venerdì, maggio 14, 2010

Sotto la retorica, solo un po' di mestiere

Società partecipate e i politici riciclati da manager
Leggo che Collegno Discute ( http://collegnodiscute.netsons.org/2010/05/13/top-al-top/ ) ha lanciato il tema ...
... delle nomine nelle partecipate e nel lanciarlo mi tira in ballo, chiedendosi, visto il mio post di qualche giorno fa che anticipava le probabili prossime nomine alla Top e a Punto Ambiente, perchè un ex assessore non possa essere l'uomo giusto al posto giusto. Beh, innanzitutto non si capisce come chi  ha già dato scarsa prova come assessore, possa andar bene come manager. Ma la questione è però un'altra e va sotto il nome ormai abusato di CASTA. Negli ultimi decenni una casta inamovibile si è impossessata della cosa pubblica e pur a fronte di risultati a volte davvero molto scadenti continua ad occupare le poltrone e continua a far danni. A Collegno abbiamo degli esempi eclatanti. Una girandola sulle poltrone sempre dei soliti noti, per lo più gente senza nè arte nè parte. La mozione presentata da CIVICA  ( http://civicacollegno.blogspot.com/2009/11/mozione-requisiti-nomine.html ) sui criteri per le nomine, bocciata dalla maggioranza, voleva introdurre alcune limitazioni, se non altro per allontanare il sospetto che chi ricopre la carica di sindaco o di assessore si preoccupi innanzitutto di come sbarcare il lunario a fine mandato. In sostanza chiedeva che sindaci ed assessori restassero fermi almeno un giro. Invece a Collegno, prima ancora di dismettere un incarico hanno già opzionato quello successivo. Se nonostante ciò i risultati fossero buoni, pazienza. Ma qui continuiamo a riciclare le solite mezze calzette e poi ci si lamenta dei risultati deludenti, quando non disastrosi, delle società partecipate. E il cittadino paga. Ma perchè un sindaco eletto con più del 60 % di voti continua a fare scelte di così basso profilo (vedasi assessori)? Perchè le scelte sono sempre al ribasso e così poco ambiziose? (L'unica ambizione che non scarseggia a Collegno è quella individuale della carriera futura, non quella di una politica innovativa, vicina ai bisogni morali e materiali dei cittadini). Credo che i motivi siano riconducibili sostanzialmente a due: la limitatezza degli orizzonti - sotto la retorica poco o niente, solo un po' di mestiere - e la precarietà degli equilibri. Infatti la maggioranza assoluta del Pd si regge su rapporti di forza molto precari, su ricatti incrociati che favoriscono la conservazione.
Ma per tornare al quesito posto da Collegno Discute: non mi stupisce che non si condividano del tutto le posizioni di Civica quando il problema è come sottrarre potere al Pd nella gestione del potere, più che nel cercare di cambiarne i metodi e i contenuti.
Giovanni Lava