venerdì, maggio 06, 2011

Come previsto Pirrello assessore, Mellace presidente del consiglio e Cavallone capogruppo del Pd in pectore

Il Consigliere di CIVICA Giovanni Lava si complimenta con il nuovo assessore Gianfranco Pirrello
Il Partito Democratico e la doppia morale
Ieri sera nel Consiglio comunale di Collegno è andata in scena la rappresentazione annunciata: il sindaco ha comunicato la nomina di Gianfranco Pirrello ad assessore alla Qualità della Città e alla Mobilità, è stato eletto Michele Mellace a presidente del consiglio e Matteo Cavallone ha cominciato ad esercitare il suo ruolo di capogruppo del Pd in attesa dell'investitura ufficiale.
Così finalmente, come ampiamente previsto, si è potuto anche discutere la tanto temuta mozione presentata dalle opposizioni sulla richiesta di nomina del nuovo assessore. Chi ci segue si ricorderà che il Pd si era addirittura inventato l'ostruzionismo della maggioranza pur di non farla discutere nei due precedenti consigli comunali. Mozione che come primo firmatario sono stato chiamato a presentare. L'intervento, che pubblico a seguire, è stato un vero e proprio "J'accuse" nei confronti del sindaco e del suo partito, un richiesta di render conto su due questioni tra di loro indissolubili: l'atteggiamento tenuto sul "Caso Valentino" e l'aver lasciato la città senza assessore ai lavori pubblici, alla mobilità e ai rifiuti per un intero anno. Qui c'è stato il primo colpo di scena: la dissociazione del Pdl, dopo aver cofirmato la mozione, da ogni accenno all'imputato, in ossequio all'allergia verso ogni discorso che ha a che fare con imputati e aule di giustizia. In sostanza volevano che si parlasse dell'effetto - la mancata nomina dell'assessore - senza citarne la causa - le dimissioni di Valentino. Più o meno lo stesso atteggiamento ha anche tenuto la Lega, anche se più sfumato. La lettura del "J'accuse" è avvenuto in un silenzio di tomba. E ciò basta e avanza a rendere giustizia di un anno intero in cui in consiglio comunale è stato impedito in ogni modo che si dibattessero le mozioni di CIVICA che chiedevano di discutere dello scandalo giudiziario che ha colpito la giunta Accossato. Le reazioni da parte del sindaco e del suo partito sono state scontate e ancora una volta deludenti. L'ammissione di aver sbagliato, cosa propria degli umani, dei politici e anche degli amministratori, non rientra nelle facoltà di questi signori. Il sindaco non ha trovato di meglio che ricordarci che lei è stata eletta con il 62 per cento dei voti (61,59 %), cosa che a suo giudizio evidentemente la pone al di sopra di qualsiasi critica o giudizio, e che le critiche nei suoi confronti sono solo il frutto della frustrazione del sottoscritto per non essere riuscito a mandarla al ballottaggio (come in realtà temevano lei e il suo partito). Giudicate voi lettori e cittadini. Se il problema politico di Collegno stesse tutto qui, vivremmo davvero nel migliore dei comuni possibili! Ancora una volta ieri sera il Partito Democratico collegnese è stato interprete fedele della cosiddetta doppia morale: il politico che ha o avuto problemi con la giustizia deve farsi da parte se appartiene ad un altrro partito o vive da qualche altra parte. Se invece è uno dei loro, va difeso e gli va tenuta la poltrona calda fino a giudizio avvenuto. Così il giovane Cavallone si batte con fermezza a Torino contro la candidatura di Giusy La Ganga (sarà perchè già socialista?) che pure i conti con la giustizia li ha fatti, e ribadisce che il suo partito sul Caso Valentino si è comportato come meglio non poteva, cioè considerandolo innocente oltre ogni ragionevolezza e per questo lasciando la città senza assessore per un anno! Sì perchè va ricordato un piccolo particolare: quando il 14 maggio 2010 l'assessore Valentino si autosospese per il suo partito bastava e avanzava. Fu costretto alle dimissioni dalla ferma presa di posizione degli altri due partiti della maggioranza: Sinistra per Collegno e Italia dei Valori. Il Pd ingoiò il rospo, ma lasciò vuota la poltrona in attesa delal sua assoluzione. Di fatto come se l'avesse lasciato sospeso.
C'è da chiedersi quale sia il male oscuro che affligge il grande partito che fa sì che come lo struzzo metta sempre la testa sotto la sabbia nel vano tentativo di non fare i conti con la realtà dei fatti. Per certi versi questa vicenda ne ricorda un'altra, quella dell'eccidio del 1° Maggio del 1945. A forza di negarla sono riusciti a farla diventare come un tarlo che consuma il ramo su cui sono seduti. Questa di Valentino rischia la stessa sorte. Se quel 14 maggio il sindaco avesse accettato le dimissioni e nominato a breve un nuovo assessore, oggi nessuno avrebbe motivo di parlarne. Ieri sera gli è stata data l'occasione per chiudere il caso. Con arroganza e soprattutto miopia hanno deciso di non farlo.
Giovanni Lava

INTERVENTO IN CONSIGLIO COMUNALE
Egregio Signor Sindaco,
meglio tardi che mai, recita il detto popolare. Finalmente si è decisa a nominare un nuovo assessore. Questa nomina da sola rende giustizia della nostra battaglia durata un anno. Rende giustizia della bontà delle tesi di CIVICA. Lei si ricorderà che per mesi abbiamo manifestato anche qui davanti con cartelli che dicevano “La città non può più attendere”. Lei invece la città l’ha fatta attendere per un anno intero prima di decidersi a compiere l’unico atto che da lei ci si aspettava subito dopo quel 14 maggio 2010, il giorno in cui lei dice di essere venuta a conoscenza dei guai giudiziari dell’assessore Valentino. Oggi lei mi dà ragione e questo mi fa piacere. Se avesse invece avuto ragione lei, non avrebbe nominato nessun nuovo assessore e lasciato le cose come stavano. La mozione che mi onoro finalmente di illustrare stasera, dopo che lei e la sua maggioranza per un anno vi siete sottratti al dibattito, attiene alla categoria politica del “render conto”. La legge, Signor Sindaco, le consente di prendere molte decisioni a sua totale discrezione, ma non la esime dal render conto delle motivazioni che la portano ad assumerle. Nel momento in cui lei ha rifiutato di riferire all’avvio dei lavori del consiglio comunale del 3 marzo scorso su come pensava di risolvere il problema del se e quando nominare un nuovo assessore di fatto lei si è sottratta al dovere politico e morale per un amministratore di rendere conto delle proprie azioni, per quanto legittime esse possano essere.
In primo luogo, però, lei deve render conto del fatto che per circa un anno la città di Collegno è stata lasciata senza assessore o con assessori a mezzo servizio in settori amministrativi così importanti, prima parcheggiando a suo nome le deleghe e poi affidandole provvisoriamente agli assessori Martina e Voghera. Questa scelta ha causato un danno oggettivo alla città. Questa sua non scelta è stata motivata da lei in modo singolare. Le ricordo quanto ha affermato nel consiglio comunale del 27 maggio 2010, unico momento in cui è stato possibile parlare pubblicamente della triste vicenda giudiziaria del suo assessore Bartolomeo Valentino. Lei ha detto testualmente, come da verbale: “Io tratterrò le deleghe nelle mie mani in attesa del giudizio auspicando una felice conclusione della vicenda e un ritorno nel suo ruolo amministrativo”. E’ evidente che un anno fa era convinta che il processo si sarebbe concluso da lì a poco con una assoluzione. Poi le cose sono andate per le lunghe e, grazie anche alla pressione della già citata campagna pubblica di Civica “La città non può più attendere”, e da ben due mozioni, una di CIVICA e una della Lega Nord, dopo quattro mesi a fine settembre si è decisa a dividere e assegnare le deleghe agli assessori Martina e Voghera. Una scelta provvisoria e precaria attestata dalla sua dichiarazione resa alla Stampa e mai smentita: “Sempre auspicando di riprendere il percorso con Valentino”. Peccato che il percorso si sia concluso, almeno in primo grado, il 21 febbraio scorso con la condanna a due anni di reclusione e l’interdizione dai pubblici uffici. Ora come la mette signor sindaco? E’ ancora convinta dell’innocenza del suo protetto e soprattutto della sua sensibilità e correttezza istituzionale? Glielo chiedo perché nel consiglio del 27 maggio 2010 lei ha affermato: “Valentino ha fortemente insistito […] perché accettassi le sue dimissioni quale atto formale e responsabile nei confronti del Consiglio e dell’Amministrazione. […] Lo ringrazio personalmente per la sensibilità dimostrata sin da subito nei miei confronti”. Mai ringraziamenti furono tanto maldestri. E ora le dimostro perché, attenzione alle date. La querela nei confronti di Valentino è datata 28 agosto 2008. Risalgono alla primavera 2009 i primi interrogatori degli amici di Valentino e l’avviso di garanzia nei suoi confronti. Già nel novembre 2009 il suo avvocato presenta ai magistrati una memoria difensiva. Il 14 gennaio 2010 viene interrogato come imputato. A marzo 2010 vi è il rinvio a giudizio e viene fissata la prima udienza per il 17 maggio 2010. Il 13 maggio 2010 sul Blog di CIVICA scrivevo: “Colgo l'occasione per avvertire i cittadini di Savonera che lunedì 17, pur avendo l'autorizzazione per il loro mercato, non ci saremo, perchè abbiamo intenzione di recarci presso il Palazzo di Giustizia di Torino, per assistere all'udienza di un processo penale che potrebbe rivelarsi molto interessante”. Il giorno dopo, il 14 maggio, l’assessore Valentino fulminato da improvvisa responsabilità si precipita a presentarle le dimissioni. E lei cosa fa? Le mette in un cassetto. Solo quando la notizia viene pubblicata su La Stampa il 19 maggio ne vengono messi al corrente i capigruppo del consiglio comunale. Bisognerà attendere il 27 maggio, giorno del consiglio comunale, perché lei accetti le dimissioni non perché è indignata o perché vuole prendere le distanze da un possibile colpevole di un reato gravissimo oppure perché vuole salvaguardare l’onore delle istituzioni che rappresenta! No, perchè – sono sue parole – vuole “evitare speculazioni politiche”. E’ stata lei in più occasioni, rispondendo ad una mia precisa domanda e anche ad una mia interrogazione scritta, a sostenere che è venuta a sapere della cosa solo il 14 maggio 2010. Dopo la ricostruzione che ho fatto e di cui ho la documentazione scritta, se qualcuno volesse controllare, c’è ancora qualcuno qui dentro deciso a sostenere che l’assessore si è dimostrato sensibile nei confronti del sindaco e delle istituzioni? Vi chiedo, mostra sensibilità un politico, quando non solo si candida alle elezioni sapendo di essere inquisito per un reato tanto grave, ma addirittura accetta di essere nominato assessore? E’ sensibile un assessore nei confronti del suo sindaco quando lo tiene all’oscuro della vicenda tanto grave fino alla vigilia della prima udienza e ne parla solo quando capisce che la cosa sta per diventare pubblica? Bene, Signor Sindaco, lei non poteva sapere allora che il processo si sarebbe concluso con una condanna, ma non crede che il comportamento omertoso avuto dal suo assessore nei confronti delle istituzioni e in particolare nei suoi, indipendentemente che fosse colpevole o innocente, meritasse da solo il benservito invece che una difesa senza se e senza ma fino al giorno della condanna? Bene, Signor Sindaco, che sia venuto il momento per chiedere pubblicamente scusa a questo consiglio comunale e a questa città per il comportamento tenuto su tutta la vicenda, per il danno d’immagine che ha arrecato all’istituzione che rappresenta? Siccome tutto si può dire, ma non che lei non sia una persona accorta o che le manchi l’esperienza, vuole ancora farci credere che non fosse consapevole dello sgarbo istituzionale e personale ricevuto da Valentino nell’averla tenuta all’oscuro per più di un anno? E allora come si spiega il suo comportamento così autolesionista? La sola risposta che riesco a darmi è che lei è stata ricattata politicamente e su questa vicenda ha agito sotto dettatura in ossequio ai precari equilibri esistenti nel suo partito. Gli stessi precari equilibri che hanno impedito la nomina di un nuovo assessore per più di due mesi anche dopo la condanna. Al di là delle apparenze non è lei che ha gestito la partita, come si cerca di accreditare. La partita si è avviata a conclusione solo quando le è stata dettata la soluzione!
Bisogna però riconoscerle l’attenuante che in questa vicenda lei non ha potuto certo godere del sostegno intelligente del suo partito. Sempre dal verbale del consiglio comunale del 27 maggio 2010, l’allora capogruppo del Pd Mellace affermava: “Il 19 maggio è apparsa la notizia sui giornali … e il 19 maggio in maniera tempestiva e puntuale con coerenza e con trasparenza politica l’assessore rassegnava le dimissioni nelle mani del sindaco … il sindaco ha congelato le dimissioni, …” . Presidente Mellace, allora se la notizia non fosse apparsa sui giornali, il problema per te e per il tuo partito non si sarebbe proprio posto? Ma Mellace non si risparmia e non ci risparmia nulla, infatti subito dopo affermava che il Pd era d’accordo con il sindaco che, dopo una settimana di autosospensione dell’assessore, aveva accettato le dimissioni. L’atto però non era dovuto all’esigenza di una tutela delle istituzioni, ma, udite udite, “per quella continuità e trasparenza politica che ci contraddistingue si accettano le dimissioni per evitare quello che è stato e quello che è: uno sciacallaggio politico”. Sciacallaggio politico. Stupefacente. Un senso delle istituzioni davvero incredibile. Allora io mi chiedo e chiedo se si ha voglia di combattere la malapolitica anche qui e ora, oppure continuare a ritenere che essa sia sempre e solo appannaggio degli altri e alligni sempre solo altrove. Perciò non bisogna tralasciare altri due aspetti della vicenda che non vanno sottovalutati. Nessuno ne ha parlato, ma insieme a Valentino è stato condannato a tre mesi per favoreggiamento l’ing. Paolo Buzzichelli che ha patteggiato. Tutti sanno che con il patteggiamento l’imputato riconosce la propria colpevolezza, quando alla condanna non c’è scampo, per avere una riduzione della pena. Vorrei ricordare a tutti voi che l’ing. Buzzichelli sedeva contemporaneamente nelle commissioni igienico-edilizia di Villarbasse e in quella di Collegno. Non so a voi, ma la cosa mi inquieta non poco. Magari non significa nulla, magari significa qualcosa. Sicuramente è parte di quel costume denunciato dalla professoressa Ponticelli nel suo libro "La questione morale" e che è sotto gli occhi di tutti. Dalle carte processuali è poi emersa – confesso che la ignoravo - quella che abbiamo definito la parentopoli dei lavori pubblici. Neanche su questo il sindaco ha nulla da dire? Trova normale aver nominato assessore ai lavori pubblici uno che negli stessi uffici poteva contare su di una intera famiglia allargata? Tutto normale? Tutto all’insegna della trasparenza. Come trasparente è stato quel cartello con il nome di Valentino che è restato affisso sulla porta dell’assessore fino a ieri, forse perché nessuno ha avuto l’ardimento di rimuoverlo. Aspettando dal sindaco risposte sagge ed esaurienti per chiudere stasera questa triste vicenda, ringrazio tutti dell’attenzione.
Giovanni Lava
Consigliere della Lista CIVICA