Sulle agitate acque della politica collegnese galleggiano mentre vanno alla deriva due provvedimenti: la rimozione dei vincoli relativi al prezzo di vendita degli alloggi di edilizia convenzionata e il cambio di destinazione d'uso del palazzone incompiuto di via Antonelli 12 di cui abbiamo ampiamente detto nel post precedente.
Entrambi tornano mercoledì prossimo in commissione urbanistica (ore 18 presso la saletta gruppi consiliari di via Torino). La delibera per la rimozione dei vincoli per l'edilizia convenzionata era naufragata clamorosamente nell'ultimo consiglio comunale per la "fuga" di numerosi consiglieri di maggioranza. Una "fuga" per molti di loro obbligata, visto l'art. 78 del Testo Unico per gli Enti Locali che stabilisce che gli amministratori pubblici "devono astenersi dal prendere parte alla discussione e alla votazione di delibere riguardanti interessi propri o di loro parenti o affini fino al quarto grado". Ora si dà il caso che diversi consiglieri di maggioranza direttamente o indirettamente tramite parenti hanno degli interessi a causa del possesso di alloggi di edilizia convenzionata. Il loro numero è così alto - guarda caso - che la maggioranza potrebbe non avere i numeri per approvare la delibera.
Ma vediamo di che si tratta. Grazie ad un provvedimento del governo Berlusconi, poi integrato dal governo Monti, i vincoli a cui sono soggetti gli alloggi di edilizia convenzionata sia per la vendita che per l'affitto possono essere cancellati dai loro proprietari pagando un obolo al Comune. Il prezzo da pagare viene calcolato in base ad un procedimento alquanto complicato: l'importo sarà quello che deriva dall'applicazione di una percentuale definita dal consiglio comunale da conteggiarsi sul 60 per cento del 75 per cento del valore venale aggiornato dell’area. L'amministrazione propone che la percentuale da applicare sia quella del 50 per cento. Motivi per applicare il 50 per cento e non il 100 per cento di quanto dovuto non ne sono stati dati tranne che a Grugliasco avrebbero deciso di applicare una percentuale del 40 per cento. La questione dunque è delicata, perchè volenti o nolenti, anche se si assentano, il provvedimento favorisce alcuni dei consiglieri comunali che in riunioni di maggioranza hanno avuto modo di partecipare alla decisione di applicare il 50 per cento. Ma soprattutto l'aliquota favorisce le solite cooperative edilizie che a Collegno hanno utilizzato l'istituto dell'edilizia convenzionata. A trarne il vantaggio più rilevante sono quelle che ancora stanno costruendo alloggi di edilizia convenzionata sull'ex area Elbi. Lo sconto di cui godono gli acquirenti di edilizia convenzionata vincolati al momento solo a non poter vendere per venti anni a prezzi di libero mercato diventa ancora più generoso se il vincolo sparisce grazie ad una modesta oblazione. In tempi di crisi come questi dove si fa fatica a vendere gli alloggi, tutto ciò rappresenta un vantaggio non da poco per i costruttori di edilizia convenzionata, che guarda caso a Collegno sono poi sempre gli stessi. Liberarsi dal vincolo non è comunque obbligatorio, quindi chi acquista un alloggio per sè e la sua famiglia potrebbe tranquillamente risparmiarsi di pagare e quindi tenersi il vincolo, che comunque dopo venti anni decade. Invece chi magari acquista un alloggio del genere a fini speculativi - godere di uno sconto consistente all'atto dell'acquisto per poi rivendere subito dopo a prezzo pieno - viene ancor più facilitato dall'applicazione di uno sconto del 50 per cento del prezzo da pagare al Comune. E' per questo che CIVICA propone di applicare la tariffa piena, cioè il 100 per cento di quanto stabilisce la legge. Visto il numero di consiglieri beneficiari di edilizia convenzionata, crediamo sia necessario allontanare il dubbio che con il provvedimento si voglia in qualche modo favorirli a spese della collettività.
Giovanni Lava