Bocche cucite in Comune. Bocche cucite in città. Eppure è trascorsa più di una settimana dalla notifica del ricorso al Tar contro la variante 13 al Piano regolatore.
Un ricorso pesante, non fosse altro che per le decine di professionisti e proprietari che lo hanno sottoscritto. Una vera e propria crociata contro il timido tentativo di ridimensionare le norme del piano regolatore che hanno consentito la cementificazione selvaggia della città. La Variante 13 fu approvata dal Consiglio comunale in prima battuta il 18 marzo scorso e in via definitiva il 15 luglio. Si tratta della variante che, tra molte cose, ha ridotto l'altezza di un piano negli ambiti normativi del piano regolatore definiti come palazzine, case su strada, case alte su strada, case alte; che ha introdotto norme più stringenti per evitare lo snaturamento del tessuto edilizio consolidato negli ambiti normativi case base e case e lavoro, dove era previsto un massimo di tre piani; che ha introdotto anche l'obbligo dello Strumento Urbanistico Esecutivo per tutti gli interventi che comportino "ricomposizione" o "scomposizione" fondiaria. La contestazione da parte dei ricorrenti al Tar a quanto è dato sapere non starebbe tanto nei contenuti, quanto nello strumento adottato e cioè una variante parziale. Secondo i ricorrenti, visti i contenuti, non si doveva adottare una variante parziale, ma una variante strutturale, un tipo di variante che richiede un iter molto più articolato e lungo di una variante parziale. Nella sostanza una variante strutturale avrebbe secondo loro garantito di più gli interessi privati acquisiti. In fondo la ragione per cui i ricorrenti si sono rivolti al Tar è perchè ritengono che i loro interessi siano stati lesi, in quanto non hanno potuto portare a termine i loro progetti o li hanno dovuti modificare. Molto presto il Tar si dovrà pronunciare, quindi il Comune sarà chiamato a difendere le sue scelte, ma la difesa non sarà indolore a partire dalla necessità di dotarsi di avvocati in grado di tener testa all'agguerrita controparte. Una condanna poi sarebbe un disastro economico e politico. La montagna già con quella delibera ha partorito il più classico dei topolini rispetto a quanto sarebbe stato necessario modificare delle norme del piano regolatore che in questi anni di applicazione hanno mostrato tutta la loro negatività (costruzioni a filo strada, distruzione del tessuto consolidato e la costruzione di palazzoni e centri commerciali ovunque), ma il topolino sarebbe nato anche morto. Dopo lo stop alla variante per la Sistemi, si tratta di un'altra tegola sulla testa del sindaco e del suo dirigente-assessore. Se poi vi aggiungiamo la improvvisa fregola di ridurre le fasce di rispetto della tangenziale, per favorire non si sa bene chi, e l'intenzione di affidare ai privati la stesura della variante di via De Amicis, abbiamo un quadro sempre più preoccupante del modo come viene gestita la politica del territorio collegnese. La situazione è tale da richiedere un soprassalto di moralità e coerenza politica da parte di tutti coloro che hanno a cuore gli interessi e la qualità della città, non importa se di maggioranza o di opposizione.
Giovanni Lava