Colgo l’occasione del post sul blog di CIVICA sulla Variante di via De Amicis per una dovuta informazione e alcuni spunti di riflessione.
Innanzi tutto non esiste nessuna cordata coordinata da me e dai miei colleghi, poiché non è nostra intenzione, né interesse promuovere scalate, ma semplicemente focalizzare l’attenzione sulle problematiche che una Variante al PRGC così ampia e complessa pone e ricercarne le soluzioni.
Da parte dei firmatari del documento da noi presentato non vi è quindi nulla di segreto, né vi sono trame carbonare, ma tutto vuol essere trasparente ed alla luce del sole.
I nostri documenti sono due: un Paper presentato a settembre 2010 che individuava i problemi aperti e gli obiettivi che a nostro avviso la variante deve avere l’ambizione di risolvere, discusso sia con l’ Amministrazione, sia con i partiti di maggioranza, il secondo, presentato lo scorso mese anche su sollecitazione dell'Amministrazione, individua una proposta di percorso per costruire in modo condiviso la variante urbanistica.
Nascono tutti all’interno di un rapporto dialettico e pubblico con l’Amministrazione che ha avuto tre momenti fondamentali a partire dal 2004, quando il Sindaco Accossato ha preso l’iniziativa per una progetto di variante urbanistica dell’ambito di Via de Amicis.
Il primo periodo 2004/2005 con le riunioni del Tavolo di lavoro a cui sono stati chiamati a partecipare i proprietari delle aree, un secondo momento con le Osservazioni al Piano Particolareggiato dell’area ex-Elbi, il terzo, l’anno scorso, in occasione di una Assemblea pubblica dei proprietari delle aree convocata dall’Amministrazione, nella quale veniva fatta una forte sollecitazione ad aderire ad una iniziativa privata, coordinata dal prof. Mellano.
In tutti questi momenti è stata nostra cura evidenziare le problematiche che i proprietari delle aree produttive esistenti ponevano e che nel corso di questi anni di crisi si andavano aggravando.
Abbiamo anche raccolto la sollecitazione dell’Amministrazione nei confronti dello studio Mellano, incaricato da un gruppo di importanti immobiliaristi di redigere un progetto di variante di iniziativa privata (PRIN). Ci siamo confrontati ponendo le nostre esigenze e ricercando se esistevano delle disponibilità da parte degli immobiliaristi di convergere su una proposta di sintesi, dove entrambe le componenti, immobiliaristi e proprietari di aree produttive trovavano la risposta ai rispettivi e legittimi interessi. Purtroppo da parte degli immobiliaristi non abbiamo trovato la disponibilità a recepire e trovare un condiviso punto di caduta.
Pertanto abbiamo deciso a seguito di numerose assemblee tra i proprietari delle aree edificate di proporre e percorrere una strada, non conflittuale con quella degli immobiliaristi, per una approfondimento dei temi e per un percorso condiviso, dove tutti i soggetti concorrono alla soluzione dei problemi, ciascuno per la propria parte e dove l’ Amministrazione, unico soggetto titolare delle scelte, si pone come punto di riferimento e di equilibrio consapevole.
A questo punto diventa legittimo esplicitare i temi di parte produttiva, sottoscrittrice del nostro documento.
Il tema principale è il futuro della parte compromessa dell’ambito della variante in termini di riqualificazione urbana, sotto un complesso variegato di aspetti: da quelli ambientali, a quelli della sicurezza, a quello della mobilità, a quello della permanenza o rilocalizzazione delle attività produttive. Tutti visti e sviluppati non per parti, ma in un disegno complessivo.
Un altro tema di massima importanza è quello del futuro produttivo di Collegno, che ha già visto alcuni casi significativi di rilocalizzazioni e ristrutturazione industriale, quali la Prima Industria, la Roeching Automotive, la CMA ex Bava. La prima ha trovato (con fatica) una soluzione nell’ampliamento del PIP di Collegno, la seconda non ha trovato una soluzione, seppur ricercata, e si è trasferita a Volpiano, la terza ha ristrutturato e trasferito l’attività in altri stabilimenti. Tutte e tre però hanno lasciato o lasceranno strutture inutilizzate che vanno riqualificate .
La crisi inoltre obbliga, oggi più di ieri, tutto il settore produttivo a ristrutturare sia i processi che i prodotti. Occorrono quindi risorse da investire, e gli asset patrimoniali, specie per le piccole e medie aziende sono essenziali e richiedono valorizzazioni e non impoverimenti. I meccanismi economici che una variante urbanistica può muovere, se giustamente indirizzati e finalizzati possono essere un elemento di sviluppo economico-produttiva della nostra zona.
Il documento presentato non esprime volumetrie o indici urbanistici, lasciati ad uno studio di fattibilità. E’ però un dato che assimilare tutti i parametri da applicare all’intero ambito di via De Amicis a quelli dell’area ex-Elbi è fuorviante, in quanto le due aziende ivi localizzate (Elbi e Messer) avevano delle loro specificità intrinseche, quali, rispettivamente, un layout produttivo inefficiente, e l’essere una ditta a rischio rilevante. La prima se voleva rimanere competitiva doveva rilocalizzarsi a prescindere dalla valorizzazione dell’area, recuperando in efficienza, la seconda era ormai incompatibile con la sussistenza in ambito urbanizzato, per cui avevano entrambe una convenienza extra ben maggiore rispetto alla valorizzazione urbanistica. In più occorre rilevare come l’aver ivi concentrato la valorizzazione del terziario commerciale (in termini immobiliari quella maggiormente redditizia), non più riproponibile nell’ambito di Via de Amicis, ha compensato l’uso di indici perequativi non premianti.
I contenuti dei documenti inoltre è stato oggetto di confronti e verifiche , non solo con i proprietari , ma anche con gli uffici studi delle associazioni imprenditoriali, in raffronto ad altre casistiche note.
Siamo anche consapevoli che oggi i Comuni usano gli strumenti urbanistici a loro disposizione per fare cassa per finanziare sia i mancati trasferimenti di risorse da Stato e Regioni di parte corrente, sia gli investimenti . Ma la cassa può e deve conciliarsi anche con una pluralità di altri obiettivi, quali lo sviluppo economico-occupazionale delle attività, che producano reddito (PIL) continuativo nel tempo.
Mi rendo conto che non è possibile esporre con un post tutte le tematiche pertanto aderisco alla proposta di un pubblico dibattito, peraltro da me già proposto in tempi non sospetti, ma con scarso interesse, dove sicuramente sarà possibile affrontarli in maniera più completa ed esaustiva, avendo però ben presente che i temi ambientali sono certamente importanti e vanno tenuti nella massima considerazione, ma ve ne sono altri di altrettanta importanza e dignità.
Valter Morizio