A volte l'eccesso di zelo (in questo caso non si sa se da parte del sindaco o del giornalista) produce situazioni al limite del comico.
Nell'articolo apparso su La Stampa qualche giorno fa, il sindaco di Collegno dichiara che ben 97 commercianti sui 226 che non hanno aperto nel giorno di riposo infrasettimanale - nonostante la deroga concessa dal Comune in occasione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia - sarebbero comunque favorevoli a prorogare la deroga anche per il prossimo anno, e "anche se a sfruttarla saranno dei concorrenti. E' per tutti un'occasione, anche per chi non la coglie"!
E noi che eravamo rimasti fermi alla concorrenza come anima del commercio. Si vede che in questi tempi straordinari l'incredibile diventa plausibile, per cui è possibile che il commercio diventi il regno dell'altruismo. Me lo vedo già il mio macellaio con il grembiule macchiato di sangue e con un coltellaccio in mano che al suo riposo infrasettimanale non ha mai rinunciato che va dal macellaio dirinpettaio e gli dice; "Dai, da bravo, apri quando io sono chiuso, fa che i miei clienti possano servirsi da te, ti prego cogli l'occasione"!
A meno che i 97 negozianti più che altruisti siano dei furbi da tre cotte. Con la crisi sempre più grave e il conseguente calo dei consumi, hanno fatto due conti e hanno intravisto nelle aperture un modo elegante per mettere fuori gioco i propri concorrenti: più aperture più spese, più possibilità di un loro fallimento! Nel momento in cui moltissime aziende riducono il personale o ricorrono alla cassa integrazione, il settore del commercio dovrebbe adottare una politica opposta di espansione. E se invece dietro la fregola di voler aumentare l'orario di apertura dei negozi ci fosse solo la banale volontà di favorire qualcuno? In tal caso indovinare chi non sarebbe difficile in quanto è risaputo che a guadagnare da orari prolungati è la media e grande distribuzione, guarda caso la stessa che finanzia le campagne elettorali e sponsorizza molte delle iniziative "pubblicitarie" delle amministrazioni pubbliche.
Ma stiamo ai fatti. Negli scorsi anni più volte la stessa maggioranza politica che governa la città e le commissioni consiliari si sono espresse contro le deroghe per difendere quel poco di negozi di vicinato ancora in vita. E' accaduto anche all'inizio di questo anno solare. Una decisione che deve aver molto seccato il sindaco Accossato che prendendo a pretesto il 150° anniversario dell'Unità d'Italia l'ha bypassata con un'ordinanza. Ora i festeggiamenti per l'Unità d'Italia sono terminati, ma siamo entrati nel periodo natalizio, quindi l'autorizzazione continua come prevede il regolamento comunale. Ma a gennaio il problema si ripropone e questo spiegherebbe l'interesse da parte del sindaco a riproporre anche per il 2012 la deroga, ma non spiega la necessità di un articolo sulla Stampa, prima ancora che la questione fosse posta nel luogo deputato a dirimere la questione e cioè il consiglio comunale o l'apposita commissione. Il mistero però è durato poco, perchè siamo venuti a sapere - il sindaco deve essersi guardata bene dal riferirlo al giornalista della Stampa - che con una lettera protocollata il 21 novembre scorso ben 11 consiglieri comunali della sua stessa maggioranza hanno detto no alla deroga. Undici consiglieri sono la maggiornza della maggioranza del sindaco. A firmare la lettera in cui, dopo un un lungo e argomentato escursus, si ribadisce che "tutti gli esercizi devono osservare una mezza giornata di chiusura infrasettimanale in un giorno a loro libera scelta" è stato il presidente stesso della Commissione commercio Ciro Rosano del Partito Democratico e i suoi compagni di partito Giuseppe Superbo, Daniele Molinari, Salvatore Monastra, Francesco Pontrelli e Vincenzo D’Agostino, a cui si sono aggiunti i due consiglieri di Sinistra per Collegno Mauro Grosso Ciponte e Tiziana Sciarrino e i tre consiglieri di Italia dei Valori Silvio Bo, Michele Cicchetti e Maria Torre Criniti. Chiunque mastichi un po' di politica capisce che la lettera deve essere stata vissuta dal sindaco come una vera e propria dichiarazione di guerra a cui si è reso necessario rispondere con l'intervista alla Stampa. Vista l'inaffidabilità della sua stessa maggioranza il sindaco ha così deciso di rivolgersi direttamente al popolo. Ora aspettiamo curiosi gli sviluppi di questa vicenda con l'auspicio che il confronto sia riportato nella sua sede naturale, cioè il consiglio comunale.
Giovanni Lava