mercoledì, marzo 07, 2012

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un cittadino

L'angolo della città che si vuole distruggere
Un angolo di città da salvaguardare
Sono nato e cresciuto a Grugliasco, di fronte al parco Porporati, sono stato grugliaschese tutta la vita praticamente, una città che ho nel DNA. Ero solito fare lunghi giri in bicicletta e spesso mi trovavo a passare per il Centro Storico di Collegno, un vera e propria anomalia della prima cintura torinese, un paese in città, a pochi passi da tutto con la peculiarità di conservare intatta la storicità delle sue abitazioni. Il castello Provana, le mura dell’ex cascina e strade e stradine da scoprire, la vicina Certosa.
Il fascino di questo piccolo centro in periferia mi convinse a comprare, non senza sforzi, una porzione di rustico in Via Matteotti, che con tanta attenzione e rispetto per il pre-esistente, ho recuperato. Recupero, questa dovrebbe essere la parola d’ordine in quartiere come il nostro, recupero conservativo aggiungerei. Invece, a quanto pare, l’amministrazione pubblica ha intenzione, in barba a trecento anni di storia, di far costruire ex novo abitazioni in quello che fu e che è ancora ( non si sa ancora per quanto) l’ex orto del Castello. Onestamente mi pare una follia, uno sfregio a quella che è l’immagine storica di questo quartiere e di questa città, che campeggia nelle stesse sale di quel Comune che sembra aver preso questa infelice decisione. A cosa servono altre case, proprio in quel fazzoletto? E a che prezzo verrebbero realizzate? Quello di annullare completamente la fisionomia di un quartiere, togliendo l’unica vera area verde al suo interno. Quell’orto nel piano regolatore è destinato a giardino pubblico, un giardino per tutti i residenti e non solo. Un raccordo verde tra il Centro Storico e la Certosa. Cosa c’entrano altre abitazioni? A parte la speculazione edilizia, non vedo motivo alcuno. Spero che in molti la pensino come me, e aiutino a conservare quell’angolo della Collegno che è stata. Quell’angolo di verde e di storia che mi convinse a diventare collegnese.
 Giovanni Bruno