lunedì, febbraio 08, 2010

La cucina centralizzata

Nutrire è un discorso, educare al gusto è un altro
Consiglieri in visita alla cucina centralizzata

Collegno, 8 Febbraio 2010

Visita guidata alla mensa comunale mercoledì della scorsa settimana. Tutti bardati di bianco e con le scarpe ricoperte di blu come in una sala di rianimazione, una decina di consiglieri comunali guidati dalla dietista Laura Bonato e scortati dall’assessore Tiziana Manzi e dallo chef della ditta di ristorazione Sodexho hanno fatto visita alla cucina centralizzata presso l’ex-padiglione 14 dell’ex Ospedale Psichiatrico nel parco Dalla Chiesa, dove si preparano ogni giorno 3100 pasti per le mense scolastiche e per i dipendenti comunali.



Abbiamo potuto verificare come quanto si trova scritto sul sito web del Comune risponda al vero, e cioè che le mense scolastiche offrono il meglio della ristorazione collettiva: carne garantita; prodotti ortofrutticoli biologici con esclusione di prodotti commercializzati alla “rinfusa”; pasta alimentare di marca con particolare resistenza alla cottura; grassi da condimento selezionati e rispondenti ai Regolamenti CEE; prosciutto cotto di coscia senza polifosfati; prosciutto crudo DOP Parma; uova di elevata sicurezza sottoposte a pastorizzazione; alimenti DOP (denominazione di origine protetta) ed IGP (identificazione geografica protetta).
Sulla qualità dei prodotti, tenuto conto che si tratta di una mensa collettiva e relativamente alla media dei consumi italiani, nulla da dire. Diverso il discorso invece visto dalla parte dell’utenza. In base all’esperienza di insegnante che per anni ha assistito i propri alunni alla mensa e consumato direttamente i pasti, vuoi per le condizioni in cui i pasti vengono consumati, vuoi per il tempo che passa necessariamente dal momento della cottura a quello del consumo, la qualità alla fine lascia parecchio a desiderare, non tanto per i primi quanto per alcuni secondi. Rimane poi il problema degli alunni che non consumano in tutto o in parte le poro porzioni, in particolare certi contorni e anche alcuni secondi.
Allora se la cucina centralizzata esce sempre promossa dalle visite dei genitori, consiglieri comunali, così sempre non è per i pasti al momento del consumo, basti vedere le quantità di cibo che ogni giorno finiscono nei rifiuti.
Finché il servizio è impostato in questo modo, probabilmente non si può chiedere di più. Ma un conto è risolvere in qualche modo il problema del nutrimento a scuola dei nostri ragazzi,altra cosa è parlare come si fa, spesso con grande retorica, di educazione alimentare o di educazione al gusto dei fanciulli. Educare al gusto richiede ben altro, a cominciare dal cambiamento delle condizioni e dai tempi in cui il consumo dei pasti a scuola è relegato. Si pensi che in qualche scuola media in un’ora sono programmati sei turni mensa, cioè dieci minuti a testa. Dal punto di vista degli sprechi, forse sarebbe il caso di meditare sulla necessità di un pasto completo dal primo alla frutta e orientarsi piuttosto verso un piatto unico, con la consapevolezza che a scuola, soprattutto nelle medie, il problema è solo quello di consumare il necessario per arrivare a fare poi un pasto completo a casa propria, abbandonando ogni velleità di educare all’alimentazione, visto che per fare ciò occorrerebbero tempi, modalità differenti, qualità organolettiche di altro tipo, che il consumo dilazionato rispetto alla cottura non consente. Ultimo, ma non ultimo, dovremmo porci un obiettivo terra terra: far consumare ad ognuno la quantità che desidera e far pagare solo per quello che si consuma.
Giovanni Lava