sabato, aprile 17, 2010

Crocifisso in aula: una mozione senza emozioni

Quando l'identità serve a nascondere l'intolleranza verso gli altri
Gran parte del consiglio comunale di giovedì scorso è stato dedicato alla mozione presentata dalla Lega e a quella del Pd sul crocefisso nelle aule scolastiche. La mozione della Lega puntava ad ottenere ...
... la condanna della decisione della Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo che ha individuato nel crocefisso nelle aule scolastiche una violazione della libertà dei genitori di educare secondo le loro convinzioni religiose e non. Quella del Pd sostanzialmente a non lasciare la difesa del crocefisso nelle mani della Lega. Come ha dimostrato il dibattito, la strumentalizzazione stava tutta nell'utilizzare il crocefisso come arma gli uni contro gli altri e soprattutto contro i mussulmani presenti in Italia. Vano il tentativo di affrontare seriamente la questione e tutte le sue implicazioni. Solo anatemi da una parte e dall'altra. Rivelatrice comunque dello scopo della mozione della Lega era il titolo "In difesa della nostra identità". E su quel titolo che il sottoscritto ha concentrato la sua attenzione e il suo intervento che pubblico di seguito.

La mozione presentata dalla Lega Nord “In difesa della nostra identità” merita una discussione approfondita per la rilevanza dell’argomento. Come insegnante mi sono trovato nel corso della mia carriera a fare lezione sia in aule che esponevano il Crocifisso che in aule dove il Crocifisso non c’era. Per fortuna nessuno in circa 40 anni ha avanzato problemi in un senso o in un altro. Mi sarei opposto a chi avesse voluto toglierlo come a chi avesse voluto metterlo. Stando al Vangelo, penso che Cristo stesso sarebbe il primo a non gradire che il simbolo della cristianità potesse essere ridotto ad argomento di prevaricazione in un senso o in un altro. Non condivido la posizione di chi si è ostinato a volerlo togliere, anche se trovo legittima la sua richiesta: la scuola laica e pubblica dovrebbe evitare di imporre alcunché di religioso o ideologico. Come non concordo con chi della presenza del Crocefisso in aula ha fatto una battaglia ideologica.
Ma la Mozione della Lega va ben al di là della presenza del Crocefisso in un’aula scolastica, parla di difesa della nostra identità. Su questo c’è molto da dire. Quando si afferma che la civiltà europea affonda le sue radici nella tradizione giudaico-cristiana si dice il vero. Il filosofo Benedetto Croce diceva: non possiamo non dirci cristiani. Attenzione però a non dimenticare altre radici altrettanto importanti come quella greco-romana (il pensiero occidentale nasce in Grecia, il diritto occidentale nasce a Roma) e ultima ma non ultima quella illuministico-liberale. Se l’Europa è quella che è, lo è per tutte queste eredità intrecciate tra di loro. Lo stato laico, la divisione dei poteri, la persona come cittadino, la tolleranza e il rispetto delle diversità, sono tutte eredità del pensiero illuminista e liberale. Per fare un esempio, la civiltà greco-romana e quella cristiana hanno convissuto per secoli con la schiavitù e con la tortura. E’ stato solo con l’Illuminismo che la schiavitù è assurta ad aberrazione e la tortura considerata un crimine. E’ proprio grazie all’Illuminismo che la persona è diventata cittadino. Allora qual è la nostra identità?
Ma scendendo terra terra, mi chiedo e vi chiedo: qual è la mia identità? E’ quella del terrone nato in provincia di Salerno e vissuto lì per vent’anni oppure quella piemontese, visto che vivo qui da 40 anni? Ma come terrone qual è la mia identità: campano, salernitano o cilentano, visto che per esempio un cilentano si sente altro da un salernitano, per non parlare di un napoletano. E poi vi chiedo, sempre a livello personale, qual è la mia identità: quella del contadino, visto che fino a 20 anni ho lavorato nei campi oppure quella dell’insegnante oppure quella del giornalista? Come vedete in ognuno di noi si mescolano e si fondono molte identità: per quanto mi riguarda per anni ho cercato di fare l’insegnante con la testa del giornalista e il giornalista con la testa dell’insegnante.
Allora mi viene da chiedere ai colleghi leghisti, visto che una delle parole d’ordine della vostra campagna elettorale è stata “Prima i nostri”, io posso essere considerato dei vostri o sono degli altri? E chi sono i vostri? “Prima i nostri” è uno slogan efficace perchè asseconda l’egoismo innato delle persone, ma se si scava un po’ in chi è conquistato dallo slogan, si scopre che quasi sempre i “nostri” si riduce alla loro singola persona, al massimo alla loro famiglia. Si passa dunque da i “nostri” al puro e semplice”io”.
E veniamo all’ultima considerazione: dietro la parola identità si nasconde spesso qualcosa di poco presentabile. Se si scava a fondo si scopre che il concetto di identità nasconde qualcosa di inquietante: prendete il titolo di questa mozione e sostituite identità con razza e capite subito di che cosa sto parlando. Attenzione, io so che i proponenti questa mozione non la intendono in quel modo, ma di fatto il concetto assolve allo stesso scopo, quello di delimitare, di separare noi dagli altri. Oggi dopo quello che è accaduto nel secolo scorso, dopo il nazismo, dopo le leggi sulla difesa della razza, il termine razza non è più utilizzabile, anche perché come è stato provato ampiamente dalla scienza le razze non esistono. Allora cosa si fa per segnare le differenze? Si utilizza la parola identità, così alla pulizia razziale si sostituisce prima quella etnica e poi quella identitaria. Si tratta di un percorso molto pericoloso, perché produce gli stessi effetti di discriminazione prima e persecuzione poi. Così si parte dal Crocefisso per approdare come è avvenuto per esempio a Adro, provincia di Brescia, dove il sindaco leghista ha ordinato di non dare da mangiare ai bambini i cui genitori non hanno pagato la mensa, a misure che tra l’altro meno cristiane non possono essere. Credo che almeno a Collegno siamo nelle condizioni di risparmiarci questa deriva. Perciò chiedo ai proponenti di ritirare la mozione e se proprio si ritiene utile avviare un dibattito coinvolgendo le scuole, i giovani, affinché si possa discutere di radici della civiltà europea senza che però si strappi proprio l’ultima, quella faticosamente elaborata dopo le terribili e distruttive guerre di religione del 1600 che avevano ridotto l’Europa ad una landa di terrore e miseria.
Giovanni Lava