martedì, novembre 09, 2010

Percorsi urbani per utenza a mobilità ridotta

L'impianto semaforico alla rotonda davanti all'ex Op
Dopo l'inaugurazione il nulla o quasi
L'elenco dei lavori pubblici inaugurati a Collegno in pompa magna e poi lasciati nell'abbandono è lungo. Le piste ciclabili per esempio, oppure il ponte di legno nel parco della Dora o il Parco per tutti nel parco Dalla Chiesa.
Questa volta più che di abbandono, possiamo parlare di inutilità, perchè i cittadini vengono volutamente lasciati nell'ignoranza, così l'investimento fatto in sicurezza serve a poco o nulla. Tutti avranno notato il nuovo impianto semaforico all'ingresso del sottopasso Nuto Revelli della stazione ferroviaria, ma quanti sanno come funziona? Nessun cartello lo spiega. Si tratta di un impianto per l'attraversamento in sicurezza dell'utenza a mobilità ridotta, che non si riduce solo a persone ipovedenti, ma comprende anche persone in carrozzina, anziani, donne incinte, mamme o nonni con passeggino, bambini, ecc. Ebbene tutto quel po' po' di impianto con telecamera e suoneria come si fa ad attivare? Sfidiamo chiunque a trovare il pulsante che attiva il semaforo. Apparentemente non c'è alcun pulsante. Invece il pulsante c'è, ma è ben mimetizzato. Si trova nel lato inferiore della scatola che compare a metà del palo del semaforo. Bisogna avere un po' di pazienza e a tentoni cercarlo e schiacciarlo. A quel punto si compie il miracolo: il semaforo esce dall'ipnosi del giallo lampeggiante e diventa subito rosso per le auto e dopo un attimo parte il verde e la suoneria e finchè non si attraversa, grazie alla telecamera, non viene disattivato. Ma tutta questa costosa tecnologia viene tenuta nascosta per non intralciare il traffico automobilistico. Così da una parte ci si fa belli vantandosi di aver inaugurato il primo percorso "Loges" a Collegno, i percorsi con le guide tattili, ma allo stesso tempo si evita accuratamente di spiegare come funziona il semaforo (Vedi Collegno Informa del 22 ottobre scorso), che ripetiamo non dovrebbe essere destinato solo ai non vedenti, ma a tutta l'utenza "debole", ad iniziare proprio dai bambini.
Ma la superficialità dei nostri lavori pubblici si coglie anche in un altro dettaglio, come dimostrano le foto sotto.



Le due foto riprendono il percorso Loges ai due lati di piazza della Repubblica lungo viale XXIV Maggio. Nella prima foto si vede il segnale tattile giallo e poi lo scivolo realizzato con dell'asfalto per eliminare lo scalino che c'era prima, nella seconda lo scalino è stato lasciato. Può apparire una banalità, ma così non è. Per verificarlo basta andare a rileggersi l'articolo di Luciano Chissotti pubblicato su Punto di Vista due anni fa e che ripubblichiamo qui sotto.
Quel minigradino traditore (Punto di Vista del novembre 2008)
L’accessibilità degli spazi urbani, cioè spazi senza barriere architettoniche (B.A.), richiamate dal Decreto Presidente Repubblica n. 503/96, è un fondamentale diritto umano riconosciuto (sulla carta) in Italia, in Europa e dall’ONU. Possiamo definire l’accessibilità dell’ambiente costruito come un fondamentale diritto umano che riguarda ognuno di noi in quanto tutti siamo stati bambini, tutti speriamo di diventare vecchi, tutti possiamo essere vittime di incidenti o colpiti da malattie invalidanti. Tutte queste categorie sono definite “Persone a mobilità ridotta” e devono essere tutelate contro le discriminazioni.
Bisogna assolutamente evitare di continuare a costruire situazioni di fatica, pericolo, disagio, inaccessibilità che sono particolarmente penalizzanti per la sicurezza fisica, il diritto all’autonomia ed all’integrazione sociale di almeno il 20% dei cittadini. Quelli più deboli e più sensibili!
Da notare che la percentuale degli anziani, sempre più o meno acciaccati ed accecati, è in rapida crescita a causa dell’aumento della vita media.
Chi può dire di non cadere mai in qualche categoria rappresentata? Se si vogliono ottenere percorsi urbani comodi, sicuri ed accessibili bisogna progettare gli interventi negli spazi pubblici, anche i più apparentemente banali, secondo i principi dell’Universal Design cioè “una progettazione ed un intervento che considerano le esigenze di tutti”.
L’accessibilità deve essere considerata una caratteristica indispensabile dell’ambiente costruito. Il vero valore aggiunto!
Quando un marciapiede viene raccordato con un passaggio pedonale mediante “lo scivolo” non si deve assolutamente lasciare nessun scalino anche minimo per non bloccare una sedia a ruote e non causare inciampo a bambini ed anziani.
Il D.M. 236/89 al punto 4.2.1 riporta “… ogni qualvolta il percorso pedonale si raccorda con il livello stradale o è interrotto da un passo carrabile, devono predisporsi rampe di pendenza contenuta e raccordate in maniera continua col piano carrabile …”.
Gradini di almeno 5 cm in scivoli non per “persone a mobilità ridotta” (ma per chi li avranno fatti?), possono essere causa di discriminazione e pericolo per molti cittadini. Bastava colmare il minigradino per facilitare la vita a molti. Per molti questa descrizione può essere considerata un dettaglio marginale, ma qualche anziana signora che accompagna il marito in sedia a ruote, può anche incontrare molta fatica per sollevare ripetutamente a braccia la sedia a ruote. La conseguenza è che cercherà di uscire il meno possibile con tutti i problemi degli anziani reclusi in casa.
Anche una persona anziana che inciampa e cade a causa del minigradino non a norma, perde quel minimo di fiducia nelle sue forze e rinuncerà ad uscire. Situazione di grave isolamento e discriminazione causato da incompetenti che hanno sperperato denaro pubblico creando condizioni di pericolo non accettabili.
Luciano Chissotti
Tavolo superamento Barriere Architettoniche
Coord. Comit. Spontanei Quart.”Sereno Regis”
Torino