La commissione d'indagine sulla TOP, dopo che in molti la davano prematuramente estinta, è stata convocata per giovedì della scorsa settimana dopo circa quattro mesi dall'ultima riunione. Ed è stata subito baruffa tra il presidente Superbo e molti commissari, in particolare il sottoscritto, stufi di essere presi in giro.
Due le novità di giornata. La prima è stata la consegna ai commissari di copia della transazione sottoscritta dal Comune e dalla liquidatrice della TOP. Una transazione che mette la parola fine alla incredibile vertenza legale promossa dagli ultimi amministratori della società contro il Comune, a cui chiedevano di pagare 307.377,61 euro per prestazioni eseguite e mai onorate, somme, però, non dovute a detta dei dirigenti comunali. La transazione prevede invece di riconoscere alla TOP 122 mila euro, circa il 40 per cento di quanto preteso. A pagare ovviamente ancora una volta saranno i cittadini collegnesi. Una transazione che non cancella però alcune domande rimaste senza risposta: perchè le fatture furono emesse in ritardo? perchè gli uffici comunali non le vollero pagare? se i lavori fatturati non furono riconosciuti allora, perchè in parte li si riconosce ora ?
Queste domande vorremmo poterle rivolgere al dirigente dei lavori pubblici. E' un anno almeno che aspettiamo che il presidente della commissione lo convochi per un'audizione ed è un anno che aspettiamo invano. Ora che hanno transato e dopo le vivaci proteste sarà forse la volta buona per ascoltarlo. A babbo morto naturalmente.
La seconda novità è rappresentata dalla notizia che la liquidatrice avrebbe offerto ai creditori della TOP il 65% di quanto dovuto. Nella precedente riunione di giugno, la stessa professionista aveva affermato che avrebbe offerto solo il 50% del dovuto e i creditori non solo si sarebbero accontentati, ma si sarebbero anche leccato i baffi. Non solo, ci si disse che i 276.143 euro che il Comune deliberava di versare, sarebbero bastati a coprire le perdite della TOP, ovviamente a condizione che i creditori accettassero il 50%. In quell'occasione ci dissero anche che il Comune non aveva altra strada da percorrere e che se il consiglio comunale non avesse votato la delibera sarebbe stato chiamato a risponderne, perchè avrebbe causato un danno al Comune e quindi all'erario.
Poi a luglio è arrivata la delibera della Corte dei Conti che sostiene il contrario, infatti afferma che: "non sussiste un obbligo per il Comune di assumere a carico del proprio bilancio i debiti societari rimasti insoddisfatti all'esito della procedura di liquidazione. Sussistendone le condizioni, infatti, spetta di regola al creditore agire affinchè il Comune sia chiamato a rispondere dei debiti della società partecipata". Più chiaro di così! Ma la Corte dei Conti poi aggiunge che non si può escludere in astratto il fatto che il Comune si accolli i debiti di sua iniziativa. Una scelta che la Corte definisce discrezionale che però va adeguatamente motivata "poichè con essa il Comune decide di rinunziare al limite legale della responsabilità patrimoniale per debiti". In soldoni il Comune, accollandosi i debiti di sua iniziativa, rinuncia alla possibilità di rivalersi sugli eventuali responsabili. Più motivazione adeguata di questa? In realtà sia la conduzione dei lavori della commissione di indagine, nei tempi e nelle modalità adottate, sia le scelte dell'amministrazione hanno avuto un solo ed unico scopo: evitare ogni possibile conseguenza negativa, politica e personale, per gli amministratori della TOP. In commissione ho tradotto questa mission con l'imperativo: "Salvate il soldato Ryan e tutti i suoi commilitoni".
Per chi volesse saperne di più si rilegga il post
http://www.civicacollegno.blogspot.it/2013/07/una-patacca-costata-piu-di-un-milione.html
Giovanni Lava