Grazie ad un emendamento di CIVICA (leggi) il sindaco per il momento ha fatto marcia indietro, ma il pericolo non è scongiurato per sempre. Nel corso della seduta del Consiglio Comunale del 22 Marzo scorso è stato approvato il bilancio comunale 2016. Come è prassi la delibera di bilancio è accompagnata da una serie di altre delibere a questo propedeutiche. Tra queste vi è quella sulle alienazioni dei beni comunali. Personalmente sono saltato sulla sedia quando al primo posto dell'elenco, di cui fanno parte da anni tra gli altri il palazzo di via Oberdan (ex ambulatori), Villa Guaita, la torre del Pip, ecc., ho trovato la piscina Bendini. A quel punto CIVICA ha presentato l'emendamento di cui sopra. La sensazione che ho colto è che sia ai partiti di maggioranza che a quelli di opposizione l'importanza dell'iniziativa fosse sfuggita. Il sindaco ha cercato di minimizzare, asserendo che si trattava solo di un'ipotesi. Peccato che se la delibera fosse stata approvata dal consiglio comunale nella stesura originaria, la competenza da lì in poi sarebbe stata solo della giunta, che avrebbe potuto adottare qualsiasi decisione senza che il consiglio comunale potesse più metterci il becco.
Sotto la pressione evidente, per quanto discreta, degli stessi partiti di maggioranza e per evitare l'imbarazzo di dover mettere in votazione l'emendamento di CIVICA, il sindaco dopo la difesa di ufficio della decisione, ha fatto cassare dall'elenco il punto numero uno, quello della piscina Bendini, che nel documento risulta inventariata per un valore di due milioni e 100 mila euro. Nella fretta di inserirla nell'elenco non si è fatto neppure in tempo a stimarne il valore reale.
CIVICA non solo non è d'accordo con la vendita della piscina, ma anche con il metodo. Non si può decidere di disfarsi dell'impianto di un servizio pubblico come quello della piscina senza uno straccio di confronto in consiglio comunale e nella città. Se questa è la partecipazione tanto sbandierata di Casciano, non ci siamo proprio.
A giustificazione della sua decisione di vendere la piscina il sindaco ha detto che occorrono 500 mila euro per metterla in condizione di funzionare bene e che il Comune non ce l'ha quei soldi. Inoltre ha motivato l'idea con il fatto che sono almeno 30 anni che la piscina è gestita dai privati su concessione del Comune, quindi secondo lui tanto vale venderla. Una logica che non condividiamo assolutamente. Come non condividiamo neppure l'idea di darla in concessione per decenni. Per CIVICA la piscina è un servizio importantissimo, soprattutto per il valore terapeutico che il nuoto rappresenta per gran parte dei suoi frequentatori. Proprio per questo l'impianto deve restare in mano pubblica e le concessioni non devono essere tanto lunghe da farlo diventare di fatto privato, a garanzia di una gestione che tenga conto dei diversi bisogni di cui i cittadini sono portatori. Cinquecentomila euro non sono una bazzecola, ma neppure una cifra tale da non essere con la opportuna programmazione alla portata di una città che ha un bilancio di circa 70 milioni di euro e una popolazione di cinquantamila abitanti. Se la logica diventa quella auspicata dal sindaco, dopo la piscina, ci venderemo il palazzetto dello, sport, i campi sportivi e perchè no anche gli edifici scolastici.
L'augurio di CIVICA è che si sia trattato solo di un incidente di percorso destinato a non ripetersi più.
L'unica nota positiva di questa storia, va dato atto, è che a fronte del passo falso, il sindaco Casciano, opportunamente consigliato dai suoi amici, è stato capace di fare marcia indietro. A Collegno non è cosa da poco o da sottovalutare.
Giovanni Lava