Il tentativo di partire con il classico "vogliamoci bene" della maggioranza verso l'opposizione è subito naufragato sullo scoglio del cavillo fatto sistema rappresentato dall'avvocato Boetti Villanis del Centrodestra Unito. Puntiglioso fino all'esasperazione, Boetti Villanis ha contestato tutto e di più, non sempre a torto bisogna dire. La maggioranza, complice anche l'inesperienza dei più, si è nascosta dietro le burocratiche spiegazioni del segretario Angelo Tomarchio, lasciando cadere gli aspetti più politici delle questioni poste. Un esempio per tutti. Alla contestazione che non fossero stati messi a disposizione dei consiglieri comunali lo Statuto comunale e il regolamento del consiglio comunale, giustamente è stato risposto che ormai la carta non viene più usata e che i regolamenti si trovano sul sito Web del Comune. Vero, ma far sapere ai consiglieri neoeletti (la stragrande maggioranza) della loro esistenza, invitarli a studiarseli e indicare dove trovarli sarebbe stato non solo opportuno, ma a mio avviso necessario.
Al di là della modalità di fare opposizione da palcoscenico e da parata che fa molto rumore, ma che finisce per mordere poco, due sono stati i fatti salienti della serata. Il primo è che la vicepresidenza del consiglio è andata a Simone Sansoni del M5S e non era per nulla scontato. La maggioranza come è sua abitudine storica ama scegliere come vice presidente anche il rappresentante delle opposizioni che poi strada facendo viene arruolato nella maggioranza. La scusa questa volta sarebbe stata trovata nella annunciata candidatura di un Cinquestelle alla presidenza del consiglio. Gli amici grillini, messi sull'avviso, non ci sono cascati e con la loro astensione sul candidato della maggioranza, Franco Tenivella, hanno reso possibile l'elezione alla vicepresidenza di Sansoni. Piccolo successo per CIVICA che ha caldeggiato questa soluzione. Ma va dato a Cesare quello che è di Cesare, perciò va riconosciuto anche al neo-capogruppo del pd, Daniele Molinari, di aver mantenuto la parola data e di averla fatta rispettare nell'urna. Anche questo non era del tutto scontato.
L'altra sorpresa è venuta dal neo-sindaco. Nel suo discorso d'insediamento Francesco Casciano è apparso un'altra persona. Tanto appariva scialbo e titubante in campagna elettorale, tanto è apparso sicuro e deciso nella veste di sindaco. E è stato anche breve nel discorso, cosa che non guasta mai. Certo non è mancata la retorica tipica della ditta a cui appartiene, ma non ha sbracato. Investito del ruolo è apparso trasformato. Vedremo quanto dura, ma se il buon giorno si vede dal mattino, almeno lo stile è molto diverso da quello di chi l'ha preceduto. E ha preso anche qualche impegno interessante, come quello di far partecipare le minoranze al percorso di elaborazione del bilancio comunale, lo strumento più importante di un'amministrazione perchè lì si decide dove vanno presi i soldi e dove vanno spesi. Chi ha seguito i precedenti cinque anni, si ricorderà che è stato il mio chiodo fisso quello di chiedere che il bilancio non fosse presentato alle opposizioni all'ultimo minuto e a babbo morto, quando anche l'ultimo centesimo era già stato deciso.
Che dire? Almeno nelle dichiarazioni la volontà di instaurare un diverso rapporto con le opposizioni è stata espressa e non possiamo che prenderla per buona, almeno fino a prova contraria. E la prova contraria è arrivata quasi subito su di una sciocchezza come quella di far votare al nuovo consiglio comunale la correzione di una parola nel verbale del consiglio comunale del 17 aprile scorso, quando l'allora assessore al bilancio Scolaro nel suo intervento sulla delibera del regolamento TASI disse inferiore e fu trascritto superiore. Un'inezia, ma che ha rivelato subito la fragilità delle promesse appena fatte, immagino più per insipienza che per cattiva volontà. A fronte delle contestazioni del solito Boetti Villanis, sono intervenuto con una proposta di buon senso: inserire quantomeno i termini da correggere nella frase in cui erano contenuti, perchè il senso fosse compiuto e, se non fosse stato possibile subito, di rinviare la votazione al successivo consiglio comunale. Mentre stavamo attendendo una risposta, la correzione è stata messa ai voti senza neppure dirmi "crepa", in maniera tanto fulminea che personalmente non mi sono neppure reso conto che si stesse votando, tanto che non ho votato. Il mio non voto non è stato una scelta voluta. L'oggetto non era importante, ma se cominciamo da subito a non motivare l'accoglimento o il rifiuto di una proposta che arriva dall'opposizione, se la si ignora e si va oltre, calpestando le buone intenzioni dell'avversario, non ci siamo proprio. Come non ci siamo con i banchi della maggioranza deserti ben prima che la discussione fosse terminata. Si tratta di una delle peggiori abitudini del vecchio consiglio comunale, che però era composto almeno da gente che sedeva sui banchi del consiglio comunale da alcuni decenni. Se anche i nuovi arrivati iniziano a non aver rispetto dell'istituzione Consiglio Comunale e se chi deve farlo rispettare chiude entrambi gli occhi già dal primo giorno, stiamo freschi. Tra qualche anno seduto nei banchi durante i lavori del consiglio non ci sarà più nessuno, saranno tutti stravaccati al bar, buoni solo a correre al suono della campanella per schiacciare il pulsante del voto.
Giovanni Lava