Sala debordante di cittadini arrabbiati giovedì scorso a Grugliasco da una parte e dall'altra sindaci, assessori, tecnici Asl e Arpa al centro dell'arena separati anche fisicamente dalle transenne. Due mondi estranei, inconciliabili e incomunicabili. Il primo senza diritto di parola urlava a squarciagola il proprio disappunto, il secondo con diritto di parola sussurrava cifre e rassicurazioni ma avrebbe potuto anche stare zitto fosse per il risultato ottenuto sulla platea. A dirigere lo spettacolo la premiere dame grugliaschese Erika Faienza apostrofata ad ogni intervento con "dimissioni, dimissioni".
Una sola cosa è stata chiara ed evidente: il comitato locale di controllo dell'inceneritore convocato d'urgenza dopo gli allarmi dovuti ai fumi e alle puzze delle scorse settimane più che chiarezza ha creato solo confusione. Gli addetti ai lavori di Arpa, Asl e Trm trincerati dietro le loro slide e la loro serie di numeri non sono stati in grado di fugare alcuno dei dubbi circa il corretto funzionamento dell'impianto. Qualche tecnico si è dimostrato poi assolutamente non all'altezza culturale della situazione, proseguendo imperterrito ad illustrare il sesso degli angeli con il sorrisino sulle labbra.
Va anche detto per onesta che per qualche esagitato del pubblico, nulla sarebbe stato in grado di rassicurarlo, a prescindere. Anzi, l'equazione inceneritore=cancro sarebbe la sola ritenuta certa.
Un comitato di controllo così come è stato organizzato non dà alcuna garanzia e quindi non può essere credibile. Un comitato di controllo che non contempli la partecipazione diretta di cittadini e di tecnici indipendenti non può che cantarsela e suonarsela da solo.
Va però anche detto che concentrare la battaglia contro l'inceneritore coltivando esclusivamente una sorta di terrorismo psicologico solo sui rischi per la salute e relegando in secondo piano il resto a me pare fuorviante. L'utilizzo degli inceneritori non risolve il problema dello smaltimento dei rifiuti e comporta uno spreco enorme di materie prime riciclabili. L'alta percentuale del residuo velenoso dell'incenerimento (circa il trenta per cento) comporta ancora l'uso di discariche, per di più speciali. Poi è evidente che c'è il problema di una fonte in più di inquinamento. Ma siamo davvero sicuri che sia quella la più importante per i rischi alla salute o non piuttosto il traffico automobilistico a fare la parte del leone? O la cosiddetta chimica nel piatto?
Per me resta un mistero sul perchè su questi fronti (ce ne sono poi tanti altri) pare che nessuno si scaldi più di tanto.
Giovanni Lava