Un quadro più chiaro circa il futuro del CIDIU e della gestione dei rifiuti è emerso ieri sera grazie al consiglio comunale aperto sollecitato da una mozione di CIVICA (vedi post del 12 giugno).
Come antipasto ci è stata propinata l'ennesima carrellata trionfalistica degli amministratori del CIDIU (Mauro, De Marco e Casciano, gli ultimi due un perfetto esempio di riciclo e riuso di miracolati della politica locale) che ci hanno raccontato come l'azienda che dirigono sia la migliore sul mercato con conti in ordine, tariffe basse e servizio ineccepibile, dimenticandosi come sempre del disastroso fallimento di Punto Ambiente, dei due anni di puzze ammannite ai collegnesi e soprattutto del fatto che se i conti sono in ordine (ma poi lo sono davvero?) ciò è dovuto ad una realtà drogata dalla rendita dovuta agli incassi delle discariche di cui è stata disseminata l'area e che con la bontà della gestione nulla hanno a che fare. Senza quegli incassi "parassitari" a spese dell'ambiente e dei cittadini il CIDIU sarebbe fallito da un pezzo.
Poi è entrato in scena il piatto forte della serata, il presidente dell'ATO-R, l'Associazione d'Ambito Torinese per il governo dei rifiuti, l'architetto Paolo Foietta, vero dominus del governo dei rifiuti nella provincia di Torino. Per avere un'idea con chi si ha a che fare, basta dare un'occhiata al suo curriculum. Organico al partito dominante e sua espressione, l'architetto Foietta persegue sin dall'inizio del suo mandato nel 2006 l'idea che la frammentazione esistente nella provincia di Torino nella gestione dei rifiuti con 12 consorzi di bacino e 10 società andasse superata per poter far fronte alle sfide del mercato. E' anche convinto che le aziende pubbliche da sole non possono farcela per insufficienza di capitali, ma anche di capacità gestionali. Già nel 2010 aveva formalizzato un progetto di accorpamento, arenatosi nelle sabbie mobili delle divergenze e degli interessi di campanile rappresentati dalle 10 società, dai 12 consorzi e da ben 315 comuni. Nel frattempo vi sono stati i decreti del governo Berlusconi che imponevano la privatizzazione delle società e la fine degli affidamenti in house, i referendum popolari che hanno sancito come anche la gestione dei rifiuti rientri tra i beni comuni da salvaguardare, infine la sentenza della Corte Costituzionale che dichiarava illegittimo il decreto Berlusconi. Ad oggi dunque non vi alcun obbligo a vendere ai privati. Ma, sostiene Foietta, il sistema esistente non è in grado di reggere sul mercato e prima o poi l'Europa imporrà le gare d'appalto e già si profilano all'orizzonte minacciosi i colossi francesi e tedeschi. Così dopo i supermercati, eccellenti "produttori" di rifiuti, si chiuderebbe il cerchio con i gestori francesi dei rifiuti prodotti dai supermercati francesi, con gli italiani spettatori passivi che lasciano nelle mani dello straniero anche questo settore economicamente molto redditizio.
Il Foietta-pensiero, però, nei tre anni precedenti si è scontrato con l'insipienza e le rivalità dei suoi patron politici, tanto da indurlo, così si racconta, a dare le dimissioni e lasciarli in braghe di tela. La mossa è servita perchè la politica imbelle che gestisce la cosa pubblica si è prostrata ai suoi piedi e gli ha dato carta bianca, purchè non li abbandonasse. Un vero e proprio commissariamento di fatto. E ieri sera l'Architetto ha dettato il suo programma: entro questo mese i comuni devono decidere se aderire ad un tavolo di lavoro che "ruscando" senza soste da qui a ottobre sia in grado di approdare ad un progetto condiviso di accorpamento da realizzarsi entro il 2013, per poi aprire subito dopo al socio privato e rendere la provincia di Torino capace di reggere la sfida del mercato.
Che dire? Il ragionamento dell'arch. Paolo Foietta pare non faccia una grinza. Peccato che le privatizzazioni in Italia non abbiano portato tutti quei benefici che si diceva ci sarebbero stati. Peccato che un referendum popolare abbia stabilito che la gestione dei rifiuti in quanto bene comune debba rimanere in mano pubblica. E i privati ci staranno a metterci i capitali e a gestire restando in una posizione societaria di minoranza, visto che anche ieri sera è stato ribadito che la maggioranza delle azioni debba rimanere in mano pubblica?
Nel mio intervento tra le altre cose ho sottolineato il fatto che il consiglio comunale sia stato come sempre tenuto all'oscuro di decisioni così importanti e che le informazioni bisogna estorcerle e vengono date a babbo morto e solo grazie a CIVICA che per l'ennesima volta ha sollecitato il confronto. Pare che in altri comuni non ci sia stato neppure questo.
A molte domande, poste anche dai cittadini, non è stata data risposta: le prospettive occupazionali e chi sarà il socio privato, per esempio. A chi sollecitava una diversa politica dei rifiuti, non fondata su discariche ed inceneritore, si è risposto con un sorriso di sufficienza e una minaccia: se i cittadini non fanno i bravi aumentando la raccolta differenziata, si beccano anche il secondo inceneritore. Fortunati noi, perchè l'inceneritore del Gerbido è il più avanzato del pianeta. Parola di Foietta.
Giovanni Lava