Tante le manifestazioni di interesse e siamo solo a metà del guado.
La cautela è d'obbligo, conoscendo i nostri polli. Ma l'iniziativa dell'amministrazione comunale che va sotto il nome di Collegno Rigenera, dopo le criticità iniziali, pare aver imboccato la strada giusta.
Innanzitutto è stata prorogata la scadenza dal 15 settembre al 30 di ottobre. Poi hanno preso atto delle critiche venute soprattutto da CIVICA per un avvio che aveva lasciato di fatto fuori il consiglio comunale, l'organo che per legge dovrà accogliere o bocciare le proposte che arriveranno.
Giovedì scorso, infatti, in commissione urbanistica l'assessore Barbara Martina ha illustrato lo stato dell'arte del percorso e non sono mancate le sorprese. La più eclatante è quella che vede l'area di via Antonelli (Metropolis) e quella dell'ex Mandelli interessate a salire sul carro di Collegno Rigenera. Ma le due proprietà non si erano avvalse tre e due anni fa della legge 106? Che fine hanno fatto gli impegni allora sottoscritti con il Comune? Carta straccia. Con che credibilità oggi tornano a bussare alle porte del Comune? Forse è bene ricordare che contro la delibera Mandelli a votare da sola fu CIVICA. Fummo indicati al pubblico ludibrio. Etichettati come nemici del recupero di quell'area. Ora possiamo ben dire di aver avuto ragione di diffidare di un megaprogetto dall'evidente sapore preelettorale.
In ogni caso ad oggi le manifestazioni d'interesse pervenute sono quelle relative alle aree di seguito elencate: ex cinema Regina di via San Massimo; quella di Corso Francia tra via Cairoli e via Lamarmora (ex Parisienne e mobilificio l'Economica), l'area compresa tra la ferrovia, via S. Massimo e via Torino di proprietà delle Ferrovie dello Stato (ex sottostazione e residenze del personale delle ferrovie), l'area agricola lungo corso Sacco e Vanzetti nel Parco della Dora, l'area dell'ex deposito della Gtt su corso Francia; un area in via Pianezza, quella di via Antonelli (il palazzone di Metropolis); area ex Moreggia di via De Amicis.
L'elenco non finisce qui, perchè seppur ancora non formalizzate, incontri con l'amministrazione, preliminari alla formalizzazione di manifestazione d'interesse, ci sono stati tra i proprietari delle ex acciaierie Mandelli e Protex, della ex Sandretto di via Manzoni, di Prima Industrie e il Comune di Torino per l'area dell'ex torre dell'acquedotto di via Catania.
Non bastasse tutta questa carne al fuoco, l'amministrazione intende mettere sul piatto una serie di aree di proprietà comunale che ritiene possano contribuire a "rigenerare" la città: aree di corso Pastrengo vicine all'ex Mandelli, aree limitrofe al comparto dell'Area Centrale, i Laboratori di piazzale Avis, l'area di via Catania e l'area della ex stazione delle ferrovie di via Colombo.
A questo punto in attesa del termine del 30 ottobre, l'assessore Martina ha indicato le prossime fasi di percorso: la formalizzazione di un gruppo di lavoro che si occupi dell'istruttoria delle proposte e dei relativi progetti; una fase di partecipazione attraverso il coinvolgimento dei comitati di quartieri e dei cittadini con l'allestimento di chioschi informativi all'interno delle manifestazioni cittadine: una fase di concertazione che coinvolga i proponenti pubblici o privati, l'amministrazione e enti come la Città Metropolitana e la Regione.
Contemporaneamente proseguirà il lavoro di aggiornamento della commissione urbanistica (la prossima - è stato detto - si terrà subito dopo la conclusione del bando). A ciò si aggiungerà una Commissione cittadina che veda rappresentanti dei comitati di quartieri e del gruppo di lavoro di approfondimento. Infine, nelle intenzioni dell'amministrazione, vi è anche il proposito di coinvolgere nel processo giovani architetti iscritti all'Albo.
Il programma, dunque, è quanto mai ambizioso. Nelle intenzioni si vorrebbe rivoltare la città come un calzino e riqualificare tutto ciò che merita di essere riqualificato senza produrre nuovo consumo di territorio, anche se il premio del 35% di cubatura e la possibilità di ribaltare in altre zone della città questa cubatura suscita molte preoccupazioni.
Un altro rischio è quello che ogni intervento faccia storia a sè senza un disegno unitario che lo giustifichi. Trovare poi un equo interesse pubblico non sarà cosa da poco. Infine la scarsità delle risorse economiche sia pubbliche che private possono produrre progetti di massima che resteranno sulla carta. Così in una sorta di tela di Penelope si continuerà a progettare e riprogettare senza mai giungere ad una fine degna e a tempi accettabili di realizzazione.
Detto ciò come CIVICA, pur tenendo fermo il nostro atteggiamento critico da forza di opposizione responsabile, non possiamo non seguire e incoraggiare questo percorso di rigenerazione urbana che sta mettendo in gioco così tanti soggetti e si spera anche tanti cittadini. La nostra diffidenza è immutata rispetto alla genuinità delle scelte e dei percorsi, ma siamo pronti a fare la nostra parte.
In commissione urbanistica abbiamo proposto, una volta conclusa questa prima fase di ricognizione, di provare come consiglio comunale a individuare dei criteri di valutazione prima di arrivare a decidere quali proposte sono accoglibili e quali vanno rifiutate. Ci sembra di aver capito che da parte della maggioranza vi è la disponibilità a lavorare insieme. Avremo modo di verificarlo molto presto.
Giovanni Lava