giovedì, marzo 07, 2013

Ennesima riunione di maggioranza, un'usanza da abolire

La Mandelli vista da via Torino
Mandelli: se ne discute nelle segrete stanze
La ormai ex maggioranza politica collegnese - stando ai recenti risultati elettorali - si ritroverà questa sera, giovedì 7 marzo, nelle segrete stanze di via Bendini (sempre quelle da almeno 40 anni).  Stanze in verità più ammuffite che segrete.  Discuteranno per l'ennesima volta  della proposta della proprietà della ex Mandelli. Lo faranno lontano da occhi e orecchi indiscreti nel tentativo di mettersi d'accordo. Solo e se troveranno un accordo il sindaco si degnerà poi di portare la proposta masticata e digerita in consiglio comunale.

La lista CIVICA si impegna sin da ora a mettere al centro del suo programma di governo in vista delle elezioni amministrative del prossimo anno la cancellazione di questo modo così poco democratico di fare. Un costume che col tempo si è trasformato in un vero e proprio malcostume.
Le riunioni di maggioranza rappresentano un'antica e antiquata consuetudine. Al tempo dei partiti di massa costituivano comunque un momento allargato di confronto. Oggi che i partiti di massa sono tutti morti e sepolti a partecipare alle riunioni di maggioranza sono pochi individui, e quei pochi spesso rappresentano a malapena se stessi.
Allora quale sarà il nuovo metodo di lavoro che dovrà cancellare il malcostume delle decisioni prese nelle segrete e ammuffite stanze?
Primo, portando nelle commissioni consiliari aperte al pubblico ogni pratica o proposta che abbia a che fare con la gestione del territorio, dopo averle immediatamente pubblicate on-line sul sito Web del Comune. Secondo, se il sindaco e la giunta ritengono che ne debbano discutere con la propria maggioranza politica, lo potranno fare solo dopo e non prima di averne dato comunicazione al consiglio comunale.
Terzo, le riunioni di maggioranza devono essere pubbliche. Ogni cittadino interessato deve poter assistere al dibattito.
In definitiva occorre metter fine alle discussioni nel chiuso delle stanze quando si tratta di decidere del destino dei beni comuni della città. Trasparenza, trasparenza, trasparenza.

Detto ciò, veniamo al merito della questione Mandelli. Qualcuno, dopo aver letto il post precedente, mi ha fatto notare che nessuna azienda si ricollocherebbe mai nell'area Mandelli, perchè l' area è fortemente inquinata e necessita di bonifiche molto costose e quindi per le attività produttive è troppo cara, fuori mercato.
Pare anche che in passato sia stato tentato di rilocalizzare sull'area Mandelli la Prima Industrie, ma che la cifra richiesta fosse tale da renderne insostenibile economicamente l'acquisizione, considerati anche i costi da sostenere per la bonifica del terreno. La conclusione - a sentire tali discorsi - sarebbe che solo se si destina a residenza l'area può essere riqualificata.
I nostri amministratori nonchè cementificatori d'assalto, visto e considerato che il loro partito a livello nazionale si dichiara definitivamente convertito all'idea che non deve più essere consumato terreno agricolo, dovrebbero dirci dove vanno a reperire le aree necessarie alla riqualificazione dell'industria collegnese collocata nell'ambito di via De Amicis. Dove faranno la rilocalizzazione delle fabbriche che ne hanno la necessità se le aree ancora libere o dismesse verranno un pezzo alla volta destinate alla costruzione di case, solo e sempre case.
La questione, allora, non è tanto come verrà utilizzata l'area Mandelli, ma come il suo utilizzo costituisca il tassello di un progetto più ampio; un progetto capace di soddisfare i bisogni della città, dopo averli prima individuati; un progetto  discusso e condiviso con la città. Questo è possibile solo con una variante strutturale al piano regolatore come noi di CIVICA sosteniamo da sempre.
Questo è quanto andava fatto dieci anni fa, all'inizio del primo mandato del sindaco Accossato. Questo ci si era impegnati a fare. Questo e solo questo è ciò che è concesso fare ancora oggi. La responsabilità per aver sprecato questi dieci anni è di chi doveva agire ed è stato fermo. Il tempo sprecato non giustifica scorciatoie di sorta, che premierebbero solo chi ha scommesso sul degrado per tentare l'affare. Un'area a servizi acquistata a meno di 25 euro a metro quadro trasformata con un colpo di bacchetta magica dalla sera alla mattina in area residenziale arriverebbe a valere forse fino a  500 euro a metro quadro. Sicuramente un bell'affare, ma non certo per i comuni cittadini collegnesi. Altro che riunioni di maggioranza alla stregua di un consiglio di amministrazione di una società privata!
Giovanni Lava