Ritengo importante scrivere alcune cose in seguito ai pensieri manifestati da Valter Morizio.
Trovo la sua analisi interessante e per molte cose condivisibile. Io però non credo ....
...che si stesse peggio con il commercio minuto, ma credo si stia peggio ora dove i danni sociali e ambientali dell'economia del "prezzo più basso" si stanno rivelando.
La gran parte delle persone che comprano ignorano qual è il "prezzo da pagare" per l'apparente prezzo basso (e non sempre è poi così basso); dietro un prezzo basso ci sono:
- i lavoratori sfruttati al massimo, con diritti sempre più compromessi, sottopagati e in vari casi, nei paesi più poveri, in vere e proprie condizioni di schiavitù e oppressione (lo scandalo del MILIONE di bambini schiavi nelle piantagioni di cotone in Egitto per pagare poco il cotone dovrebbe dire molto. .. ma anche Rosarno in Italia ...)
- l'ambiente sfruttato, inquinato, impoverito (ad esempio dietro il pesce a basso prezzo ci sono gli stock ittici in via di esaurimento e la depredazione di risorse affama le popolazioni costiere dei paesi poveri, o meglio fatti impoverire; per non parlare dei deserti che si stan creando per le monocolture industriali)
- i molti soldi che guadagnano manager, proprietari e azionisti dei marchi e della distribuzione organizzata e delle imprese correlate al sistema.
In ogni caso pur riconoscendo reale la "foto" fatta da Valter sulla situazione attuale, possiamo pensare che non sia inevitabile andare avanti così.
I negozi di vicinato che vendono gli stessi prodotti della grande distribuzione o delle grandi catene sono verosimilmente "fatti fuori" dalle logiche del mercato, ma studi e analisi dimostrano che in ogni caso hanno un ruolo sociale e di contenimento della microcriminalità (servizio di vicinato per anziani e diversamenteabili, "animazione" di quartiere che indirettamente producono); inoltre, permettendo di muoversi a piedi, riducono il traffico veicolare motorizzato (coi benefici alla salute e all'ambiente che possiamo immaginare).
Dire che c'è lavoro nero rischia di fare di tutta l'erba un fascio: se si sa, si può denunciarlo, così come sarebbero da denunciare i dentisti, gli avvocati, i liberi professionisti e quanti non emettono scontrini ed evadono le tasse ... cioè chi ruba in qualche modo alla collettività...
In ogni caso, concordo pienamente con Valter, i negozietti devono riqualificarsi: oltre che culturalmente e professionalmente anche nei prodotti, proponendo prodotti con un "etica" diversa dalla grande distribuzione.
Rimane comunque importante per me smascherare le ipocrisie del sistema della grande distribuzione:
vogliamo dire che si spende meno andando lì? diciamolo per quello che è vero (per varie cose in alcuni negozi o al mercato si risparmia), ma con precisazioni dovute sugli effetti sulla disoccupazione, la violazione di diritti umani, la salute e i danni ambientali (in primis il terreno che sovente si cementifica per le loro strutture, i parcheggi e le strade che portano a costruire/ingrandire, con danni alla collettività e alla vita).
Se poi il valore di riferimento nella nostra società è spendere il meno possibile per consumare sempre più prodotti spazzatura che ci fanno ammalare, prodotti che durano poco e non sono riparabili (e che vanno ad aumentare i rifiuti), prodotti che causano povertà e miseria, beh, andiamo avanti tutta! il Titanic prima o poi troverà il suo iceberg ...
Infine, per me, prima della "vecchia" industria, in un contesto di saturazione di prodotti e di limiti geofisici del pianeta, una risposta all'occupazione la può dare un'agricoltura e un artigianato che siano più a misura di uomo, meno industrializzati e più rispettosi dell'ambiente; in campo agricolo gli studi recenti stanno rivelando che l'ambiente, se non viene forzato ed è adeguatamente assecondato, dà fertilità e prodotti al minor costo possibile con positive ricadute occupazionali, ambientali e sociali!
Grazie dell'occasione di confronto e ... continuiamo a denunciare cosa non va e costruire cose migliori!
Buon tutto
Gian Paolo Vallaro