mercoledì, aprile 14, 2010

Industrie e soldi pubblici

Trovo il post "Negozi di vicinato e nostalgia del tempo andato " di Valter Morizio, del tutto condivisibile , tranne l'ultima frase che dice : "Soltanto l' industria può dare risposta all'occupazione, alla qualità della vita e al PIL."

Un concetto del genere è stato per l'Italia la principale causa della voragine nel suo debito pubblico.
Si iniziò alla fine degli anni sessanta quando lo Stato assicurò ad Eugenio Cefis della Montedison una barca di soldi per sostenere l'industria chimica. I soldi sparirono nel nulla. Poi venne pagato Nino Rovelli della SIR e ci fu un processo.
Mancini fece da parte sua fare spese folli per Gioia Tauro che doveva essere il quinto centro siderurgico italiano volto ad innescare la rivoluzione industriale in Calabria.
Addirittura lo stabilimento di Bagnoli della Finsider in Campania venne ristrutturato e poi subito chiuso.Era ministro De Michelis.
Ad un certo punto, vennero costruiti due transatlantici, il Michelangelo e il Leonardo da Vinci, che dopo breve tempo vennero smantellati.
L'Italia poi è piena di opere edilizie costosissime abbandonate o riprese da capo. Ne cito soltanto una: Lo stadio delle Alpi, spesa preventivata 40 mliardi di lire, spesa effetttiva 160 miliardi di lire di allora.
Per il 1990 lo Stadio comunale non doveva essere ammodernato. Tutti quelli che contavano volevano per i mondiali uno stadio nuovo all'altezza dei tempi: lo Stadio delle Alpi appunto. Ora l'impianto è raso al suolo e lo stanno ricostruendo.
Tra trent'anni sfrerecceranno treni TAC che porteranno alla velocità di centocinquanta chilometri orari, i tronchi d'albero francesi in Italia, attraverso il megatunnel sotto l'Ambin e forse lo Stato italiano non ci sarà più, sommerso dai debiti.
Non mi nascondo che tendo a rifiutare le semplificazioni di maniera, buttate lì per prendere più piccioni con una fava.
Se la frase allarmante sulla bontà del'industria riguardasse gli investitori privati, industriali e banchieri, non mi preoccuperei, ma quando mai in Italia i soldi li cacciano loro. Sono i nostri soldi, i soldi di tutti che vogliono e spesso il cittadino non può nemmeno discutere il capitolo di spesa, come è avvenuto nelle recenti elezioni regionali piemontesi, ove entrambi i principali schieramenti politici proponevano la ferrovia TAV con megatunnel quale toccasana per il futuro della Regione, un salvavita che avrà la caratteristica di squassare le montagne e gli abitanti della Valle.
Immagino che ha questo punto il mio interlocutore mi accusi di essere ostile ad ogni ragionevole investimento, per cui mi affretto a manifestare due o tre proposte che non ho potuto avanzare durante la campagna elettorale.
Riguardo la ferrovia in questione, sostituirei semplicemente i nuovi binari ai vecchi, coprendo con coperture rigide la ferrovia, in corrispondenza dei paesi e delle città che attraversa, fino a Bussoleno. Oltre, ove cominciano le galerie, allargherei la sagoma delle gallerie e abbasserei il piano all'interno delle galerie attuali collocando in esse i nuovi binari.
Per tutta la durata dei lavori i passeggeri e e merci viaggerebbero su gomma nel modo ritenuto più conveniente, utiizzando se è il caso e supratutto per le merci anche altri collegamenti ferroviari e su gomma che l'Italia ha con la Francia.
Propongo inoltre: una seconda ferrovia metropolitana per Torino secondo la direzione Nord-Sud e il rifacimento delle Molinette al loro posto, spostando provvisoriamente i reparti di ogni immobile delle Molinette quando tocca il proprio turno di demolizione e ricostruzione, presso l''ospedale Farinelli a Mirafiori Sud, esistente da quarant'anni e mai aperto al pubblico.
Ovviamente il progetto dei padiglioni ricostruiti potrà essere differente da quelli abbattuti.In particolare si potrà crescere in altezza per acquisire spazio.
Chiederei infine che la Regione Piemonte facesse studiare ed implementare da gruppi di specialisti medici ed informatici, un sistema esperto, il quale girando sul computer di ogni medico della Regione lo indirizzi ad una corretta diagnosi delle patologie del paziente, guidandolo nella anamnesi e negli esami clinici da svolgere.Si eviterebbero con tale innovazione, tra le altre cose, tumori curati fuori tempo massimo, si ridurrebbero le spese diagnostiche per la Regione, si eviterebbero esami inutii e sopratutto si avrebbero minori attese e sofferenze per i pazienti.
Mario Ferrero