Manifestazione contro l'inceneritore del Gerbido
Termovalorizzatore o inceneritore
A proposito di smaltimento dei rifiuti, ieri mi è stato chiesto da due cittadini collegnesi che cosa ne penso del termovalorizzatore. Non è difficile rispondere. Innanzitutto io lo chiamo sempre inceneritore e non a caso. Infatti qui non c'è niente da valorizzare, ma solo da incenerire risorse.Quella degli inceneritori è una tecnologia vecchia e pericolosa per la salute. L'allarme di questi giorni sullo stato dell'aria nell'area metropolitana torinese la dice lunga sull'aumento ulteriore dei rischi per la salute quando l'inceneritore inizierà a funzionare. Anche l'1% di inquinanti rilasciati nell'atmosfera dall'inceneritore come dice la TRM non è poco. Ma poi sarà davvero l'1%? Funzionerà sempre alla perfezione? La qualità dei rifiuti bruciati e la temperatura sarà adeguata e costante? Ogni varazione rispetto al funzionamento teorico ottimale produrrà più inquinamento. Va poi considerato il problema delle ceneri velenose che l'incenerimento produce, ceneri che vanno smaltite in discariche speciali, di cui vi è grande penuria in Italia e che rimangono delle bombe ecologiche per centinaia di anni. L'incenerimento dei rifiuti brucia materie prime sempre più scarse e costose, quando invece potrebbero e dovrebbero essere recuperate e riciclate. Ormai esistono numerose esperienze - la più nota quella di San Francisco, ma non mancano neppure in Italia - in cui si è riusciti ad eliminare le discariche senza ricorrere agli inceneritori, con grandi benefici per l'ambiente, la salute e l'occupazione. Perchè non da noi? Perchè da noi la gestione dei rifiuti è stata lasciata in mano alle lobby affaristiche che dai rifiuti ricavano ricchezza e potere. Così si è passati dalla cultura delle discariche - Collegno in questo porta il primato - a quella degli inceneritori. Gli investimenti sulla raccolta differenziata e sul riciclo dei materiali è stato molto basso e la gestione è stata lasciata nelle mani di amministratori e dirigenti riciclati della politica per di più assolutamente inadeguati e incompetenti.
Per raggiungere però il mitico obiettivo dei rifiuti Zero occorre mettere molta carne al fuoco: dalla riduzione all'origine degli imballi, alla definizione già in fase di produzione del percorso che i rifiuti devono seguire per tornare ad essere utilizzati, ad una raccolta differenziata che arrivi almeno al 90%, da impianti per il trattamento a freddo della parte residua e il recupero della stessa. Ma occorre anche l'educazione e il consenso dei cittadini, senza educazione e senza consenso non si va da nessuna parte. E per avere tutto ciò ovviamente occorrono investimenti.
Al punto in cui siamo, è credibile che si riesca ad evitare l'entrata in funzione dell'inceneritore? Io onestamente credo di no. La battaglia che alcune associazioni e gruppi politici stanno portando avanti per bloccarne l'entrata in funzione dell'inceneritore del Gerbido a mio avviso tanto è sacrosanta e utile come momento di sensibilizzazione tanto è purtroppo destinata a soccombere. Allora che fare? Non mollare la battaglia a che almeno i livelli di raccolta differenziata previsti dalla legge (65% entro il 2012) vengano onorati. Non mollare sulla trasparenza della gestione del ciclo dei rifiuti, non mollare nel pretendere trasparenza sui dati relativi all'inceneritore e al suo uso corretto. Non mollare nel tentativo di mandare a casa i responsabili della scelta strategica di questa gestione dei rifiuti. Al centro delle alleanze e della battaglia politica la gestione dei rifiuti occupa un posto centrale, anche in vista del rinnovo delle amministrazioni locali. Per la storia e la posizione che occupa Collegno, mandare a casa chi non ha fatto quanto si poteva e doveva fare per poter avviare una fase nuova di gestione dei rifiuti in tutta l'area metropolitane è non solo doveroso ma anche indispensabile, se si vuole davvero cambiare la politica dei rifiuti nella nostra città e porre il primo mattone per rendere l'inceneritore un arnese del passato.
Giovanni Lava