Aria da funerale mercoledì scorso intorno al capezzale della TOP. All'aria mesta del presidente dellaTop Michele Zaffino faceva da contrappunto quella contrita del presidente dei revisori dei conti Federico Moine, all'aria nervosa del direttore generale del Comune quella indecifrabile del sindaco, addolorata ma non troppo.
L'unica aria entusiasta era quella messa in mostra dal capogruppo del Pd, per il quale come il mitico Pangloss nel Candide di Voltaire viviamo nel migliore dei mondi possibili. Dove? A Collegno ovviamente. In realtà dalle relazioni sia di Zaffino che di Moine è emerso un quadro kafkiano della vicenda Top. La società dopo due anni di bilancio in perdita con il nuovo consiglio di amministrazione ha fatto tutto il possibile per chiudere in pareggio, facendo ricorso da una parte a ampi tagli delle spese e dall'altra sottoscrivendo con il Comune, principale socio e principale fonte di fatturato, un contratto di servizio tale da avere certezza delle entrate. Il pareggio non è stato raggiunto per un semplice motivo: il Comune ha disatteso l'impegno sottoscritto in termini di lavori affidati e per di più non ha onorato una buona parte delle fatture emmesse per i lavori eseguiti. In sostanza il Comune, per ragioni difficili da comprendere, ha pugnalato (volutamente?) la sua creatura, in questo coadiuvato guarda caso dall'altro socio che si chiama Cidiu in cui ha un ruolo di prim'ordine un certo Francesco Casciano che fino al giugno 2010 è stato presidente della stessa Top. Sono emerse altre verità scomode, come il rapporto che per anni si è avuto con gli inquilini del Centro Servizi del Pip e degli altri locali (bar, self-service, asilo nido, ecc.), con affitti non pagati, utenze pagate dalla Top al posto loro e così via. Un quadro davvero poco edificante emerge dalle relazioni scritte che finalmente ieri sono state messe a disposizione dei consiglieri comunali. Relazioni che il sindaco aveva ritenuto giusto far conoscere ai consiglieri della sua maggioranza ma non ai consiglieri dell'opposizione in linea con lo straordinario senso delle istituzioni sempre sbandierato. In questo caso più che di arroganza del potere si tratta di un problema culturale, che più volte ho avuto modo di osservare e segnalare, tipico di chi da sempre occupa le istituzioni e perciò considera il Comune come una sua proprietà o al massimo del partito di appartenenza. Si ritiene perciò che basti rendere conto delle proprie azioni alla maggioranza al di fuori delle sedi ufficiali (commissioni, consiglio comunale), lasciando ai momenti ufficiali la sola funzione di sanzione formale. Infatti mai in questi anni vi è stato un confronto autentico sui problemi veri della città prima che una decisione importante fosse presa.
Ma l'altra cosa interessante emersa sia da Moine che da Zaffino è stata che la Top per le condizioni in cui è stata costretta ad operare sin dall'inizio non poteva sopravvivere, era strutturalmente segnata. Un'analisi che in un colpo solo fa giustizia di tutti i giudizi di bontà che il sindaco e la sua amministrazione hanno in questi anni distribuito a piene mani ai cittadini e a quei consiglieri comunali che ne chiedevano con insistenza la chiusura. Eppure non abbiamo sentito neppure un mea culpa per aver tenuto in vita per anni una società che non doveva neppure nascere. E' giusto però che i cittadini sappiano che lo scherzetto è costato e costerà diverse centinaia di migliaia di euro. Possibile che neppure questa volta vi sono dei responsabili? Vedremo se con la commissione di indagine proposta da CIVICA e sottoscritta dagli altri partiti di opposizione, sempre che sia nominata, si riesca a capire qualcosa di più di questa vicenda piuttosto tristanzuola.
Giovanni Lava