domenica, gennaio 11, 2015

Il PEC DI VIA LEOPARDI E LA BONIFICA DIMENTICATA

I solventi clorurati continuano a superare i limiti consentiti.
Le bonifiche a Collegno non finiscono mai come i famosi esami di Eduardo. E' quanto accade per l'area inquinata del PEC di via Leopardi. CIVICA ha accompagnato in Provincia appena prima di Natale una delegazione di abitanti dei condomini interessati dalla bonifica per saperne qualcosa di più dal dottor Gian Luigi Soldi, responsabile discariche e bonifiche dell'ente. La situazione emersa dall'incontro è sufficientemente ingarbugliata, tanto che dalla Provincia non sono stati in grado di dirci se e quando la bonifica potrà essere considerata conclusa.
Per comprendere meglio la vicenda occorre fare un passo indietro rileggendosi l'articolo pubblicato su Punto di Vista nel maggio del 2014. Così scrivevo allora:

A guardarla così l’area della bonifica al fondo di via Leopardi ha proprio l’aria di essere in completo stato di abbandono. Tubi sganciati, arrugginiti, erba alta. La bonifica relativa al Pec di via Leopardi va avanti da più di dieci anni, da quando furono costruiti i palazzi che fanno corona a piazza Pertini. Il terreno venduto dalla Fiat come buono, si rivelò ampiamente inquinato dai residui industriali dell’Iveco. I palazzi furono costruiti lo stesso (qualcuno un po’ più in là), qualcosa fu bonificato con l’asportazione del terreno di superficie, ma l’inquinamento della falda acquifera con importanti quantità di solventi clorurati restò lì. Fu così che l’area lato nord dell’ultimo edificio fu recintata e si avviò a spese delle imprese edilizie - le solite cooperative bianche e rosse e gli operatori privati che fraternamente si sono spartiti i milioni di metri cubi con cui è stata cementificata la città - la bonifica con la tecnica SVE. La tecnica consiste nell’aspirazione dell’aria dalla fascia interstiziale del terreno, cioè quella bagnata dall’acqua negli oscillamenti della falda sotterranea. Gli inquinanti vengono imprigionati dal terreno e da questi rilasciati all’esterno attraverso i tubi forniti di filtri ai carboni attivi. E’ una tecnica che pare dia buoni risultati, ma occorre molto tempo. I tecnici dell’Arpa periodicamente controllano i livelli di inquinamento e solo quando  i dati scendono sotto i livelli di legge, la bonifica si può dire conclusa.
Nel mese di aprile scorso è stata consegnata dall’Arpa al Comune l’ultima relazione dalla quale risulterebbe che gli inquinanti sono scesi sotto i livelli di guardia. Se ciò dovesse essere confermato, l’opera di bonifica  si potrebbe dire terminata. L’ultima parola però spetta ai tecnici della Provincia. A loro dire, se davvero le cose stanno così, visto che a loro non è stata ancora consegnata l’ultima analisi, in circa sei mesi rilascerebbero la certificazione di avvenuta bonifica che avrebbe come conseguenza la restituzione alle imprese della fideiussione rilasciata a garanzia e ai proprietari dei condomini di piazza Pertini la disponibilità dell’area.
I condizionali sono d’obbligo per tutta una serie di variabili che possono influenzare il risultato. Innanzitutto la burocrazia, ma anche la mutabilità dei risultati. Come spiegano i tecnici la situazione in quell’area non è stabile. Per esempio c’è il sospetto che se da una parte gli inquinanti vengono imprigionati dai filtri, dall’altra altri se ne possono aggiungere provenienti dal sottosuolo della  vicina Alenia. Ad inquinare ci vuole poco, a venirne fuori tutt’altro che facile.

In realtà come abbiamo potuto verificare grazie all'incontro in Provincia la relazione dell'Arpa era sì di aprile, ma non del 2014 come ci era stato detto in Comune, ma del 2013. L'Arpa attesta la presenza ancora di inquinanti in quantità superiore alla norma. In particolare a superare i limiti consentiti sono il tetracloroetilene e il dicloroetilene, solventi clorurati di cui è accertata la tossicità, mentre sul fatto che siano cancerogeni vi sono pareri discordanti (prove di laboratorio lo attestano nei topi). La loro presenza è riscontrata sia a monte che a valle dell'area di bonifica. L'Arpa segnala l'otturazione di uno dei piezometri (tubo) installati a monte, cosa che non consente di accertare se l'inquinamento è localizzato oppure è alimentato dalla stessa falda.
Sulla base di questa relazione ci risulta che l'impresa Rosazza Spa, che funge da impresa capofila responsabile della bonifica dell'area, nel febbraio del 2014 ha scritto una raccomandata al Comune, alla Provincia, all'Arpa, all'Asl e alla Regione Piemonte in cui ammette che contrariamente alle previsioni i risultati delle attività di monitoraggio condotte non consentono di spegnere l'impianto e considerare conclusa l'opera di bonifica. Alla luce di questi risultati la Rosazza annuncia la presentazione di un nuovo progetto di bonifica per migliorare la capacità dell'impianto. Non è dato sapere se alle parole siano seguiti i fatti. A naso si direbbe di no. Dunque forse qualcuno in Comune deve darsi una mossa e uscire dall'apparente letargo e chieder conto di questo impegno.
Per avere qualche risposta in più come CIVICA abbiamo presentato un'interrogazione (leggi), finalizzata anche a capire se le fideiussioni a suo tempo concesse dalle imprese costruttrici alla Regione in garanzia che i lavori di bonifica sarebbero stati portati a termine sono ancora valide e se è il caso che il Comune, la Provincia o la Regioni le utilizzino per portare a termine la bonifica in prima persona.
Giovanni Lava