Variante 13. Dopo la bocciatura del Tar si riparte da capo. Lungi dal fare autocritica il sindaco, titolare della delega all'urbanistica, sotto la pressione della sua stessa maggioranza, si avvia a riproporre una nuova variante, questa volta strutturale, non più parziale come quella bocciata dal Tar. Non tutto il male sarebbe venuto per nuocere, se, caduto l'alibi della variante parziale, si sfruttasse la procedura di variante strutturale per inserire quelle modifiche al piano regolatore escluse la volta precedente: estendendo le modifiche anche all'ambito “case su strada” e eliminando l'obbligo di costruire a “filo strada”.
La Variante 13, unico atto della legislatura che andava a limitare lo sviluppo urbanistico, era stata approvata in seconda lettura nel luglio del 2010 con la procedura delle varianti parziali. Il Tar, accogliendo il ricorso che ne chiedeva l'annullamento, ha sentenziato che lo strumento urbanistico corretto sarebbe stato quello delle varianti strutturali con il passaggio in Regione.
L'amministrazione ora si arrampica sugli specchi nel sostenere che lo strumento della variante parziale fosse corretto e che ad essersi sbagliati sono stati i giudici del Tar. Però stranamente all'errore del Tar non oppongono il ricorso al consiglio di stato e si avviano a riproporre una variante strutturale.
La variante 13 fu approvata in prima seduta il 18 marzo 2010. In quell'occasione il sottoscritto fece l'intervento che vi ripropongo.
Giovanni Lava
Intervento nel consiglio comunale del 18 Marzo 2012
La delibera di variante al Piano regolatore che viene messa in approvazione questa sera rappresenta, dopo dieci anni di cementificazione selvaggia e di consumo di aree agricole, il primo seppur timido e tardivo passo nella direzione opposta. Timido perché incide pochissimo sull’esagerato indice medio di cubatura che il piano concede. Tardivo perché arriva quando quasi tutti i buoi sono fuggiti dalla stalla.
La riduzione di un piano negli edifici residenziali sul numero ammesso dal Piano regolatore, in assenza di una riduzione complessiva della cubatura, di fatto rende l’intervento poca cosa e in qualche caso potrebbe addirittura aggravare l’impatto ambientale delle nuove costruzioni. Questa norma che attua la delibera d’indirizzi approvata dal precedente consiglio comunale, una delibera preelettorale, appare ora come allora più un espediente propagandistico per mettere a tacere la cattiva coscienza e dare una qualche risposta alle critiche generalizzate da parte dei cittadini che per risolvere concretamente il problema dell’eccesso di costruito degli ultimi dieci anni. La riduzione poi generalizzata del numero di piani fatta con l’accetta senza tener conto dei diversi ambiti territoriali la dice lunga sull’approssimazione con cui si sta agendo. Inoltre la riduzione di un piano non risolve la negatività rappresentata dai cinque piani delle “case su strada”, mentre appare inutile per esempio su corso Francia dove si passa da otto a sette piani. Il rischio concreto di aumentare la sagoma degli edifici a danno di aree verdi, parcheggi, strade, ecc. non appare del tutto fugato, nonostante le assicurazioni dei tecnici.
Invece la norma che modifica quella esistente rispetto all’ambito “case basse e case e lavoro” sembra copiata pari pari dal nostro programma elettorale e dalla petizione su cui da alcune settimane stiamo raccogliendo le firme. CIVICA da quando esiste e io personalmente da anni ci siamo battuti affinché si ponesse termine allo scempio rappresentato da condomini di tre o cinque piani al posto delle casette con orto e giardino che rappresentavano e rappresentano (sempre meno) un tessuto urbano caratteristico distribuito a macchia di leopardo nella città. Un tessuto, guardate bene, che non è solo rappresentato dai meri edifici, ma anche dalle relazioni umane che questi consentono, un patrimonio di socialità che testimonia da sempre la più vera e autentica collegnesità. Se io oggi mi sento un collegnese al cento per cento e amo questa città dove vivo da circa 15 anni, è soprattutto grazie al fatto che abito in un contesto simile. Questo mondo, per alcuni un mondo arcaico da distruggere, è ciò che ancora fa di Collegno una città con una propria identità e non un anonimo agglomerato urbano di periferia. Quando sarà sparito del tutto insieme ai suoi abitanti, ai negozietti di vicinato, ai circoli e associazioni che lo animano, non avrà più senso mantenere una propria municipalità distinta da Torino. CIVICA è cosa diversa dall’ambientalismo fondamentalista, perciò apprezziamo una norma che da una parte salvaguarda l’esistente ma dall’altra non impedisce quelle ragionevoli modifiche che consentono di adeguare gli edifici alle esigenze di chi vi abita e agli auspicabili interventi di ammodernamento igienico ed energetico. Ha il merito di impedire d’ora in avanti la speculazione che ha fatto sì, come è accaduto davanti casa mia, che si potessero costruire dei veri e propri condomini, per di più orrendi, dove c’era un piccolo orto.
Ma se ci felicitiamo con l’amministrazione per la frase contenuta nella delibera “evitare lo snaturamento del tessuto edilizio consolidato tradizionale del territorio di Collegno”, non riusciamo a capire come sia possibile, una volta acquisito questo livello di consapevolezza e questo punto di vista, salvare la casetta situata nell’ambito “case basse” e condannare alla distruzione una casetta simile solo perché si trova dall’altro lato della strada, perché cade sotto l’ambito “case su strada”. In commissione ci è stato detto che non era possibile con una variante urbanistica parziale andare oltre, che per risolvere anche quel problema come quello delle costruzioni a filo strada – un altro dei temi della petizione di CIVICA – occorre una variante strutturale al piano regolatore che richiede tempi più lunghi. Bene, se davvero si tratta di problemi tecnici, di tempistica, chiedo al sindaco e ai partiti di maggioranza di assumere l’impegno già stasera a partire domani mattina con la procedura per una revisione strutturale del piano regolatore. Una revisione strutturale che sani queste norme da tutti evidenziate come deleterie e che affronti una volta per tutte la questione centrale e cioè la riduzione dell’indice medio di cubatura. Come CIVICA siamo pronti a rivedere il nostro atteggiamento critico verso la maggioranza e a sostenerla se finalmente si dovesse imboccare questa strada con coraggio e senza perdere più un minuto di tempo. Sappiate, comunque, che da domani sarà questo il contenuto della petizione che sottoporremo alla firma dei collegnesi.
Vorrei soffermarmi sugli altri aspetti della delibera.
Per quanto concerne l’obbligo di Strumento Urbanistico Esecutivo per tutti gli interventi che prevedono ricomposizione o scomposizione fondiaria, se non si stabiliscono delle regole oggettive, mi pare che di per sé non garantisca proprio niente, visto quanto si è riusciti a fare sino ad oggi in situazioni in cui era previsto uno strumento urbanistico esecutivo (Vedi Elbi e tanti altri).
Per quanto concerne la trasformazione della Cascina di Gran Croce da didattica a sociale, ritengo che sia una modifica che rende possibile la riqualificazione di un’area alquanto malmessa e che apre interessanti prospettive di coltivazioni a filiera corta, anche se la vicinanza al traffico della Statale 24 può lasciare adito a qualche perplessità circa la possibilità di avere dei prodotti biologici. Il fatto poi che stiamo parlando di una proprietà costituita da una cooperativa sociale, ogni possibilità di sviluppo e quindi di lavoro anche a favore di persone diversamente abili, rappresenta una prospettiva decisamente positiva e da sostenere. Le rassicurazione poi pervenute ieri da parte del dirigente arch. De Cristofaro circa i vincoli che garantiscono comunque un utilizzo ad area a servizi pubblici e che non può essere venduta ad altri che non sia il Comune che gliel’aveva ceduta, non fanno che fugare ogni dubbio residuo.
Una critica però mi sento di fare, una critica direi “strutturale”. Anche in questa occasione la notizia dei provvedimenti, i documenti, i chiarimenti sono arrivati ai consiglieri di opposizione (ma solo dell’opposizione o anche della maggioranza?) al limite o fuori tempo massimo. Chiedo al sindaco: si tratta di un ritardo riconducibile alla scarsa efficienza degli uffici o ad una precisa scelta politica dell’amministrazione finalizzata a mettere in difficoltà le opposizioni? Non so cosa sia meglio augurarsi. Se fosse vera la prima, le chiedo di provvedere. Se fosse vera la seconda, questo sarebbe un segnale di estrema debolezza politica della maggioranza, nonostante i numeri dicano il contrario. Se la forza dei numeri fosse anche forza politica nulla impedirebbe non solo di farci conoscere per tempo i contenuti delle delibere e le relative documentazioni, ma addirittura a farci partecipare almeno nelle battute finali alla fase di elaborazione. Ditemi di che cosa avete paura? Perciò smettetela con le commissioni convocate all’ultimo minuto utile, perché date adito al sospetto che ci sia qualcosa da nascondere. E non rifugiatevi, per favore, nella scusa che si tratta di prerogative della maggioranza da difendere.
Infine per quanto concerne il punto 6 ho presentato un emendamento che ne chiede lo stralcio, proprio perché sono venute meno le informazioni che chiariscano in che cosa consiste la variazione, di che tipo di rifiuti si tratti e quali modalità di stoccaggio. Quanto è accaduto nel Lambro, quanto accaduto oggi a Volpiano non possono lasciarci tranquilli.
Giovanni Lava