giovedì, giugno 27, 2013

CAMPO VOLO DA DIFENDERE CON I DENTI

Parco sì, ma a quali condizioni?
La domanda era secca. Campo Volo: parco sì, parco no. La risposta emersa dal dibattito a cui hanno partecipato una sessantina di persone è stata chiara e univoca: parco sì. Tutti lo vogliono, tutti lo vogliamo. E lo vogliamo tanto più dopo aver visto sullo schermo il progetto dell'architetto e amica Chiara Ristorto e ascoltato la sua illustrazione.
Un parco il suo che ci ricorda molto da vicino i parchi inglesi dai grandi spazi, così curati da sembrare del tutto naturali.
Apprezzabile la scelta di una vegetazione autoctona e di interventi per la sua fruizione ridotti all'osso. Nonostante ciò, da un calcolo approssimativo non lontano dalla realtà, per realizzarlo occorrerebbero almeno una ventina di milioni di euro, per non parlare dei costi di manutenzione che sarebbero assolutamente fuori dalla portata delle sole casse comunali.
(A seguire alcune delle diapositive del progetto, che verrà presto pubblicato, visto che ha vinto il primo premio del concorso indetto dal Patto Territoriale Zona Ovest di Torino).





Ovviamente questo di Chiara Ristorto è solo uno dei parchi possibili.
Del Campo Volo come parco metropolitano, ci ha ricordato l'architetto di Legambiente Flavia Bianchi, l'area torinese ha bisogno come l'aria che respiriamo (che tra l'altro è tra le più inquinate d'Italia). Si è detto anche che non sta scritto da nessuna parte che un parco di tali dimensioni debba essere realizzato tutto e subito. L'architetto Andrea Callegari ha ricordato la proposta di circa vent'anni fa dell'allora assessore Piazza di trasformare il Campo Volo in un immenso bosco di querce, ha poi lanciato l'idea della gradualità anche nell'acquisizione. Basterebbe che le aree a servizi che per ogni intervento edilizio vanno cedute al Comune si acquistassero proprio sul Campo volo. Una bella idea che eviterebbe altra cementificazione. Peccato che un progetto del genere si sarebbe dovuto attuare vent'anni fa, prima della grande cementificazione collegnese. In questi anni colpevolmente e senza alcun progetto degno il Comune ha accettato che le aree fossero cedute lungo le rive della Dora o fossero monetizzate.
Quindi il punto resta come acquisirlo. Qui l'unanimità è cessata di colpo
L'unica proposta ufficialmente sul piatto è quella del Banco Popolare proprietario dell'area che in base al progetto presentato in commissione urbanistica nel lontano 13 settembre 2011, proposta avallata allora entusiasticamente dal sindaco, lo cederebbe al Comune in cambio della possibilità di realizzare 83 mila metri quadrati di Slp (superficie lorda di pavimento) di residenziale (cioè abitazioni) da costruire in parte sull'area del Campo Volo a Sud di viale Certosa e in parte sulle aree comunali a ovest di via Fratelli Cervi dove oggi si trovano l'ecocentro e l'autolavaggio.Una proposta respinta in quell'occasione al mittente (banca e sindaco insieme). Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata tanta, si vocifera di un relativo ridimensionamento delle pretese della banca, ma di questo il sindaco ne discute solo in riunioni private quali quelle dei partiti della cosiddetta maggioranza in vista dell'ennesima delibera di indirizzi o la illustra a beneficio del suo candidato sindaco Gianni Pesce e della sua variegata corte. Corte che peraltro ha disdegnato in gran parte il libero confronto di ieri sera.
Sono trascorsi due anni di colpevole silenzio nei quali il sindaco e i partiti della maggioranza non hanno trovato il tempo e la decenza di organizzare momenti di confronto pubblici per informare e ascoltare i cittadini come si è fatto ieri sera.
L'architetto Flavia Bianchi ha poi detto cose sacrosante che condividiamo in toto: trattandosi di un parco di dimensioni metropolitane i costi per l'acquisizione dell'area, la realizzazione e la manutenzione non possono ricadere solo sulle spalle del Comune di Collegno; la cubatura della famigerata perequazione che spetterebbe a Collegno non potrebbe che essere spalmata su tutta la città senza andare a consumare altro suolo libero o sacrificare proprietà del Comune; infine, in ogni caso, occorrebbe partire da ciò che serve alla città e non da cubature definite a priori a tavolino. In sostanza la domanda da porsi seriamente è: a Collegno servono ancora case con tutte quelle invendute sul mercato?
L'ultimo punto al centro del dibattito è stata la domanda: l'intangibilità dell'area del Campo Volo, visto che nessuno in questo momento ha le risorse per farne un parco fruibile dai cittadini, è garantita meglio se resta di proprietà privata oppure se diventa proprietà pubblica? Anche qui la risposta è apparsa chiara: la proprietà pubblica oggettivamente garantisce di più, ma non in termini assoluti e definitivi. Coi tempi che corrono in cui pressanti sono le richieste del governo agli enti locali di dismettere le loro proprietà per far fronte alla crisi, di sicuro non c'è nulla. In ogni caso tutto ancora una volta dipende dal prezzo da pagare. Se il prezzo dovesse essere l'ennesima colata di cemento nella zona dopo quelle in corso e quelle in arrivo sull'ambito di via De Amicis, la risposta non potrebbe che essere no. Allora l'unico strumento è quello del vincolo paesaggistico e come ha sostenuto Pietro Grasso chiedere l'intervento diretto della Regione e verificare l'esistenza di finanziamenti europei.
Dal pubblico sono venute proposte interessanti e genuine. In particolare mi ha colpito la determinazione di Filomena che ha sostenuto che il parco se lo vogliamo davvero lo otteniamo a costo di andare ognuno di noi a piantare un albero. Lei è disposta a coltivarli sul balcone fino a che non sono abbastanza grandi per essere trapiantati.
In conclusione, la serata è stata molto bella, con tante informazioni, piena di spunti e di genuina partecipazione ancora una volta con tante facce mai viste prima. Dopo i sacrifici economici e di tempo che facciamo per organizzare serate come queste, una partecipazione così genuina e onesta è la ricompensa più bella. Ovviamente il dibattito continua. Noi non molleremo e non ci presteremo a giochini di comodo.
Giovanni Lava