mercoledì, settembre 06, 2017

LE CARIATIDI COLLEGNESI

La commemorazione del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.
Il primo appuntamento pubblico dopo la feria d'agosto a Collegno è la commemorazione del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa,  trucidato dalla mafia il 3 settembre di 35 anni fa. Esserci è d'obbligo per chi come me ha ancora il vizio dell'impegno civile. Anche se come capita ogni volta il dubbio se partecipare o meno è forte. Onorare il generale caduto per mano della mafia o piuttosto evitare di sorbirsi il melenso cerimoniale e la retorica debordante del sindaco pro-tempore?
Di solito a ristabilire ogni anno un po' di equilibrio e di senso arriva il discorso dell'oratore ufficiale. Magistrati, giornalisti, personalità del mondo civile ... non hanno quasi mai deluso, evitando le banalità che ricorrenze simili possono generare.
Quest'anno il discorso ufficiale è stato affidato al presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, presenza che ha richiamato come mosche gran parte dei sindaci della Zona Ovest di Torino con le loro brave fasce tricolori. Così dopo essersmi sorbito il solito elenco delle cariatidi politiche collegnesi, sempre uguale da 35 anni, tutte citate con nome e qualifica in ordine decrescente per poltrona occupata: onorevole  D'Ottavio, consigliera regionale Accossato, sindaco emerito Miglietti, sindaco ahimè defunto Manzi, presidente Patti Territoriali Bertolotto ... E
dopo aver ascoltato per l'ennesima volta lo stesso prolisso discorso del sindaco Francesco Casciano, tutto speranzoso mi predisponevo a rifarmi con la relazione di Chiamparino. Invece è stato come cadere dalla padella nella brace.
Infatti il nostro campione - che per qualche tempo è stato addirittura indicato come possibile leader nazionale del Pd - si è lanciato in una iperbole sull'uso della violenza "necessaria" degna davvero di miglior causa. Imperdonabile poi quando parlando del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa ha sostenuto che avesse avuto due nemici mortali, il terrorismo rosso e la mafia. Lo smemorato si è dimenticato del terzo, il nemico più subdolo e letale, quello dei politici.
Giovanni Lava