Il ritorno al passato della Certosa di Collegno.
Un cittadino mi manda la foto di questo articolo e scrive: "Un articolo sulla Certosa dove non si dice nulla, ma il titolo può far
sembrare che invece si stiano muovendo per fare qualcosa
....(invece le azioni concrete girate su un trafiletto perché poi
quando faranno l'inaugurazione ci sarà il mega articolo ...). La
politica "del fare" o "del dire ?" .
In verità io non mi stupisco affatto. Se in periodi normali i "giornalisti a chiamata" - che poverini spesso non ne possono nulla, perchè devono ubbidire ai loro capi al giornale e non potrebbero fare altrimenti - sono in servizio permanente effettivo, figuriamoci in campagna elettorale. La verità sulla Certosa di Collegno è che dopo 30 anni dalla chiusura del manicomio, uno straccio di progetto i nostri bravi amministratori non sono riusciti a quagliarlo. Gli edifici che sono stati ristrutturati, sono stati destinati a utilizzi occasionali, di tutto e di più... senza un disegno, un'idea credibile.
L'associazione "Amici del parco Dalla Chiesa" di cui facevo parte in collaborazione con il Comune e il Politecnico di Torino organizzò nel 2008 un convegno dal titolo "Il parco dei giardini" dove proposte e suggestioni molto interessanti furono lanciate dall'architetto Guido Laganà che era rimasto incantato davanti alla bellezza architettonica del chiostro e stupefatto per lo stato di abbandono in cui versava. Quel convegno è rimasto lettera morta.
La cosa migliore che è stata realizzata finora è stato il recupero della lavanderia che è diventato un centro per la danza con il nome di Lavanderia a vapore. Bene, se avete mai assistito ad uno spettacolo vi sarete resi conto di come il pubblico sia costretto a stare seduto su delle sedie mignon che al massimo vanno bene per dei bambini delle elementari. E i concerti di Sale &Pepe sono uno strazio per l'acustica terribile del locale. E si tratta della cosa meglio riuscita.
Il restauro del chiostro di cui si andrà a tagliare il nastro guarda caso alla vigilia del voto non è stato fatto a spese del Comune come lasciano intendere, ma della Regione proprietaria della Certosa. Il denaro messo dal Comune è quello che avrebbe dovuto pagare per l'acquisto degli edifici dall'Asl. Una partita di giro. Una buona cosa, ma un po' diversa da quella che si vuol lasciar credere.
Il battage sugli organi di "disinformazione" locali e nazionali fa parte ormai del costume. Prendersela con loro è come prendersela con il sole o con la pioggia. Da più di 10 giorni sui muri di Collegno è attaccato il manifesto con l'annuncio della candidatura a sindaco del sottoscritto. La notizia è stata ripresa da questo blog che tutti i giornalisti so che leggono. Bene non uno che si sia fatto vivo. Si è capovolto completamente lo schema classico dell'informazione: il giornalista non va più a caccia di notizie, ma è la notizia che deve pietire udienza dal giornalista per poi - se non si appartiene alla cricca che governa e dispensa prebende - avere un trafiletto, quando va bene. E questi giornali sopravvivono solo grazie al finanziamento pubblico a spese dei cittadini. Fosse per le copie che vendono avrebbero chiuso da molto tempo.
Gli amici mi dicono che ai "giornalisti a chiamata" occorra sorridere in ogni caso. Mi dispiace ma io non lo farò. Non tradivo la mia dignità di giornalista quando scrivevo e dirigevo il Corriere-Rivoli 15 sottomettendomi ai politici dell'epoca, oggi non tradirò la mia dignità di "politico" telefonando a qualche giornalista perchè mi faccia un'intervista. Se a loro e ai loro giornali interessa quello che diciamo e che facciamo, siamo pronti a rispondere a qualunque domanda. Altrimenti pazienza, li lasciamo tutti a Casciano.
La nostra non è arroganza. Siamo solo convinti che per battere la cricca guidata da Casciano ci voglia un grande scatto di orgoglio e dignità da parte dei cittadini a cui bisogna dare il buon esempio. Non saranno, a nostro avviso, né i pannicelli caldi né i cuori pavidi, sempre pronti a tirare il sasso e poi furtivamente a nascondere la mano, a poter far cambiare qualcosa a Collegno.
Giovanni Lava