Un Buon Anno a tutti proprio di cuore!!! Perchè ne abbiamo proprio bisogno come mai prima, un anno migliore di quello che abbiamo appena trascorso, un anno orribile per il nostro povero paese.
L'augurio è che il 150° anniversario della nascita dello Stato Italiano possa rappresentare un anno di svolta vera, ad iniziare dalla fine dell'era berlusconiana, la più nefasta per il nostro paese, almeno dalla nascita della Repubblica in avanti. Ma non sarà facile, con quello che si vede in giro. Il male, purtroppo, non si annida solo in Berlusconi e dintorni, ma pare abbia infettato tutti. Di fronte ad un'emergenza sociale, prima ancora che politica, mai vista prima, tutti i nostri politici appaiono solo preoccupati della loro piccola o meno piccola fetta di consenso e poco o niente del bene comune. E la cosa agisce trasversalmente a tutti i soggetti politici e a tutti i livelli, da quello nazionale a quello locale. Per fare un esempio. Se è vero che il regime berlusconiano rappresenta un pericolo mortale per la nostra democrazia con il suo populismo e con la sua forza corruttrice, non si capisce come tutti i soggetti politici che denunciano questo stato di cose invece di unire le forze si dividano continuamente e appaiono solo capaci di piantare le loro bandierine con lo scopo di segnare i confini e le distanze che li separano da quelli che dovrebbero essere i loro alleati. Perchè due son le cose: o Berlusconi è il despota da abbatere, come essi sostengono, oppure non lo è. Tutti da Fini a Casini, da Bersani a Vendola e Di Pietro sostengono che la democrazia è a rischio, ma poi si comportano come se non fosse vero, visto che si sgambettano a vicenda quanto e più che possono, facendo proprio il gioco di Berlusconi, accreditando agli occhi dell'opinione pubblica l'idea che forse forse è meglio essere governati da quel poco di buono di Berlusconi che dalla banda di sciamannati dei suoi oppositori, incapaci di trovare l'intesa su qualcosa. L'amara verità è che ogni partito è preoccupato più di quanto consenso può portargli via il suo vicino di banco che della durata del governo Berlusconi.
La malattia della difesa della propria rendita di posizione costi quel che costi si è diffusa a tutti i livelli della società, almeno a tutti i suoi gruppi dirigenti. Basta osservare cosa sta accadendo a livello sindacale con il caso Fiat. Ma per certi versi lì la cosa è anche più drammatica, visto che in ballo ci sono proprio quei posti di lavoro di cui vi è così tanta penuria. Ha ragione la Fiom quando sostiene che il nuovo contratto Fiat riporta indietro l'orologio dei diritti e delle condizioni di lavoro in fabbrica. Ciò è evidente a tutti. Ciò che forse è meno evidente è come la strategia di lotta assunta dalla Fiom possa essere in grado di difendere il posto di lavoro di quegli operai che dice di rappresentare e di voler difendere. Forse che quando saranno tutti licenziati godranno di più diritti? Ritengo che la linea dura e pura assunta dalla Fiom faccia il gioco proprio di Marchionne e di un Governo imbelle, incapace di qualsiasi strategia industriale, una linea che spinge poi gli altri sindacati, volenti o nolenti, ad essere più realisti del re, con la conseguenza di portare in fabbrica una sorta di guerriglia ideologica e di comportamenti devastante per tutti. La Cgil poi ... che linea coraggiosa: "Dite no all'accordo, ma se vincono i sì, dovete firmare". Altro che Ponzio Pilato. Dove sta il coraggio di prendere le distanze dai Cremaschi e i Landini che hanno assunto una posizione solo ideologica che nulla ha a che fare con il ruolo che un sindacato dovrebbe avere di strappare il risultato migliore possibile, invece che portare a casa niente per l'ennesima volta. E poi con questi diritti acquisiti? Acquisiti da chi? Certo non da quelli che oggi ne godono. Diritti acquisiti nella preistoria, anche se questa preistoria è solo di 40 anni fa. In un paese dove schiere di lavoratori subiscono condizioni di sfruttamento e di precariato senza diritti, si ha il coraggio di parlare di diritti acquisiti! Si tratta di uno sfregio verso tutti quei lavoratori che nel corso dell'anno appena trascorso si sono aggrappati alle loro fabbriche che chiudevano una dopo l'altra sperando di mantenere un posto di lavoro che svaniva come neve al sole. Quali condizioni di lavoro avrebbero sottoscritto pur di mantenerlo il posto di lavoro? Si dice che non si vuole cedere al ricatto. Non c'è alcuna vergogna di cedere al ricatto quando non vi sono alternative. Un sindacato capace e intelligente si eserciterebbe a trovare delle strategie di lotta adeguate ai tempi e a non sparare lo sciopero generale come fosse una bomba atomica senza rendersi conto che lo sciopero generale oggi è come un colpo di fucile a salve che non solo non impressiona nessuno, ma rappresenta una sorta di autodichiarazione di impotenza, perchè l'unico sciopero generale che avrebbe senso sarebbe quello dichiarato da tutti i sindacari e capace di fermare tutto. Gli operai della Fiat farebbero bene a guardare alla loro sopravvivenza di lavoratori e a vigilare che le promesse di investimento siano onorate. Per strappare condizioni di lavoro migliori non mancherà il tempo se gli investimenti riporteranno la loro fabbrica ad una situazione di competitività capace di tener testa agli altri produttori mondiali di automobili. Basta con i cattivi maestri, sindacalisti e non, che dal loro calduccio predicano ancora il sole dell'avvenire, imperterriti delle sconfitte storiche collezionate dal massimalismo, "malattia infantile" del comunismo quando quest'ultimo godeva di ottima salute, figuriamoci oggi.
Giovanni Lava