E' diventata un po' una moda quella di chiedere ai candidati di sottoscrivere - come se questo fosse sufficiente a garantire qualcosa - un appello per l'ambiente, per la legalità o per la pace e la gestione positiva del conflitto come è accaduto ieri pomeriggio alla Sala delle Tessitrici ad opera della Fabbrica della Pace di cui è presidente Lucetta Sanguinetti in Palitto.
Fabbrica de che? Verrebbe da dire alla romanesca. Non è che basta appiccicarsi un'etichetta addosso per rappresentarne il contenuto. Come possa essere una "fabbrica di pace" chi invece di essere al di sopra delle parti e della contesa elettorale è organico non solo ad un partito, ma anche ad un preciso candidato sindaco, è un bel mistero. In ogni caso, al di là delle intenzioni, la figura dell'ospite era lontana dalle miserie collegnesi e ha dato qualche punto di riflessione interessante, anche se del tutto inutile visto il grande spessore culturale e la scarsa autenticità di alcuni dei candidati sindaco che sono intervenuti.
Giovanni Lava