A.A.A. Patrimonio pubblico svendesi
Scadrà il 12 novembre prossimo il bando comunale con la messa all'asta a prezzi stracciati dell'edificio di via Oberdan, quello per intenderci che fino a qualche anno fa ospitava gli ambulatori dell'Asl. A fronte di 2668 mq di superficie lorda di pavimento, il Comune chiede appena 2 milioni e 65 mila euro. Trattabili.Si tratta dunque di svendere l'edificio a 774 euro a metro quadrato. Apparentemente un vero affare anche in tempi di crisi come questi.
Ma non basta! L'amministrazione scrive nel bando di essere disposta a prendere in considerazione anche proposte al ribasso purchè motivate (ah, ah, ah!). Insomma, pur di sbarazzarsi dell'edificio ormai vuoto da anni, il sindaco si accontenta di pochi euro e lo strombazza anche sui giornali. Cosa nasconde tanta disponibilità? Probabilmente il timore che l'asta vada ancora una volta deserta, come è accaduto due anni fa. Ma non basta. Evidentemente l'edificio contiene qualche magagna che lo ha reso poco appetibile almeno fino ad oggi. Magagne strutturali e sovrastrutturali.
L'edificio presenta solo una scala che gira intorno a due ascensori che danno ad ogni piano su lunghi corridoi con stanze a destra e sinistra. Niente di che stupirsi visto che era utilizzato per uffici e ambulatori. Trasformare in alloggi spazi del genere non è così semplice e costa parecchio. Ma forse l'handicap più grave agli occhi di un imprenditore privato sta non nell'edificio ma nella sua destinazione d'uso. Infatti l'edificio è destinato al terziario (uffici) e l'articolo 17 del Piano regolatore vigente ne prevede un recupero per la realizzazione di edilizia residenziale pubblica. Cioè lo si può trasformare da terziario in edilizia residenziale, ma questa deve essere ad uso pubblico: alloggi popolari o qualcosa del genere.
L'amministrazione intende rispettare il piano regolatore? Ma quando mai! Questo piano regolatore farà pure schifo, ma non una delle cose che vi sono scritte viene rispettata. Dove era prevista una ludoteca in via XX Settembre, si sono costruite abitazioni. Dove erano previste fabbriche si sono costruite o si costruiranno abitazioni, e l'elenco potrebbe essere molto lungo. Si tratta di un piano regolatore diventato una toppa dentro l'altra, ogni giorno più irriconoscibile. Quindi a quanto si è capito l'intenzione è quella di vendere l'edificio al "miglior" offerente e poi forse gli si toglierà il vincolo. Infatti il bando recita: "Pertanto l'eventuale modifica di destinazione d'uso da terziario a residenziale privata è subordinata all'approvazione di specifica variante al vigente P.R.G.C.". Non si capisce davvero se i nostri ci sono o ci fanno. Un amministratore accorto che pensasse che volesse disfarsi dell'edificio e per questo sarebbe disposto a cambiargli la destinazione d'uso, prima di metterlo in vendita toglierebbe il vincolo per poterlo vendere ad un prezzo più alto. I nostri invece, ormai in pieno stato confusionale o peggio, prima cercano di svenderlo a chi offre anche meno della cifra di base d'asta e poi scrivono che il vincolo si potrà togliere con una variante. In tal caso potrebbe quasi essere un caso di procurato danno erariale. Peccato che a vendere l'edificio sia l'amministrazione e approvare la variante toccherebbe al consiglio comunale.
Incredibile, ma vero! Come rimane incredibile il fatto che da una parte nella 2a commissione consiliare della scorsa settimana si venga ad illustrare l'aumento dell'emergenza abitativa a Collegno a causa della crisi e i costi crescenti che il Comune deve sostenere per far fronte alle situazioni drammatiche sempre più numerose di famiglie che restano senza casa, e dall'altra, avendo a disposizione un edificio come quello di via Oberdan destinato proprio alla residenza pubblica, lo si voglia svendere e poi consentire di realizzare degli alloggi privati. A Collegno non ce ne sono già abbastanza di alloggi vuoti e invenduti? Tante case, sempre più case, ma il Comune di Collegno (50 mila abitanti) non possiede nè una struttura decente per far fronte alle emergenze abitative, nè di un dormitorio pubblico per il quale deve appoggiarsi a Torino. Allora perchè non utilizzare un edificio come quello di via Oberdan che per destinazioni simili forse non avrebbe bisogno neppure di grandi lavori di ristrutturazione, e poi banalmente perchè il piano regolatore a ciò lo destina? Troppo semplice, giacomino!
Giovanni Lava