mercoledì, gennaio 14, 2015

BUROCRAZIA OTTUSA E CITTADINO VITTIMA SENZA DIFESE!


All'Asl di Collegno ennesima storia kafkiana dovuta alla cattiva organizzazione.
Anche una piccola cosa può produrre un fastidio molto grande e dirla lunga su come vanno le cose a nostro danno. 

Mia figlia, come sta capitando a molti altri nel nostro paese, è andata a cercar lavoro all'estero e, dopo uno stage di tre mesi, ha ottenuto un incarico a tempo determinato a Parigi.
Nulla di speciale, ma per intanto fa un lavoro che le piace. Inoltre, i responsabili dell'ufficio dove lavora danno mostra di apprezzare le cose che mia figlia fa e le corrispondono pure una cifra mensile che assomiglia ad uno stipendio vero.
Alla fine di dicembre, per formalizzare l'incarico, le viene chiesto di produrre, tra le altre cose anche il certificato di vaccinazione.
Mia figlia era a Torino e il 30 dicembre si reca presso gli uffici dell'ASL di Collegno dove però scopre che l'ufficio competente è chiuso dal 24, vigilia di Natale e lo resterà fino al 7 gennaio, esattamente come le vacanze scolastiche.
Piccolo problema, lei deve ritornare a Parigi il 2 gennaio per iniziare a lavorare a partire da lunedì 5.
Dopo qualche insistenza, riesce a contattare telefonicamente qualcuno degli impiegati presenti negli uffici. Precisa di avere dei tempi molto stretti perché deve ritornare a Parigi per iniziare a lavorare a. Le viene suggerito di mandare, attraverso la posta elettronica, una richiesta all'ASL di Collegno (sisp.direzione@aslto3.piemonte.it), richiedendo il certificato che necessita, cosa che mia figlia fa, precisando che sarebbe andato benissimo anche il formato elettronico dello stato delle sue vaccinazioni che avrebbe potuto ricevere direttamente in Francia senza costi per l'ASL e senza problemi per lei.
Nessuno però, nemmeno per sbaglio, risponde alla sua comunicazione che era stata regolarmente ricevuta e presa in carico da qualcuno perché, successivamente ho verificato che era nota. Nel frattempo mia figlia è tornata in Francia, per iniziare a lavorare e del suo certificato abbiamo dovuto occuparcene mia moglie ed io.
Il 7 gennaio, per tempo, mia moglie si reca, come suggerito, presso il competente ufficio dell'ASL, che sta al secondo piano di Villa Rosa a Collegno, ma, una volta lì, scopre che l'ufficio è chiuso perché l'unico addetto è impegnato fuori sede per un corso di aggiornamento. Le viene detto di ritornare il giorno dopo, giovedì 8 gennaio.
Avendo tempo decido, per solidarietà con mia moglie, di accompagnarla. Ma anche quello sembrava non essere il giorno giusto perché l'ufficio continuerà ad essere chiuso.
Il giorno successivo, invece di tornare a casa però abbiamo deciso di andare a chiedere conto all'Ufficio Relazioni con il Pubblico che ogni pubblica amministrazione deve avere. Dopo un percorso non breve e parecchio tortuoso, lo trovammo al primo piano del corpo centrale degli uffici amministrativi dell'ASL, dietro gli uffici della direzione generale, tanto per facilitarne l'accesso. Lì una gentile signora ci spiega quello che già sapevamo e cioè che l'ufficio era chiuso e che avremmo dovuto tornare.
A quel punto, incominciando a temere che a causa di questo mancato certificato, mia figlia perdesse il lavoro, informai la signora della necessità di ottenere in giornata il documento richiesto per poterlo inviare a Parigi il giorno successivo. Dopo alcune telefonate, ricevemmo, dalla stessa signora, l'assicurazione che il certificato ci sarebbe stato rilasciato nel pomeriggio.
Tutto bene? Niente affatto perché qualche ora più tardi fummo contattati telefonicamente ed informati della impossibilità di rilasciarci nel pomeriggio il certificato, contrariamente a quanto anticipato.
Decisi che la pazienza e la sopportazione mostrata fino ad allora, forse, era stata interpretata come disponibilità ad accettare un trattamento, francamente, inaccettabile.
Considerato che sono un cittadino irreprensibile, rispetto le regole e pago regolarmente tutte le tasse, stanco di essere preso in giro, dissi al mio interlocutore telefonico che la misura era colma e che nel pomeriggio mi sarei recato all'ufficio vaccinazioni e che non mi sarei più spostato da lì, senza aver ottenuto prima il certificato che era stato richiesto da ben 10 giorni.
Nel pomeriggio, dopo l'attesa dovuta alle persone che mi precedevano, quando è giunto il mio turno, una persona dell'ufficio, senza dire ne' "crepa nè s'ciopa", mi ha consegnato il certificato che andavamo chiedendo da ormai 10 giorni.
Al di là del disagio che ci hanno procurato, credo che qualche considerazione si possa fare.
Io sono un pensionato, abito a Collegno e posso andare avanti ed indietro un certo numero di volte, da un ufficio all'altro, ricevendone solo un grande fastidio ed un piccolo danno. Però se non ci fossimo stati io e mia moglie, mia figlia quando e come avrebbe potuto ottenere il documento che le necessitava? E poi, quanti giorni ancora sarebbero stati necessari ad un cittadino meno determinato per ottenere la stessa banale certificazione? E se invece di un certificato di vaccinazione si fosse trattato di una autorizzazione all'esercizio di un'attività economica chi avrebbe risarcito il danno per l'inutile ritardo?
Tutto questo non è normale. Le cose possono essere fatte funzionare diversamente e molto meglio, con maggior rispetto delle necessità e dei tempi dei cittadini e delle imprese che per necessità devono interagire con gli uffici pubblici, senza aumentare i costi di gestione della pubblica amministrazione.
Serve però che le persone, prima di tutto dirigenti e funzionari, che nella pubblica amministrazione hanno delle responsabilità, vengano chiamate a rendere conto del loro operato. Perché se non è così, per quale motivo bisogna pagare centinaia di migliaia di euro i direttori delle ASL e i loro collaboratori?
A chi si deve rivolgere, prima di dare di matto, un normale cittadino sottoposto a questi assurdi trattamenti?
Infine, la beffa. Guardando bene, osservo che il certificato prodotto dalla stampante di un computer,  non riporta nessuna firma autografa. Avrebbe potuto essere auto prodotto da mia figlia, da casa sua, utilizzando Internet, senza doversi recare fisicamente presso il “competente ufficio”, se semplicemente il sistema informatico dell'ASL prevedesse una modalità di accesso autonomo, ai propri dati, come ad esempio consentono l'INPS e altre amministrazioni pubbliche. Inoltre, il documento rilasciato in formato cartaceo è privo di ogni valore perché viola le previsioni di legge di cui all'art. 47 della Legge 4 aprile 2012, n. 35, che ha convertito il Dl 9 febbraio 2012, n. 5 che prevede: “ … A partire dal 1° gennaio 2014, allo scopo di incentivare e favorire il processo di informatizzazione e di potenziare ed estendere i servizi telematici, i soggetti di cui all'articolo 2, comma 2, del Dlgs 7 marzo 2005, n. 82, (tutta la PA locale e centrale) utilizzano esclusivamente i canali e i servizi telematici, ivi inclusa la posta elettronica certificata, per l'utilizzo dei propri servizi, anche a mezzo di intermediari abilitati, per la presentazione da parte degli interessati di denunce, istanze e atti e garanzie fideiussorie, per l'esecuzione di versamenti fiscali, contributivi, previdenziali, assistenziali e assicurativi, nonche' per la richiesta di attestazioni e certificazioni.
A partire dal 1° gennaio 2014 i soggetti indicati al comma 3-bis utilizzano esclusivamente servizi telematici o la posta elettronica certificata anche per gli atti, le comunicazioni o i servizi dagli stessi resi. ...”. Considerato però che si tratta di norme che non prevedono una sanzione diretta in capo a chi le viola, molti amministratori, dirigenti e funzionari pubblici, invece di applicarle come dovrebbero, se ne fottono bellamente e a noi cittadini presi individualmente ci resta ben poco da fare. Certo, possiamo citarli in giudizio, ma la cosa, come è ben nota costa perché bisogna avere un avvocato.

Certo, non ci resta che la politica, quella buona però, ma in giro ce n'è ben poca.

Roberto Grillanda