnesi, molto più agevole e sicuro di quanto non sia oggi. La cosa ci rende molto felici, viste le battaglie che CIVICA e il sottoscritto da anni portano avanti su questo tema, anche se non possiamo non essere rammaricati per il fatto che i lavori potevano essere svolti a regola d'arte dal primo momento, senza dover spedere nuove risorse pubbliche, soldi dei cittadini. Per capire di che cosa stiamo parlando, qui sotto trovate l'articolo pubblicato sul n° 10 di Punto di Vista del Giugno 2008 a ridosso dell'inaugurazione del sottopasso con un titolo significativo.
Sottopasso senza sicurezza
Dopo circa tre anni e continui rinvii della fine dei lavori, domenica 18 Maggio 2008 in un tripudio di folla si è finalmente inaugurato il sottopasso alla stazione di Collegno, dedicato al partigiano e scrittore cuneese Nuto Revelli, che proprio da qui partì per la campagna di Russia. Si tratta di un’opera attesa da tempo immemorabile che elimina l’ultimo passaggio a livello ancora esistente da qui alla Francia. Il sottopasso risolve il problema dell’accesso ai binari e avrebbe dovuto risolvere il problema della comunicazione sia automobilistica che ciclo-pedonale tra due zone centrali della città: da una parte della ferrovia il Viale 24 Maggio e dall’altra il vecchio Centro storico con il parco Dalla Chiesa, due delle zone più frequentate dai pedoni e dai ciclisti. Abbiamo usato il condizionale perché l’opera ha tutt’altro che eliminato la barriera tra le due parti della città, visto che l’attraversamento resta disagevole e poi perchè le norme previste dal DM 236/89 e dal DPR 503/96, ribadite dal Decreto ministeriale del 28 Marzo 2008 (decreto Rutelli), per l’eliminazione delle barriere architettoniche e della sicurezza sono state ampiamente disattese.
Per capire di che cosa stiamo parlando riportiamo quanto recita l’introduzione del DPR 503/96.
Per barriere architettoniche si intendono:
a) gli ostacoli fisici che sono fonte di disagio per la mobilita di chiunque ed in particolare di coloro che, per qualsiasi causa, hanno una capacita motoria ridotta o impedita in forma permanente o temporanea;
b) gli ostacoli che limitano o impediscono a chiunque la comoda e sicura utilizzazione di spazi, attrezzature o componenti;
c) la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l'orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque e in particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi.
Le presenti norme si applicano agli edifici e spazi pubblici di nuova costruzione, ancorché di carattere temporaneo, o a quelli esistenti qualora sottoposti a ristrutturazione.
Nel nostro caso non solo è stato ignorato il punto C, cosa ancora frequente in Italia, ma sono stati disattesi anche i punti A e B. Non bisogna poi fare l’errore di considerare l’eliminazione delle barriere architettoniche “una cosa per handicappati”. La pubblicistica più aggiornata e le stesse leggi affermano che deve essere garantita la piena accessibilità urbana a tutti, infatti si parla di utenza ampliata, cioè che non si riduce solo ai non-vedenti o a persone su sedie a rotelle, i cosiddetti disabili permanenti, ma si estende anche a quelli temporanei: cardiopatici, donne in gravidanza, persone con passeggino, individui convalescenti o con ingessature agli arti, obesi, per finire agli anziani e bambini. L’accessibilità e la sicurezza devono essere per tutti.
Ora nel sottopasso e nelle opere attigue non c’è traccia della segnaletica (piste tattili, semafori sonori, assenza di ostacoli, dislivelli a norma) richiesti dal punto C della legge, ma sono ignorati anche gli altri due punti. Ma vediamo nel dettaglio.
Innanzitutto il sottopasso ciclo pedonale per la sua stessa pendenza e per l’assenza di zone di sosta non è percorribile da una persona su sedia a rotelle che non sia sospinto da qualcuno bello robusto. Si pensi che la legge prescrive una pendenza del 5%, massimo dell’8%, limite qui ampiamente superato. Unica soluzione per superare il dislivello la presenza di un ascensore, prima previsto e poi eliminato. Ma a proposito di ascensori, a parte la necessità di intervenire a posteriori per eliminare la colonna che ne impediva l’accesso, si tratta comunque di un ascensore inadeguato al volume di traffico ferroviario passeggeri, basta pensare all’ampiezza di quelli della metropolitana. Ciliegina sulla torta: il pulsante di chiamata è sprovvisto dei puntini in rilievo per i non vedenti, che ormai sono di serie da anni. Chissà in quale magazzino abbandonato è stato recuperato l’ascensore di Collegno. Tutti gli scivoli fuori dal sottopasso hanno un dislivello superiore alla norma: il massimo lo si raggiunge sul marciapiede all’angolo tra corso Papa Giovanni e via Minghetti, una roba da rompersi le gambe per tutti.
Tornando al sottopasso, il mancorrente lungo tutte le rampe si trova ad un livello da terra non in regola e ad altezze diverse, per di più in curva, non si sa perché, non c’è. A chi serve, serve sempre. Per restare in tema, all’inizio delle scale che partono dai binari, i mancorrenti iniziano troppo avanti. Un ipovedente, come sono molti anziani, rischia di cadere prima di trovare l’appiglio.
Ma non rischiano solo gli anziani, rischiano anche i bambini grazie alle ringhiere che proteggono le rampe del sottopasso. Le ringhiere a “scaletta” sono vietate nel pubblico e nel privato dalla legge, il DPR 547, fin dal 1955: sono vietate quelle che favoriscono l’appoggio del piede e lo scavalcamento da parte dei bambini, cosa qui invece molto facile da fare, e l’altezza non è poca. Perché le barre delle ringhiere non sono verticali?
Il capolavoro però è stato realizzato con la rotonda all’uscita del sottopasso: un concentrato di rischio per tutti gli utenti della strada: pedoni, ciclisti e anche automobilisti. Nessuno dei criteri previsti per le Zone 30 è stato rispettato, a parte il cartello segnaletico. Eppure il 25 Giugno prossimo scade il bando annuale per presentare i progetti finanziati al 50% a fondo perduto dallo Stato (Gazzetta Ufficiale del 30 Aprile 2008). Ma nel nostro caso il problema non sono i soldi, visto che sono stati ampiamente spesi per realizzare la rotonda. L’attraversamento da parte di pedoni e ciclisti è un vero rompicapo. O si fa il giro dell’oca con percorsi assurdi o si rischia. I pedoni rischiano soprattutto in due punti. Il primo all’uscita dal parco all’angolo con via Torino. Marciapiede strettissimo e assenza di visuale, qui l’utenza debole, anziani e bambini, ogni volta deve accendere un cero prima di attraversare. Stessa situazione dall’altra parte all’angolo con via Garibaldi con solo un po’ più di visibilità. Ma non è sicuro neppure l’attraversamento rialzato su via Martiri 30 Aprile per entrare nel parco. A parte la confusione segnaletica e la gimkana a cui sono costretti i ciclisti e pedoni, che una volta entrati nel parco si trovano schiacciati tra un caravan ed un’auto in sosta, nell’uscire dal parco non c’è visuale, l’auto che imbocca la via a velocità sostenuta, prima di rallentare sul rialzo stradale, fa in tempo ad investire il malcapitato. Va segnalato comunque che rialzi così fatti sono rischiosi per i motociclisti e danneggiano le auto e i bus. Infatti dove le cose si fanno con criterio, i sistemi per rallentare il traffico sono ben altri.
Il colmo però è stato raggiunto con il parcheggio riservato all’elettrauto e davanti al giornalaio. Nel primo caso una o due macchine spesso in sosta obbligano il pedone ad invadere la sede stradale a suo rischio e pericolo. Nel secondo, alla faccia del Codice della Strada, che obbliga a parcheggiare a non meno di 5 metri dagli incroci, sono stati previsti ben tre posti auto, almeno uno di troppo, l’ultimo infatti si trova a ridosso delle strisce pedonali, dove il veicolo in sosta toglie la visuale sia al pedone, tanto più se bambino, che all’automobilista in transito.
L’Associazione “Amici del Parco Dalla Chiesa” aveva chiesto molti mesi fa alle autorità comunali che con l’apertura del sottopasso si cogliesse l’occasione per rendere sicuro per pedoni e ciclisti l’ingresso al parco. Ampie garanzie in tal senso erano state date. Non solo non si è reso più sicuro, ma per motivi a noi sconosciuti, si è fatto di tutto per renderlo ancora più pericoloso, a dispetto e dispregio delle leggi vigenti, compresa la Convenzione dell’Onu sui diritti delle persone con disabilità.
Giovanni Lava