giovedì, gennaio 10, 2013

Riflessioni di un povero elettore


Come prima, peggio di prima (forse)
Capire qualcosa della politica italiana era e resta un'impresa ardua, forse più inutile che impossibile. Vi ricordate un anno fa i commenti dei principali maitre a penser italiani? Dopo Monti, nulla potrà essere per la politica italiana come prima. Così annunciavano seriosi. E avevano ragione. Nulla come prima, tutto peggio di prima.
Il panorama politico italiano più che evolversi sotto il peso aspro della crisi, se possibile, si è ulteriormente frammentato e accartocciato su se stesso, tanto che i poveri elettori che vorrebbero decidere non in base ad un'appartenenza inossidabile ad ogni scandalo o insuccesso sono confusi più che mai, combattuti tra un esercizio del voto vissuto come un dovere patriottico e l'impossibilità di compiere una scelta per il meglio e non ancora una volta per il meno peggio.
Ma dei grandi commentatori italiani c'è davvero poco da fidarsi, schierati come sono per l'uno o per l'altro a prescindere. Prendiamo il più ecumenico e vetusto di tutti, Eugenio Scalfari. Scrive testualmente nella sua ultima omelia domenicale: "Renzi, per fare un esempio, voleva un cambiamento nel suo partito e c'è riuscito anche se ha perso le primarie. Quando faceva il rottamatore mi sembrò troppo semplicista e rozzo nel pensiero e nel dire. Adesso mi è diventato simpatico perchè anch'io cambio". E no, Scalfari non cambia proprio per niente. Quando per mesi ha espresso solo disprezzo e contumelie nei confronti di Renzi in piena sintonia  con l'apparato e con con gran parte della base del Pd lo faceva per dare una mano al suo amico Bersani, rifiutandosi di capire e quindi rispettare le ragioni di Renzi, giuste o sbagliate che fossero. Siccome oggi dopo la "salita" di Monti nella competizione elettorale a Bersani serve una mano da parte di Renzi, il grande Scalfari si adegua e lo adula. No, non ha cambiato idea, è solo una scelta tattica. E che dire dei suoi giudizi su Monti? Fino ad una settimana prima, quando c'era speranza ancora che Monti facesse solo il padre nobile e la riserva della repubblica, si sperticava nell'esprimere ammirazione per lui. Ora che Monti rischia di guastare la festa a Bersani - sempre nell'ultima omelia domenicale - si dice profondamente deluso dallo stesso. Una settimana è stata sufficiente a trasformare il suo giudizio, frutto di una frequentazione di una vita, e far cadere Monti dalle stelle alle stalle. Da padreterno a reprobo in un amen.
Un altro grande giornalista che va per la maggiore, Marco Travaglio, quando circa un anno fa Di Pietro stracciò la cosiddetta foto di Vasto, scagliandosi contro il governo Monti e contro Napolitano, sostenuti invece a spada tratta dal Pd, scrisse che Di Pietro aveva c., perchè con quella decisione avrebbe attratto consensi in fuga dal Pd come mai prima. Infatti ...
E Berlusconi? Fino a non più di un mese fa veniva dato per morto e sepolto da tutti i principali commentatori da destra a sinistra. Invece è sempre lì, così disperato da doversi piegare a passare le forche caudine rappresentate da Santoro e Travaglio nel programma Servizio Pubblico, ma tutt'altro che morto, anzi arzillo come non mai. Altro che post berlusconismo, è ancora e sempre lui ad eccitare gli animi degli italiani, un vero incubo.
Il governo Monti come occasione per i partiti per pentirsi delle malefatte di decenni e per rinnovarsi seriamente come ci avevano raccontato un anno fa? Alla luce degli ultimi e unanimi giudizi sia da destra che da sinistra è diventato invece il capro espiatorio su cui tutti tentano di rifarsi una verginità. Finalmente sappiamo di chi è la colpa della crisi e di tutti i nostri guai: è del governo di Mario Monti. Lui il principale nemico da abbattere. Gli italiani sono davvero così stupidi? Per quante colpe possa avere il governo Monti - e ne ha - cosa sono nei confronti di quelle dei partiti che ci hanno sgovernato negli ultimi 20 anni e che prima lo hanno invocato affinchè prendesse la guida del governo e poi lo hanno sostenuto nelle sue scelte fino all'altro giorno?
Davvero oggi stiamo peggio di un anno fa quando la gente si chiedeva se era il caso di ritirare i propri risparmi dalle banche e se il mese successivo la pensione o lo stipendio sarebbe stati pagati o meno? I sacrifici a cui siamo stati costretti sono stati tanti, troppi, certamente poco equi, ma non mi pare che oggi ci sia lo stesso clima da ultima spiaggia prima del disastro come un anno fa. E' vero che tutti i fondamentali dell'economia a partire dalla mancanza di lavoro sono peggiorati. Ma che cosa sarebbe accaduto se fosse rimasto al suo posto Berlusconi non lo sappiamo. Ma poi davvero non lo sappiamo?
Allora Monti dopo Monti? Non è quanto mi auguro. Ma che altri sappiano fare meglio è tutto da verificare.
Bersani saprà fare meglio? Spero proprio di sì. Ma c'è troppa supponenza nel suo partito, la solita arroganza  di chi si è solo dato una riverniciata superficiale. Le primarie sono state così taumaturgiche che tutti i malanni e le contraddizioni di cui soffriva il Pd sono miracolosamente superati? Basta riandare allo stato semicomatoso prima delle primarie e alla guerra indecente che l'apparato ha fatto a Renzi per cogliere l'anima conservatrice di cui il Pd è fatto.  Con il senno di poi a Renzi dovrebbero invece fare un monumento. Bersani finora è stato bravo a cogliere l'occasione delle primarie per rimettere in moto il giocattolo. Ma ne deve scorrere di acqua prima che il Pd diventi  un partito aperto e plurale, non prigioniero degli apparati attaccati solo alle poltrone, come ci si augurava alla sua nascita. Infatti se si guarda con occhi disincantati le primarie per il parlamento ad essere selezionati sono stati i soliti cacicchi (vedi Collegno) in prima o per interposta persona (i cosiddetti giovani).
L'economia sicuramente sarà il difficile banco di prova per chiunque andrà a governare. Ma le condizioni disastrate della nostra economia non dipendono solo dalla finanza internazionale e dalla globalizzazione. Il differenziale tra noi e i paesi europei più virtuosi è tutto merito nostro. Della nostra arretratezza, delle diseguaglianze sociali di una società cristallizzata in garantiti e disperati, della corruzione, del lavoro nero e dell'evasione fiscale, responsabili siamo solo ed esclusivamente noi. E nessuno dovrebbe potersi chiamare fuori indicando sempre in qualcun altro le responsabilità. Ognuno di noi per la sua quota parte, piccola o grande, è al tempo stesso vittima e carnefice del disastro nazionale. Ma di tutto ciò non troverete traccia in nessun programma elettorale. Tutti cercano di accreditare presso i propri elettori l'idea che il prezzo per uscire dalla crisi lo debba pagare esclusivamente qualcun altro, perchè i colpevoli sono sempre e solo gli altri.
Resta poi sul tavolo la questione morale di cui nè il centrosinistra, nè il centro e meno che mai il centrodestra pare importare più di tanto. Ora a raccoglierne la bandiera sullo scenario elettorale è apparso Ingroia. Ce n'era davvero bisogno? Lui o un altro poco importa. Tra il M5S di Grillo e il Pd sono accampati tutti gli "orfani" di Bersani, da Di Pietro per finire a Bonelli, Ferrero e Diliberto. E' forse ancora troppo presto per dire se questo mondo variegato, insieme a De Magistris, possa raccogliere efficacemente la bandiera della questione morale e esprimere una politica più radicale di lotta alle mafie e alla corruzione dilagante capace di raccogliere un consenso sufficiente. Anche se è partito tardi, il movimento di Ingroia potrebbe raccogliere il consenso di chi si sente troppo stretto tra Grillo e la coppia Vendola/Bersani. Certo la compagnia è molto, forse un po' troppo variegata per convincere fino in fondo. Molto ovviamente dipende anche, come per tutti gli altri schieramenti,  dalla credibilità dei candidati prescelti.
Giovanni Lava