Non c'è due senza tre. Il presidente Napolitano si appresta per la terza volta negli ultimi tre anni ad intervenire a gamba tesa sulla scena politica italiana. Nelle due volte precedenti ha salvato Berlusconi dalla fine. Cosa accadrà ora?
La prima volta sul finire del 2010, quando Fini uscì o fu cacciato dal Pdl e portò con se una bella pattuglia di deputati fu presentata una mozione di sfiducia nei confronti di Berlusconi e i numeri davano per certa la sua caduta. Ma Napolitano si oppose a che il voto di fiducia si votasse prima dell'approvazione della legge di stabilità. Trascorse circa un mese e nel frattempo Berlusconi potè esercitarsi di gran lena nella campagna acquisti. Una campagna tanto fruttuosa che quando si andò al voto i pronostici furono smentiti e potè restare ancora per un anno in groppa. Un anno dopo quando finalmente si dimise, Napolitano invece di mandare gli italiani alle urne, impose il governo Monti che avrebbe dovuto salvarci dal baratro. Infatti. Oggi sappiamo tutti come è andata. Lo sa soprattutto Bersani. Ora si ripresenta l'occasione per intromettersi di nuovo con quello che viene definito il governo del presidente. Ma Napolitano chi è, un monarca assoluto? Ci azzeccasse almeno.
Io sinceramente dopo il suo ricorso alla Corte Costituzionale contro i magistrati di Palermo, dopo che si era intrattenuto più volte con Mancino a telefono, non lo trovo più tanto simpatico. Ora poi ne è saltata fuori un'altra. Si tratta della vicenda Durnwalder, il presidente del Sud-Tirolo. Anche lui alle prese con una vicenda di appropriazione di fondi pubblici e quindi sotto inchiesta non ha trovato di meglio che ricorrere a Napolitano e sarà un caso, ma il magistrato che accusava Durnwalder è finito a sua volta sotto inchiesta. Chi tocca Napolitano muore. E i grandi giornali e giornalisti? Ascoltate cosa ha da dire Peter Gomez (clicca qui). E, diranno, ma Peter Gomez scrive per il solito Fatto Quotidiano.
Giovanni Lava