La formula magica per dare una casa a chi non ce l'ha o non può più permettersela per gli amministratori collegnesi è diventata il "Social Housing". Basta pronunciarla e gli occhi gli si inumidiscono dalla commozione al pensiero dei senzacasa che potranno finalmente avere un tetto sopra la testa. In verità molti segni inducono a pensare che si tratta della nuova formula magica per portare a termine progetti della consueta e classica speculazione edilizia in cui sono maestri e che per vari motivi sono rimasti in sospeso finora.
Il social housing, il condominio solidale, spesso anche ecosostenibile, è nato nei paesi del Nord-Europa per superare l'atomizzazione condominiale, dove l'anonimato tra i condomini è la regola, e per avere anche case a prezzi più a buon mercato. Per le attese di cui viene caricato il social housing qui da noi, invece, basterebbe forse chiamarlo con il vecchio nome di case popolari e si farebbe prima e meglio.
Stando alle linee guida della Regione Piemonte del 2008 sotto la categoria "social housing" troviamo sia residenze temporanee, a loro volta articolate in alloggi individuali, residenze collettive e alloggi per l’inclusione sociale, sia alloggi individuali destinati alla locazione permanente. L'altra novità rispetto alle case popolari è rappresentata dal fatto che soggetti privati concorrono alla costruzione degli alloggi.
Ora su questa materia ieri si è tenuta una riunione della Seconda Commissione consiliare, dove appunto, abbiamo visto gli occhi lucidi del presidente Pino Superbo che con voce accorata e commossa descriveva la bontà del social housing, un'operazione tanto importante per la città, a suo avviso, da richiedere il coinvolgimento anche dei consiglieri di opposizione.
Dopo un'oretta di amena discussione, quando già alcuni consiglieri iniziavano a togliere le tende, ecco saltar fuori da sotto il tavolo un documento-mozione da presentare al sindaco, alla giunta e al consiglio comunale. Il documento, oltre alla lunga premessa che canta le lodi del social housing, contiene una bella polpetta avvelenata che recita così: "E' necessaria una variante urbanistica per rendere le aree a servizi compatibili con il programma (di social housing)".
Come CIVICA abbiamo fatto notare che le uniche aree dove a nostro avviso si può ancora costruire a Collegno, foss'anche il "social housing", sono quelle industriali dismesse. Altro che aree a servizi! Vogliamo forse realizzare il social housing sul Campo Volo oppure più banalmente sull'orto del barone?
Ancora una volta sotto le spoglie dell'agnellino, si è nascosto il vecchio lupo cattivo, anche nelle modalità in cui si è tirato fuori dal cilindro un documento scritto non si sa bene da chi e che si è voluto far passare come documento prodotto dalla commissione.
Intanto però zitta zitta quatta quatta la giunta Accossato il 10 aprile scorso ha approvato una delibera che mette al bando il palazzo che ospitava i vecchi ambulatori dell'Asl di via Oberdan di proprietà del Comune proprio per realizzare un progetto di social housing. In questo caso nessuno ha sentito il bisogno di riunire commissioni o di informare il consiglio comunale. Eppure il passaggio dalla prevista vendita all'asta ad un'ipotesi di social housing forse qualche interesse per i consiglieri comunali poteva averlo. Come nessuno ha sentito il bisogno di informare il consiglio comunale della nuova sede della polizia municipale. Quisquilie.
Tornando a via Oberdan, l'operazione, a fronte dei vani tentativi di vendita, quella del social housing appare senz'altro come una buona idea, peccato che tutto si sia deciso nelle segrete stanze, per esempio che il piano terra sarà riservato ad attività terziarie, la destinazione a social housing non potrà essere inferiore a 30 anni e soprattutto che il prezzo per il privato sarà ad offerta libera e se l'offerta è congrua o meno a deciderlo sarà l'amministrazione a suo insindacabile giudizio. Forse che su tutto ciò il consiglio comunale non avrebbe potuto e dovuto dire la sua? No, non solo non ha potuto dire la sua, ma neppure è stato informato. Ultimo mistero: il bando licenziato dal dirigente settore finanze il 17 aprile scorso non ha ancora visto la luce. Si vede che qualcuno lo sta perfezionando, prima di renderlo pubblico.
Giovanni Lava