I prati dove si vuole costruire considerati non più aree verdi
Il Campo Volo e il programma feticcio
Durante la mia lunga carriera di insegnante mi sono imbattuto in tanti colleghi davvero bravi da cui ho imparato molto. Mi è capitato anche di incontrare tanti "cattivi insegnanti", qualche volta "cattivi" solo perchè ignoranti altre perchè in malafede.Quasi sempre c'era una frase che contribuiva a metterli subito a fuoco. La frase era: "Sta scritto nel programma". Quando c'era da mettersi in gioco in prima persona, quando c'era da far fronte a situazioni impreviste e impegnative, quando c'era da adattare il proprio insegnamento alla classe, pur di evitare di esporsi si nascondevano dietro al feticcio del programma didattico che "andava portato avanti". Esaurire il programma era l'alibi per non fare i conti con la realtà degli alunni in carne e ossa, con le loro caratteristiche e le loro difficoltà, che si trovavano davanti.
I programmi sono certamente importanti e vanno rispettati, ma guai se diventano un feticcio dietro cui nascondere le miserie del momento e operazioni discutibili. Dietro un programma ridotto a feticcio si nasconde anche chi nella maggioranza continua a manipolare la realtà per giustificare il boccone amaro che si sta cucinando per la città di Collegno. Il boccone indigesto al momento ha come titolo "Piano Regolatore Generale - Luoghi di progetto "I bordi della città e le aree di via De Amicis" e "Campo Volo" - Assenso all'utilizzo dei programmi integrati (PR.IN.) e ulteriori indirizzi. (Bozza 28 settembre 2011) Si tratta della delibera di cui si discute da mesi all’interno della maggioranza di governo e che il sindaco a quanto pare intenderebbe portare all'approvazione del consiglio comunale entro il mese di ottobre. Dopo le molteplici ipotesi ufficiose, siamo alla seconda bozza ufficiale (ufficiale si fa per dire, in quanto i consiglieri di opposizione, per non parlare dei comuni cittadini, ne sono tenuti rigorosamente all'oscuro). Nell'analizzare le varie bozze si constata come si cerchi di volta in volta una pezza a colore per tappare i buchi che man mano che si procede si aprono in questa sorta di tela di Penelope. Il risultato è un vestito tutto sghembo, pieno di buchi e rattoppi, un progetto sempre più irriconoscibile rispetto a quanto prescritto dal piano regolatore generale e quanto promesso-annunciato dallo stesso sindaco in questi lunghi sette anni.
Ma torniamo al programma da cui eravamo partiti. Nel nostro caso il feticcio è dato dal programma del sindaco, che è poi la fotocopia del programma della sua coalizione. Non credo vi sia mai stato un governo che abbia tenuto fede alla lettera a quel libro dei sogni che va sotto il nome di programma elettorale. Nel nostro caso di fronte ai maldipancia e alle critiche di numerosi consiglieri della stessa maggioranza il programma viene agitato come una clava. Invece di entrare nel merito delle questioni poste si preferisce rispondere con “lo dice il programma”, lo dicono “le delibere di indirizzo”. Programma dixit. Delibera di indirizzi dixit. Peccato che di delibere di indirizzi cominciano ad essercene un po’ troppe. Del programma, poi, si prende solo quel tanto che fa alla bisogna in questo momento. Nel nostro caso del programma si prende la frase "acquisire al pubblico l'area del Campo Volo ... per realizzare un grande parco pubblico", e si ignora il passaggio dove si afferma "contenere il costruito ... non occupare nuove aree verdi".
Ma quale contraddizione, diranno loro. Quei 120 mila metri quadrati oggi liberi e “verdi” su cui si intendono realizzare 83 mila mq di superficie calpestabile (3/4 mila abitanti) in cambio dell’acquisizione dell’area del Campo Volo a Nord di viale Certosa non sono verdi! Eppure si tratta di prati lasciati incolti, ma pur sempre prati, porca miseria. Sì, dicono loro, ma non sono aree verdi, perché ormai sono aree “compromesse”, prati non più prati, insomma! (Basta guardare la foto in alto per giudicare).
La vera grande mistificazione, però, sta nel giocare con la suggestione dell’acquisizione pubblica del Campo Volo per farne un parco pubblico. Come si fa ad essere contrari all’acquisizione del Campo Volo da parte del Comune? Non era quello che tutti abbiamo chiesto sin qui? Certo che lo abbiamo chiesto e lo chiediamo ancora. Ma il prezzo che la città deve pagare va valutato o no? Acquisire costi quel che costi? Ma perché? 3/4 mila abitanti in più lungo i bordi di viale Certosa è un prezzo equo? E in cambio di cosa? Di un prato che per stessa ammissione del sindaco rimarrà così com’è per chissà quanto tempo ancora, (magari solo fino alla prossima speculazione) perché oggi non esiste alcun progetto di parco, non un euro per realizzarlo, nè per gestirlo. Questo sarebbe un buon affare? Un buon affare, ma per chi? Certamente non per la città di Collegno.
Giovanni Lava