Via Fabbrichetta 24, lavori in corso
Il reliquiato dimenticato
Leggersi tutti gli atti amministrativi comunali è un'impresa più che ardua quasi impossibile visto il loro numero. Si tratta di centinaia e centinaia di delibere di giunta o di determine dirigenziali. Così, scorrendone gli elenchi, si decide di approfondire quelli che riguardano le questioni più rilevanti. A volte, però, l'attenzione cade in modo alquanto casuale, su un atto piuttosto che un altro. Una sorta di sesto senso che fa accendere una lucina. E' ciò che è accaduto con la delibera di giunta 290/2011 del 23 novembre scorso dal titolo "Transazione patrimoniale - Alienazione reliquiato intercluso in ampia proprietà privata della società Gai Costruzioni Srl". S'intende per reliquiato un'area troppo piccola per essere edificata. Nel nostro caso si tratta di un'area in via Fabbrichetta 24 all'interno di una più grande al confine con Grugliasco su cui l'impresa Gai sta costruendo un bel palazzone. Come recita la delibera, nel momento in cui l'impresa ha avviato le pratiche per ottenere dei finanziamenti è emerso che una parte dell'area, 154 mq, apparteneva al Comune. Qui emerge la prima cosa un po' strana. Al momento dell'acquisto dell'area nel 2006 da parte dell'impresa Gai nessuno se ne era accorto dell'esistenza di questo reliquiato comunale, quindi se non fosse stato per la pratica di finanziamento non sarebbe mai emerso. Ciò avrebbe significato per le casse comunali rinunciare a 112 mila euro, la cifra pagata dall'impresa per la dismissione dell'area da parte del Comune. Nella delibera non si fa però alcun accenno alla corresponsione degli interessi che l'impresa privata avrebbe dovuto pagare, visto che ne è entrata in possesso nel 2006 e paga solo oggi. La cosa incredibile però è che sull'area comunale, che dal catasto risultava un reliquato stradale, già dal 1969 c'era una costruzione, debitamente autorizzata con licenza edilizia. Quindi già nel 1969 il Comune autorizzava a costruire il fabbricato preesistente senza farsi pagare il terreno pubblico.
Le curiosità, però, non finiscono qui. Colpisce per esempio che nel calcolo dell'indennizzo si tiene conto del fatto che l'indice di edificabilità concesso all'impresa Gai come previsto dal Piano regolatore in quella zona è di ben 1,1 mq su mq! Alla faccia del contenimento della cementificazione di Collegno. Si pensi che sull'area di via De Amicis gli stessi amministratori che hanno autorizzato a costruire in via Fabbrichetta un indice di 1,1 dicono che non si dovrà superare l'indice dello 0,60 mq su mq, un indice che è già una enormità. Ma se lo 0,60 è una enormità, ce da chiedersi che cos'è l'1,1? Quando in via De Amicis si fa la faccia feroce a chi chiede di superare lo 0,60, che credibilità si ha quando in altre zone della città ampiamente soffocate dal cemento si è arrivati a concedere l'1,1? L'indice di edificabilità per i nostri amministratori appare dunque come una sorta di elastico da tirare o da accorciare secondo disegni imperscrutabili. E' per questo che CIVICA afferma da tempo che questo Piano Regolatore è devastante e che va cambiato, anche se purtroppo qusi tutti i buoi sono già scappati dalla stalla. Ma è l'unica strada da percorrere per salvare quel poco che resta. Un nuovo piano regolatore per salvare il salvabile però è possibile solo a condizione che la città si liberi dalla cricca politica che della sudditanza agli interessi immobiliari ha fatto una consuetudine pluridecennale. Il comune sentire dei cittadini collegnesi, a partire da quelli che si riconoscono nei partiti di maggioranza, va in quella direzione. E' compito della politica, quella con la P maiuscola, se ancora esiste, a dargli solide gambe per camminare.
Giovanni Lava