Un parto cesareo per la Variante di Via De Amicis
Il Pd del dopo congresso è lo stesso di prima, almeno in consiglio comunale. Ancora una volta per bocca del suo capogruppo tutto quanto fatto in passato in materia urbanistica è stato più che ottimo.E ottima è anche la scelta di "appaltare" ai privati la ormai famigerata Variante di Via De Amicis. Occasione per tornare a parlare delle scelte urbanistiche e della variante in pubblico e non solo nelle stanze blindate della maggioranza è stata la mozione di CIVICA presentata più di un anno fa e finalmente portata in discussione. La mozione poneva il problema della savalguardia di ciò che resta di quel tessuto urbano fatto di casette con giardino e orto tipico della Collegno di qualche decennio fa. Un tessuto urbano distrutto in larga parte dalla colata più che decennale di cemento che ha trasormato le casette, i cinema, i capannoni in anonimi palazzoni, lasciando i servizi, ad iniziare dalle strade e dai parcheggi, sempre uguali per cui si ha una città sempre più asfissiata e asfissiante. Nella primavera scorsa, anche su nostra pressione, l'amministrazione presentò una variante al piano regolatore, votata anche da CIVICA, che limitava lo scempio della distruzione delle casette, ma solo nell'ambito definito "case basse", lasciando al loro destino tutte quelle che si trovano nell'ambito "case su strada. L'esempio dell'effetto di tale scelta è quello in corso Togliatti che vediamo nella foto sopra e che anche il sindaco ha ammesso di trattarsi di un "mostro". Quella variante conteneva anche un provvedimento palliativo, tanto per dire che qualcosa si è fatto su tutta la città, e cioè la riduzione di un piano: da otto a sette, da cinque a quattro. Provvedimento che senza ridurre la cubatura di fatto non risolve nulla. Quel mostro invece di essere di cinque piani sarebbe stato di quattro, ma sempre mostro resterebbe.
Ma parlando di urbanistica, il discorso non poteva non cadere sulla Variante per Via De Amicis, una variante attesa ormai da sei sette anni, e che deve farsi ma non si fa mai e nell'attesa si continua con le anticipazioni, vedi la ex Elbi, poi la Sistemi, ... L'amministrazione sponsorizza una cordata di operatori e di proprietari dei terreni guidata dall'architetto Mellano per approdare ad un cosiddetto PRIN, un Programma Integrato di Riqualificazione Urbanistica, Edilizia ed Ambientale ai sensi della Legge Regionale 18/96.
Il PRIN è uno strumento previsto dalla legge perfettamente legittimo, ma di cui si è iniziato a parlare per l'area di Via De Amicis solo da qualche mese. Nei cinque anni precedenti mai si era parlato di questo strumento, ma si era parlato sempre di una variante fatta dagli uffici comunali. Visto che il parto, sempre annunciato, continuava a non vedere la luce, qualcuno (arch. Mellano?) deve aver suggerito al sindaco e al suo dirigente facente funzione di assessore all'urbanistica un bel parto cesareo, il PRIN appunto. La nostra preoccupazione è che l'irresolutezza dimostrata sinora dall'amministrazione nell'approntare in proprio la variante non dia sufficienti garanzie sulla capacità politica e tecnica di gestire un rapporto con i privati che salvaguardi interamente l'interesse pubblico generale e garantisca anche i piccoli operatori privati nei confronti dei grandi. Lo strumento dei PRIN è utilizzato spesso, ma qui in ballo c'è quella che la stessa maggioranza definisce pomposamento ricucitura e ridisegno della città. Un obiettivo troppo ambizioso per lasciarne la guida al privato! L'architetto Mellano ha certamente le capacità professionali per fare un buon lavoro, ma è la committenza che non va bene. Se il committente fosse il comune, il discorso cambierebbe. A noi hanno insegnato che è chi paga che conduce il gioco. Qui a pagare saranno i privati, per cui i famosi paletti fissati dalla maggioranza politica al massimo serviranno a fischiare qualche fallo, ma la partita sarà tutta in mano ai privati. E' questo che davvero merita l'ultimo (?) grande intervento urbanistico a Collegno? L'amministrazione rinuncia a condurre in proprio la partita? Finora non essendo stata data pubblicamente alcuna giustificazione, ci sentiamo autorizzati a pensare che la rinuncia sia per una autovalutazione di incapacità a condurre in porto il progetto urbanistico tanto atteso e invocato dalla stessa maggioranza. Per noi in assenza di un progetto pubblico chiaro le cose è meglio che restino come sono e lasciare ai posteri la soluzione del problema. La gatta per la fretta fa i gattini ciechi.
Giovanni Lava
P.s. La mozione di CIVICA per salvare le "case su strada" dalla distruzione è stata respinta dalla maggioranza che governa Collegno.