"Mafie e corruzione sono una minaccia
seria, concreta e attuale per la democrazia italiana e per la sua
economia". Esordisce così la presentazione che accompagna la Carta di Pisa,
il codice etico per amministratori e consiglieri comunali elaborato da Avviso
Pubblico e approvato dal consiglio comunale di Collegno giovedì scorso, il 19 novembre.
Un'iniziativa voluta fortemente dalla giunta collegnese e dal suo assessore Matteo Cavallone, iniziativa da cui CIVICA si è
dissociata, perchè pur condividendone
gli obiettivi di lotta alle mafie e alla corruzione dilagante riteniamo che lo strumento sia del tutto inadeguato al loro
raggiungimento.
Calata dall'alto, non emendabile, la Carta di Pisa ci è apparsa un proposito tanto buono quanto inutile visto che di fatto non incide seriamente sul cancro della corruzione e non è
pensabile che riesca là dove nulla han potuto finora le leggi e le pene da esse
previste.
A nostro avviso la Carta di Pisa è figlia di un'operazione ipocrita, perchè nel prevedere tutta una serie di obblighi e divieti,
dimentica guarda caso di intervenire sul malcostume, molto diffuso purtroppo anche qui
da noi, di riciclare sindaci e assessori nelle società partecipate pubbliche, il CIDIU in
primis.
CIVICA si batte da anni per
introdurre nei regolamenti comunali il divieto per sindaci, assessori e
dirigenti di partito di essere nominati nelle partecipate prima che siano
trascorsi almeno cinque anni dalla fine dell'incarico amministrativo o politico
ricoperto. Una regola semplice e di buon senso per evitare che mentre si
amministra la cosa pubblica si lavori per garantirsi una poltrona a fine
incarico. O che da segretario di partito si giostri per garantirsi una poltrona in qualche società pubblica. Un divieto sempre bocciato dal Pd e dai suoi alleati.
La Carta di Pisa all'articolo 11 afferma che "l'amministratore
che negli ultimi 5 anni ha esercitato poteri autoritativi o negoziali per conto
dell'amministrazione non può svolgere nei 5 anni successivi alla cessazione del
suo mandato, attività lavorativa o professionale presso soggetti privati
destinatari delle sue decisioni e attività". In soldoni si vieta per 5
anni di assumere incarichi presso i privati che hanno avuto rapporti con
l'amministrazione e ci si dimentica che il malcostume da combattere più diffuso qui da noi non è tanto
quello quanto il riciclaggio nei consigli di amministrazione delle partecipate comunali dei politici senza nè arte nè parte che non si è riusciti a promuovere in
parlamento o in regione e perciò li si gratifica con una poltrona al CIDIU, alla SMAT o all'ATC.
D'altra parte se come presidente di Avviso
Pubblico abbiamo il sindaco di Grugliasco Montà che insieme ai suoi colleghi sindaci di
Collegno di queste spartizioni è uno degli attori principali della Zona Ovest, sarebbe stato ben strano che
un divieto come quello voluto da CIVICA trovasse spazio nella Carta di Pisa. Il
fatto poi che Avviso Pubblico sia nato da una costola di Libera, la nota
associazione ispirata da don Ciotti, i cui meriti nella lotta alle mafie e alla
corruzione sono indiscutibili, non è a nostro avviso sufficiente di per sè a
rendere Avviso Pubblico necessariamente un soggetto molto diverso dalle tante
lobby e cordate di potere che allignano in Italia sotto le sembianze di nobilissime
iniziative.
La perspicacia con la quale il Pd ha perseguito
l'approvazione della Carta di Pisa, respingendo obiezioni ed emendamenti e affermando l'importanza di non modificarla o rinviarla per il ruolo che avrebbe nella lotta alla mafia e alla corruzione, fa a pugni con i
comportamenti concreti che lo stesso partito ha avuto nei casi in cui il
malaffare ha sfiorato suoi iscritti o suoi alleati.
Vogliamo ricordare come nella scorsa consiliatura
hanno tenuto per un anno la poltrona disponibile al loro assessore rinviato a giudizio per concussione, difendendolo in consiglio a spada tratta e con arroganza, spergiurando sulla sua innocenza, dimenticandosi poi a condanna avvenuta di proferire una sola parola di condanna o di semplice presa di
distanza?
Oppure nel recente caso in cui un loro alleato
alle elezioni è stato condannato per voto di scambio, dove non solo non si sono
accorti di nulla in campagna elettorale ma hanno dovuto aspettare le interrogazioni di CIVICA per pronunciare una timida dissociazione solo a condanna avvenuta, senza in ogni caso nessun mea culpa, visto che i voti come il denaro non hanno a quanto pare un cattivo odore.
Per CIVICA sono solo i comportamenti concreti a poter rappresentare un argine contro la mala politica non
certo codici etici formali che non incidono di una virgola, che fanno fine ma non impegnano. Proprio per questo
CIVICA non ha partecipato al voto per non avvalorare questo trionfo
dell'ipocrisia neppure con un voto contro.
Abbiamo in consiglio espresso anche la nostra
disapprovazione per l'emendamento con il quale il M5S voleva introdurre l'obbligo per
tutti, compresi i consiglieri comunali, di pubblicare online la propria fedina penale. La legge già prevede quali siano i casi di illegibilità o incandidabilità per chiunque si candidi. Esistono poi sacrosanti diritti alla privacy che sarebbero
violati. Infine i fatti di cronaca dimostrano come non sia
certo la fedina penale a garantire alcunché.
Ancora una volta CIVICA con coerenza e senza calcoli politici ha preferito con coerenza assumere una posizione solitaria nel panorama asfittico della politichetta collegnese. Meglio soli che male accompagnati: in questo quadro è l'unica consolazione che ci resta.
Giovanni Lava