A pochi giorni dalla commissione ambiente in cui Francesco Casciano, amministratore delegato di CIDIU Servizi, testimoniava gli ottimi risultati ottenuti nel campo della raccolta differenziata, la Provincia di Torino ha gelato tutti con i dati relativi alla destinazione finale della stessa. Una quota consistente torna in discarica per la scadente qualità della differenziazione.
In particolare la plastica: il 30% finisce in discarica, il 29% viene incenerito, solo il restante 41% viene riciclato. Altro che trionfalismi. Se la raccolta differenziata in Provincia di Torino viaggia intorno al 50 per cento e poi di questo 50% una fetta consistente finisce in discarica, significa che l'impegno dei cittadini e i costi della raccolta differenziata sono vanificati da un sistema che non funziona. Quindi ancora una volta verifichiamo che tra il dire e il fare corre il classico mare. E la situazione collegnese non si discosta granchè da quella complessiva della provincia di Torino. Ora la Provincia cerca di correre ai ripari con una campagna di sensibilizzazione e con una serie di manifesti ad hoc:
Ma se la Provincia si mobilita, il Comune di Collegno che cosa fa? Continua a sperimentare la raccolta differenziata nei mercati. Dopo sei anni dall'introduzione del porta a porta, il 15 ottobre 2011 è partita la sperimentazione della raccolta differenziata nei mercati, ma non in tutti. Per il momento solo quello del giovedì a Terracorta e quello del sabato in piazza Torello. Dopo sette mesi di sperimentazione, positiva secondo il Cidiu, che cosa si fa? Si estende la raccolta differenziata anche agli altri mercati cittadini? NO! Si continua a sperimentare sempre e solo nei due mercati. Incredibile, ma è così.
I dati presentati in commissione, relativi ai primi tre mesi di sperimentazione (27 giorni complessivi di mercato) sono i seguenti: il costo medio per ogni giorno di mercato con raccolta differenziata sperimentale è stato di 1070 euro contro i 731 precedenti (+ 339 euro al giorno), quindi il costo del servizio totale è balzato da 19.725 a 30.906 euro. Se si considera che sul conferimento in discarica, calcolato senza sperimentazione in 4.325 e con la sperimentazione in 692 euro, si è risparmiato 3.633 euro, il costo in più per ogni trimestre è pari a 7.548 euro. E questo solo per due mercati su 5.
Se il costo in più non è poco, non da poco sono i vantaggi: fine dello sconcio che si presentava agli occhi dei cittadini per tutti i pomeriggi dei giorni di mercato con piazze sporche e inagibili e recupero e riciclo della plastica e del legno delle cassette, del cartone e dell'organico.
Come CIVICA abbiamo ribadito in commissione che resta per noi intollerabile che si proceda ancora solo con la sperimentazione e non si vada a regime con la raccolta differenziata puntuale anche negli altri mercati, in particolare in quello più grande e affollato di Santa Maria al mercoledì.
Ma non siamo indifferenti in tempi come questi ai costi. Non vogliamo che il costo in più incida sulla tassa rifiuti nè sulla collettività. Le strade non possono che essere due soltanto: costi più contenuti e/o a carico di chi li produce i rifiuti. Nel corso della commissione abbiamo chiesto al presidente Cidiu Servizi Casciano di dirci una volta per tutte se all'interno dell'azienda (che conta 356 dipendenti) vi siano o meno gli esuberi di cui con insistenza si parla da anni. A domanda precisa e secca è seguita una risposta tanto lunga quanto nebulosa, che abbiamo per comodità tradotto in: gli esuberi dipendono dai servizi che si erogano e dalla loro qualità. Ne sappiamo come prima. Abbiamo posto questa domanda per un semplice motivo: la sperimentazione nei mercati viene fatta con un appalto alla cooperativa Triciclo. E' evidente che se il servizio fosse assorbito dal Cidiu con una riorganizzazione aziendale della manodopera i costi del servizio nei mercati automaticamente si ridimensionerebbe.
Stamane poi abbiamo saputo dai mercatali di Santa Maria che i cumuli di cassette di legno e di plastica a fine mercato spariscono ad opera di "riciclatori spontanei" che poi le rivendono a ditte che le riutilizzano. La cosa va verificata, perchè non vorremmo che il riciclo abusivo fosse meno costoso economicamente e più ecologico di quello praticato con la sperimentazione che utilizza presse, di cui si paga il noleggio, per compattarle, e quindi per distruggerle, quando potrebbero essere riutilizzate tal quali.
Giovanni Lava