Ci sono giorni in cui vorresti scappare lontano, molto lontano dalla politica italiana. Ieri è stato uno di questi. In un colpo solo il Parlamento è riuscito al Senato ad "assolvere" Sergio De Gregorio e alla Camera ad approvare la spartizione lottizzata come sempre più di sempre delle authority, le inutili e costose authority.
Si dice che Dio confonda chi vuole perdere. Ma per i nostri partiti non ce n'è bisogno. Confusi lo sono da molto tempo, ma la fame di poltrone è sempre la stessa, anzi man mano che perdono consensi, l'appetito cresce. Bisogna capirli, queste potrebbero essere le ultime occasioni per mordere il bottino.
"Nell’attuale fase economica e sociale, è compito del Pd costruire una prospettiva nuova, che affascini e convinca i cittadini a partecipare in modo attivo e responsabile. Tocca a noi Democratici evidenziare che esiste una politica sobria, seria, che si pone come obiettivo la cura e la tutela dell’interesse generale e il futuro delle generazioni". Così parlò non Zarathustra, ma il coordinatore di Collegno del Pd Antonio Garruto nel presentare la festa del Pd di Collegno. E che festa. Si parte stasera e per ben 11 giorni si occupa piazza Torello mettendo in mostra tutta la gioielleria di famiglia. Sempre la stessa da vent'anni, Turco e Violante compresi.
Sabato nel corso della trasmissione sulla 7 "In onda" la giornalista Concita De Gregorio, ex direttore dell'Unità, quindi una che se ne intende, dialogando con un altro che se ne intende come Pippo Civati, ha detto due cose che mi hanno lasciato a bocca aperta, visto che sono le stesse che penso da tempo. Ha affermato che invece di essere quel partito del rinnovamento che aveva promesso di essere, un partito aperto alla società civile, ai movimenti, con un forte progetto di cambiamento della società italiana, il Pd si è ridotto ad una sorta di ufficio di collocamento dei propri dirigenti e fidelizzati e che la selezione dei beneficiati è avvenuta solo sulla base di una qualità: la fedeltà ai capi. Se questa è la realtà - e a Collegno ne abbiamo vistosi esempi -, non c'è poi da stupirsi più di tanto se alla prova dei fatti, il Pd si comporta come si è comportato ieri alla Camera dei Deputati. Non riescono a mettersi d'accordo su nulla con il Pdl, ma quando c'è da dividersi le poltrone che contano l'accordo lo trovano subito.
Ora nell'augurare al Pd di Collegno un successo senza precedenti della loro festa, visto che questo weekend è dedicato all'ambiente con due incontri pubblici, sabato sul tema "Verso la conferenza di Rio, rafforzare e rinnovare l'impegno politico per lo sviluppo sostenibile globale" e domenica su "Energia, quali sfide per l'Italia ed i nostri territori", che almeno un po' di quanto verrà detto, venga poi messo in pratica anche a Collegno, riconciliando la teoria con la prassi, per esempio mettendo fine una volta per tutte al consumo di suolo e alla impermeabilizzazione del terreno.
Ma riprendendo il tema iniziale, per salvarsi è sufficiente scappare dalla politica italiana? Dopo la visione ieri sera presso il Centro cinematografico l'Incontro di via Bendini di "The Big Fix", il film che ha vinto il recente festival torinese di Cinemambiente e che racconta le conseguenze del disastro ambientale e sanitario provocato dalla fuoriuscita del petrolio dalla piattaforma Bp nel Golfo del Messico due anni fa, mi son fatto l'idea che non possiamo nutrire grandi speranze per il futuro dell'umanità se quanto mostra il film può accadere in quella che viene definita "la più grande democrazia del mondo". Allora il 6 giugno 2012 è un giorno proprio da dimenticare.
Giovanni Lava