In comune i due onorevoli cittadini di Collegno, Laura Castelli e Umberto D'Ottavio hanno solo l'emozione condivisa di essere protagonisti di un momento storico per l'Italia, quello di partecipare al voto per l'elezione del Presidente della Repubblica. Dopo una giornata memorabile, Laura Castelli non sta nella pelle, mentre Umberto D'ottavio, del Pd, è sufficientemente amareggiato. Alla prima votazione la prima come tutto il M5S ha votato convinta per Stefano Rodotà, mentre il secondo ha votato scheda bianca.
"Ho votato scheda bianca - racconta D'Ottavio - perchè non ho condiviso nè il metodo nè la proposta Marini. La candidatura Marini è ottima per la persona, ma è nata da un accordo esterno alla coalizione. Ho votato contro anche ieri sera nella riunione del partito. A questo punto Marini è una candidatura per me bruciata".
Per Umberto D'Ottavio la debacle del suo partito ha come principale responsabile Bersani che ha consentito ai renziani il diritto di veto e a Sel di smarcarsi. "Non condivido nè Renzi nè Vendola - continua -. Sel non ha proposto un nome, ha delegato Bersani a trattare a nome di tutta la coalizione e poi ha votato per Rodotà.
Perchè il Pd a questo punto non vota per Rodotà? "Non possiamo votare un candidato che ha accettato la candidatura del M5S, anche se come persona non ci sarebbe nulla da dire".
A questo punto che cosa accadrà? "Marini farà una riflessione e penso che ritirerà la sua candidatura, a quel
punto i giochi si riaprono. Candidati che compattano la coalizioni, per esempio Prodi". E D'Alema? "Anche D'Alema ha buone possibilità ed ha la capacità di ricomporre le fratture dentro la coalizione".
Prima di andare a votare scheda bianca come ha deciso il partito alla seconda votazione, D'Ottavio ci riferisce di come tra ieri e oggi ha ricevuto come tutti i suoi colleghi centinaia di messaggi di elettori del suo partito che protestavano per la scelta di votare Marini. E lui ha obbedito.
Tutt'altra musica quella di Laura Castelli, felice per i consensi raccolti dal loro candidato Rodotà, ma forse ancora di più per il fatto che la loro candidatura ha di fatto destabilizzato il Pd. "Noi dal nome di Rodotà non ci muoviamo, abbiamo il coltello dalla parte del manico - ci dice gasata -.La politica il Pd non la fa con il cervello, ma come cavalli con i paraocchi". Le chiediamo a chi vanno fatti risalire quei 30 voti circa in più che Rodotà ha raccolto alla prima votazione. "Una quindicina ai giovani vicini a Civati, un'altra quindicina pare siano arrivati dalle fila del Pdl per strani giochi tra loro e il Pd. Una cosa è certa che se questo voto ha mostrato un Pd diviso e praticamente finito, nello stesso tempo ha destabilizzato alla grande lo stesso Berlusconi". Chiediamo quanta emozione ha provato al momento di esercitare il voto. "Tanta, tantissima al pensiero che non ero lì per me ma in rappresentanza dei cittadini che mi hanno eletto".
Giovanni Lava