Dopo aver letto sul suo Blog le amare considerazioni di Mariano Turigliatto circa lo stato in cui versa la politica grugliaschese, c'è da chiedersi se la situazione a Collegno sia migliore o peggiore. Non ci vuole molto per giungere alla conclusione che "se Atene piange, Sparta non ride".
All'apparenza a Collegno la situazione è migliore, ma se solo si gratta un po' sotto la pelle non meno grave si presenta lo stato di salute della politica anche in questa città. Basti dire che a soli due anni dalle ultime elezioni amministrative sindaco, giunta e maggioranza di governo sembrano già aver esaurito il loro mandato. Il sindaco, prigioniera come Bossi del suo piccolo "cerchio magico", dissimula il vuoto e l'inconsistenza ideale e programmatica della sua giunta accentrando nelle sue mani ogni decisione (o indecisione) amministrativa. Un decisionismo che di fatto non produce nulla di rilevante, perchè non figlio di chissà quale carisma, ma solo del sospetto nei confronti di chiunque mostri una qualsiasi divergenza di idee o di opinione. La realtà è che di fatto è prigioniera nel labirinto di compromessi e condizionamenti che in parte si è costruita con le sue stesse mani, in parte discende da ventanni di ricatti e connivenze all'interno del gruppo di potere che chiameremo la Compagnia di giro. Grazie a questo decisionismo poco "illuminato" gli assessori e la grande maggioranza dei consiglieri comunali del Pd si sono trasformati in tante belle statuine ubbidienti e silenziose che con il passare del tempo ha come unico effetto non un moto di ribellione ma una sorta di brontolio di fondo sempre più intenso che però si appalesa solo se il sindaco non è presente fisicamente. Se è presente, tutti zitti e muti.
Il famigerato buon governo collegnese perlopiù si riduce ad una trita e ritrita ripetizione di atti amministrativi del passato, senza uno straccio di idea nuova. Si tratta della gestione alla giornata di un potere ricevuto in eredità e che i dirigenti mandano avanti in automatico, spesso senza linee guida o controllo alcuno.
Anche la retorica profusa a piene mani è rimasta quella degli anni Sessanta e Settanta. Il Pd, il partito di maggioranza assoluta in consiglio comunale, non è altro che la copia mossa e sbiadita del Pci che fu. I numerosi innesti di adesioni passate e future - già si annunciano altri salti della quaglia - di transfughi in arrivo da tutte le esperienze politiche sia da destra che da sinistra non ne hanno neppure scalfito la natura, perchè tutti - socialisti, repubblicani, verdi, margheriti, forzaitalioti, ecc. - si sono subito omologati ai vecchi rituali, rinnegando di fatto la propria storia e le proprie radici che pure li aveva visti nel ruolo di oppositori del modello comunista quando era in auge. Tutto in cambio di una poltrona o anche solo della promessa di uno strapuntino.
L'assenza di progettualità, di idealità autentiche e di rinnovamento hanno reso l'esercizio quotidiano del potere amministrativo un fatto privatistico, sottratto com'è sempre più al confronto e al controllo della città. Tanto per fare un esempio, il sindaco dopo due anni di abboccamenti sottocoperta il 14 giugno scorso ha concordato con un gruppo di immobiliaristi la bozza di delibera di indirizzi relativa all'area di via de Amicis che il consiglio comunale dovrebbe fare propria. Ciò ancor prima di presentarla non solo e non tanto alla città, come pure sarebbe opportuno, ma al suo stesso partito, alla sua maggioranza, al consiglio comunale. Scandaloso!
E mentre il sindaco è intento in questi maneggi di piccolo cabotaggio che di fatto disattendono il suo stesso programma di governo, i caporioni del suo partito cosa fanno? Sono tutti impegnati a tessere trame per portare fra tre anni sulla poltrona di sindaco Francesco Casciano, alla faccia delle primarie e di qualsiasi confronto serio e aperto nella città. Incuranti del fatto che l'unico merito che il candidato in pectore possa vantare sia quello di essere organico alla Compagnia di giro che governa la città da più di vent'anni. Una Compagnia di giro - una sorta di P4 in salsa collegnese - dove le competenze e le qualità non contano, dove conta solo la fedeltà, gli interessi personali e la sopravvivenza del gruppo. Le incompetenze acclarate o i conflitti di interesse passati e presenti sono quisquilie per puritani della politica. Infatti, la storia di Francesco Casciano da questo punto di vista non fa una grinza. Giovane promessa del rinnovamento collegnese ha servito come assessore per dieci anni il sindaco Umberto D'Ottavio che per compensarlo si è inventato un ente inutile, la TOP - Torino Ovest Produce, società di gestione del piano degli insediamenti produttivi, la inutile e costosa Public Company del comune di Collegno - pur di garantirgli uno stipendio. Successivamente ha scandalosamente occupato in contemporanea le poltrone di presidente della Top e di coordinatore cittadino del Pd (controllato e controllore), cioè la carica che gli ha consentito di gestire la candidatura del sindaco nel 2009. Sindaco che subito dopo essere stata eletta lo ha premiato promuovendolo alla guida del Cidiu. nel frattempo, lasciata la carica di coordinatore del Pd collegnese, è stato eletto coordinatore del Pd della Zona Ovest, l'autorità politica da cui dipendono i sindaci del Pd che governano i comuni soci di Cidiu Spa, soci che lo hanno subito nominato amministratore delegato di Cidiu Servizi (tripicandogli lo stipendio). Nel frattempo i successori di Casciano alla guida della Top, di cui è stato presidente per sei anni, hanno scoperto che i conti sono in profondo rosso. Per ripianarne il deficit se le stanno inventando tutte fino ad ottenere di gestire attività sottratte al Cidiu - vedi nuovo Ecocentro - Cidiu che pure secondo i suoi manager conta un centinaio di esuberi nell'organico.
Gli esempi di mala politica potrebbero continuare all'infinito, ma il quadro desolante a Collegno sotto i lustrini è suppergiù questo. Crediamo onestamente che la città di Collegno e lo stesso popolo del Pd non meritino il protrarsi di questi comportamenti da basso impero. Sono tanti i militanti ed ex militanti del partito democratico che si dicono disgustati da questa situazione bloccata. Ma l'aria nuova che si respira in Italia dopo Milano e Napoli e dopo il voto referendario ha iniziato a soffiare anche a Collegno e ci induce a essere fiduciosi: qualcosa sta cambiando anche qui. La Compagnia di giro questa volta può essere mandata a casa. Certamente per i suoi membri sarà durà restare ancora abbarbicati come cozze alle poltrone che occupano a turno da più di vent'anni. E' ora che comincino a cercarsi un altro lavoro.
Giovanni Lava