Sui tempi per l’approvazione del Bilancio comunale Collegno si conferma primo della classe. Non è stato necessario neppure il secondo giorno di Consiglio comunale che era stato programmato. L’Amministrazione collegnese se ne fa un baffo della proroga del Governo al 30 aprile del termine per l’approvazione del Bilancio. Ma non è tutto oro quello che luccica. Intanto si è registrato il primo strappo nella coalizione di maggioranza. Due consiglieri di Italia dei Valori, Maria Torre Criniti e Michele Cicchetti, hanno votato a favore dell’emendamento presentato da CIVICA che voleva lo stralcio di Villa Guaita dall’elenco delle alienazioni e contro la delibera della Giunta, un segnale del malessere che alberga dentro Italia dei Valori dal giorno successivo alle elezioni. La fretta poi di approvare il bilancio entro il termine del 31 dicembre 2009, corretta da un punto di vista formale ma di fatto ha reso impossibile qualsiasi reale approfondimento in un momento di emergenza come quello che stiamo attraversando, sia sul fronte di ogni possibile provvedimento a favore delle famiglie in difficoltà e sia su quello dei possibili tagli alle spese superflue.
Il pareggio obbligatorio del Bilancio comunale avviene sulla cifra di Euro 49.779.090,00. Dicevamo della fretta. Basti pensare che le commissioni consiliari in cui veniva illustrato a noi poveri consiglieri comunali di opposizione, ma a quelli di maggioranza non è andata meglio, si sono svolte il 9 e l’11 dicembre. Il termine per la presentazione degli emendamenti era scaduto il 7 dicembre! E il materiale da consultare era stato consegnato una settimana prima. Davvero impossibile metterci le mani. Probabilmente, nonostante la maggioranza bulgara di cui dispone il nostro sindaco, permettere ai consiglieri di opposizione (e di maggioranza) di ficcarci troppo il naso era da evitare. Ma dietro tanta velocità si nasconde anche un’altra cosa: il bilancio fotocopia. Di fatto le voci che sono state modificate rispetto al bilancio precedente sono molto poco. È evidente che se devo elaborare un bilancio fotocopia di quello precedente non occorre tanto tempo, se invece voglio apportare delle vere modifiche, allora mi occorre più tempo per far quadrare i conti, conciliarli con le esigenze reali e con le richieste dei consiglieri. In sostanza anche se a livello comunale non esiste il voto di fiducia, la procedura adottata ha ottenuto lo stesso scopo: impedire ai consiglieri di opposizione (ma soprattutto a quelli di maggioranza) di infilarci troppo il naso.
Ma veniamo alla delibera sulle alienazioni. Si tratta di una delle delibere che accompagnano il Bilancio e serve a fare l’elenco dei beni comunali da vendere per far quadrare i conti. Tra gli altri nell’elenco si trova l’edificio di via Oberdan dove si trovavano gli ambulatori dell’Asl che viene messo in vendita ad una cifra che supera i tre milioni di Euro. Tra i beni da alienare c’è anche tutto il complesso di Villa Guaita, un edificio dell’Ottocento nel Centro storico che ospitava il vecchio municipio collegnese. Ma per questo edificio non sono indicate cifre da inserire in Bilancio, tanto da dedurne che non se ne prevede l’alienazione nel corso dell’esercizio finanziario 2010. Allora perché metterlo? Il motivo sta nel fatto che grazie a una delle tante leggi del Centrodestra a firma del Ministro Brunetta in questo modo il solo inserimento nell’elenco delle alienazioni consente la variazione della destinazione d’uso da edificio destinato a servizi a edificio residenziale. Non occorre una Variante con tutto il fastidio delle norme da rispettare, il controllo della Regione, ecc.
Dalla discussione in commissione era emerso che su Villa Guaita l’Amministrazione ha avviato dei ragionamenti, ma che ancora non vi è nulla di definito. L’emendamento presentato dal sottoscritto chiedeva di cancellare dall’elenco delle alienazioni Villa Guaita in attesa di avere prima un progetto di massima e poi eventualmente di inserirlo il prossimo anno tra le alienazioni possibili, in sostanza di non mettere il carro davanti ai buoi, utilizzando una procedura che bypassa sostanzialmente tutte le procedure normali di una variante al piano regolatore. Con l’approvazione di questa delibera di fatto la Giunta può in teoria in qualsiasi momento vendere l’immobile, senza doverne chiedere l’approvazione al consiglio comunale. Hanno assicurato che non lo faranno, ma, come si dice, fidarsi è bene, non fidarsi è meglio! A nulla è valso l’invito alla maggioranza di votare l’emendamento, che non pregiudicava nulla dei progetti dell’amministrazione, anche come segnale di buona volontà sul terreno dell’urbanistica, un terreno su cui tante riserve e promesse vengono elargite da anni senza che nei fatti nulla cambi.
Ed è su questo punto che vi è stato lo strappo da applauso di due consiglieri su tre dell’Italia dei Valori che hanno votato a favore dell’emendamento. Questo episodio rende eclatante la crisi di un partito che nella vigilia preelettorale si era presentato come il partito che avrebbe “costretto” il Pd ad un deciso “cambio di passo” nella gestione della cosa pubblica collegnese e che invece finora si è dimostrato diviso, passivo e sostanzialmente politicamente appiattito sul Partito democratico. Forse non era proprio quanto si aspettavano i tanti elettori che gli avevano affidato il proprio voto con la speranza in un cambiamento della politica amministrativa a Collegno!
Collegno, 18 dicembre 2009
Giovanni Lava