domenica, dicembre 22, 2013

LEONI FUORI DAL CONSIGLIO, PECORE DENTRO

Sulla delibera Mandelli tutti agli ordini dei capibranco.
L’esito della votazione del Consiglio comunale di Collegno sull’area Mandelli, così ben raccontato da Giovanni Lava e condito da un’amarezza che non mi è estranea (l’ho provata spesso e mi capiterà di provarla ancora), merita alcune considerazioni, qualche ragionamento e qualche utile indicazione per il futuro.
L’intervento in questione era atteso dalla Città da oltre dieci anni, durante i quali hanno governato sempre gli stessi, sempre la solita cricca e le medesime conventicole: che ci abbiano messo dieci anni la dice lunga sull’affollarsi di comitati, pressioni, argomentazioni che debbono essersi succeduti nel tempo. Hanno però avuto il respiro per cementare interessi e verificare la robustezza delle lobbies in campo, soprattutto hanno avuto il tempo di aspettare che la politica finisse del tutto, con la compravendita (a volte gratis) dei disponibili sul mercato. E’ usanza collegnese - non posso dimenticare l’oscenità della variante IKEA di qualche anno fa - non per la scelta, ma per il modo e i suoi contenuti. Di questo però è meglio che ne trattino i civici collegnesi, Giovanni in testa.
A me preme, invece, tornare sull’atteggiamento e sul comportamento dei consiglieri (di maggioranza e di opposizione) che sull’operazione Mandelli qualche cosa sembrava proprio che avessero da dirla: avreste dovuto sentire i proclami di fuoco, le roboanti dichiarazioni di dissociazione e di presa di distanza da questo modo di gestire l’urbanistica a Collegno. Dovreste vederli all’opera in questi primi approcci alla campagna elettorale per l’elezione del prossimo sindaco oramai alle porte. In Consiglio comunale, tutti coperti e allineati, tutti mansueti ai piedi della padrona e obbedienti agli ordini dei capibranco.
Si consolino Giovanni Lava e i civici collegnesi, è così dappertutto, certamente è così anche da quest’altra parte del corso Francia: parafrasando il detto “Fuori dal Consiglio leoni, in seduta…”. Il problema non è che essi – i malpancisti – non abbiano sposato un punto di vista (quello di Civica), scegliendone un altro. Ci mancherebbe! Il problema è che hanno rivelato la loro consistenza e il coraggio con cui sono disponibili ad affrontare i problemi della città. Se le modalità con cui l’amministrazione ha proceduto e se i contenuti della delibera a loro sono andati bene, hanno fatto il giusto comportandosi come hanno fatto. Se, come hanno sostenuto ovunque e in ogni modo, non erano d’accordo ... qualcosa non va. Certamente sono inutili a promuovere il cambiamento a cui noi aspiriamo, forse sono perfino una zavorra. Se l’Italia è al punto di oggi, qualche ragionamento anche su queste banderuole e sulla qualità del ceto politico locale bisognerà pur farselo…
Di gente come loro ne conosco a bizzeffe, erano così anche le ottime persone che si sono votate qualunque delibera nella Grugliasco delle Gru, salvo poi balbettare quando tirati in ballo: “Non mi ero accorto, non sapevo, mi avevano detto che era tutto a posto”, davvero convinti al momento del voto come al momento dell’abiura, capaci di giravolte in nome del Partito e di un partito che non c’è più, nemmeno quando prova a ingannare un’altra volta i suoi elettori con slogan che smentisce nel comportamento e nelle azioni quotidiane.
Ecco perché la Collegno di domani bisogna costruirla senza correre dietro a loro: si perde tempo e si rimediano cocenti delusioni come quella che sembra trasparire dalle parole di Giovanni. Caro Giò e cari civici collegnesi, non è una sconfitta vostra, ha perso Collegno, ma non mancheranno le tappe successive in cui far valere nuovamente e più efficacemente le vostre buone ragioni. Per quanto riguarda il domani mi piacerebbe essere con voi a cercare di proporre per Collegno davvero qualcosa di nuovo, nel programma, nel costumi, nei metodi e nelle soprattutto ... nelle facce.

Mariano Turigliatto